Dino Campana, l’alchimista della parola: Antonio Lanza ce lo fa conoscere meglio

LASTRA A SIGNA – Dino Campana affermava di voler “nel paesaggio collocare dei ricordi” e sul paesaggio, fondamentale nella sua poesia, aleggia un alone di misteriosa lontananza, un contorno ai suoi sentimenti, al suo anelito di una coscienza cosmica nella quale trascendere i dati della vita quotidiana.  Chi è stato “il poeta di una breve […]

LASTRA A SIGNA – Dino Campana affermava di voler “nel paesaggio collocare dei ricordi” e sul paesaggio, fondamentale nella sua poesia, aleggia un alone di misteriosa lontananza, un contorno ai suoi sentimenti, al suo anelito di una coscienza cosmica nella quale trascendere i dati della vita quotidiana.  Chi è stato “il poeta di una breve stagione”, come scrisse Eugenio Montale, ce lo spiega Antonio Lanza, giornalista, scrittore, con una lunga esperienza alle spalle, con il volume, di 144 pagine, dal titolo “Dino Campana – L’achimista della parola”, scritto per la collana “Sorbonne” delle Edizioni Clichy. Se vogliamo, la prosecuzione del lavoro iniziato nel 2011 con la breve biografia dell’autore dei “Canti orfici” dal titolo “Nel migliore dei mondi possibili”. Adesso questa nuova avventura editoriale, presto in libreria, grazie alla quale l’autore permette ai lettori, con foto e citazioni, di conoscere Dino Campana in modo particolare nei suoi aspetti umani e sentimentali. Come si legge infatti nella quarta di copertina, Dino Campana è stato un’anomalia nella storia della letteratura italiana: “Il poeta di una breve stagione, scrisse Eugenio Montale che definì la sua poesia in prosa come europea musicale colorita. E’ per questo che a distanza di un secolo la sua poesia, legata indissolubilmente alla sua odissea biografica, continua ad affascinare molti lettori. Dopo la morte in manicomio nel 1932, i più importanti intellettuali italiani, da Alfonso Gatto a Carmelo Bene a Sebastiano Vassalli, hanno rivalutato la figura del poeta di Marradi definendolo in tanti modi: poeta notturno, poeta visivo e persino poeta maledetto”. E ancora: “Perseguitato dal seme della follia fin dall’infanzia, in conflitto con gli intellettuali sostenitori del Futurismo, vittima di un amore impossibile con la scrittrice Sibilla Aleramo, Campana è riconosciuto oggi come uno dei più grandi poeti del ‘ 900, vissuto unicamente al servizio della parola, ostile fino all’ultimo a un sistema di valori e a una società che stavano andando rapidamente in pezzi”. Adesso, quella che fu una voce nuova e diversa, per l’originalità dello stile e la ricchezza della cultura poetica, è possibile riscoprirla grazie al libro di Antonio Lanza.