Don Momigli: “Quello che è successo all’Osmannoro non può essere sottovalutato”

CAMPI BISENZIO – “Quanto successo ieri all’Osmannoro rappresenta un fatto di estrema gravità e che non può essere sottovalutato”. Non usa certo mezze misure don Giovanni Momigli, da sempre “in prima linea” nella gestione dell’emergenza cinesi, tanto che è stato proprio lui, all’inizio degli anni Novanta, a occuparsene a San Donnino prima che in altre […]

CAMPI BISENZIO – “Quanto successo ieri all’Osmannoro rappresenta un fatto di estrema gravità e che non può essere sottovalutato”. Non usa certo mezze misure don Giovanni Momigli, da sempre “in prima linea” nella gestione dell’emergenza cinesi, tanto che è stato proprio lui, all’inizio degli anni Novanta, a occuparsene a San Donnino prima che in altre parti della Toscana. “E’ giusto fare un’analisi della dinamica dei fatti – incalza don Momigli – ma ciò non è assolutamente sufficiente. Innanzitutto partiamo dalla massiccia presenza di cinesi nella zona: non può essere scaturita soltanto dalla notizia del controllo delle forze dell’ordine. Di conseguenza bisogna collocare gli episodi di ieri in un determinato contesto, bisogna capire quali sono i nodi da sciogliere e quale è la vera natura delle concause che hanno portato agli incidenti scoppiati all’Osmannoro”. Don Momigli entra nel merito della questione: “Le concause a cui mi riferisco io sono sicuramente interne alla vita della comunità cinese, sia che si parli della provincia di Firenze sia che si parli di Prato, al centro di un importante e costante ricambio generazionale. Una comunità dove già da qualche giorno è emerso un malessere in parte reale, in parte fatto crescere da chi ha interesse a soffiare sul fuoco. Per capire meglio sarebbe sufficiente leggere le varie chat scritte dai cittadini cinesi. Quel che è certo è che non si sentono tutelati, sono continuamente vittime di furti e scippi e questa mancanza di sicurezza ha portato anche all’idea di creare nella provincia di Firenze una sorta di vigilanza privata così come è già successo a Prato, anche questo un fatto non di poco conto. Una delle principali caratteristiche dell’integrazione in una comunità è sempre l’inserimento attivo per cui non può non far pensare seriamente la presenza della bandiera della Repubblica Popolare Cinese al momento degli scontri”. E ancora: “E’ ancora lunga la strada della reale integrazione ed è necessario saper capire come nel tempo si è trasformata la comunità, perchè i cinesi si sono moltiplicati e sono diventati più articolati e meno identificabili in un solo corpo. Per loro c’è la necessità di stare insieme ma la solidarietà è zero. Chi ci dice che qualcuno abbia avuto interesse a far nascere una cosa così?”. Infine la questione dei controlli: “Il controllo, pur doveroso e necessario, – conclude don Momigli – non esaurisce il governo del fenomeno migratorio ma serve un monitoraggio apposito e costante per leggere come si sono trasformate le dinamiche non solo interne alla comunità cinese ma anche nel rapporto che questa ha con il territorio”.