Bei tempi quando sui social si scriveva in terza persona. E Procopio Almerino cercava i suoi vecchi compagni di scuola…

CAMPI BISENZIO – Era il 2008 e, oltre ad avere quindici anni in meno sulla carta d’identità, erano le prime volte che ci affacciavamo sui social. Anni di post in terza persona e di fotografie in bianco e nero alla ricerca dei vecchi compagni di scuola. Anni perfino “romantici”, socialmente parlando, in cui Mario Bianchi (nell’epoca di un qualunquismo dilagante non potevo certo prendere come esempio Procopio Almerino) “sarebbe voluto partire per l’isola che non c’è”. Oppure “non smetteva mai di ringraziare i suoi amici, quelli veri però…”. Poi gli anni si sono accavallati uno dopo l’altro, il desiderio di fuggire nell’isola che non c’è – sempre meglio in montagna però – è rimasto immutato, ma soprattutto non abbiamo più scritto i nostri post e le nostre sentenze in terza persona. E’ stato sufficiente prendere coscienza dell’arma letale che via via sono diventati i social per trasformare un soggetto e un verbo, naturalmente quando si arriva a coniugarli in modo corretto, in un’arma di offesa. Chi più chi meno, è inutile fare i perbenisti, usiamo i nostri post spesso e volentieri per offendere o ferire qualcuno. Succede tutti i giorni, che si parli di calcio, di politica, a volte anche di giornalismo. Anche se in quest’ultimo caso spesso si preferisce affidarsi ad altro e le “offese”, quando sono solo offese, vengono considerate come medaglie al valor civile. Per chi le rivolge naturalmente, non certo per chi le subisce. E i giornali vengono usati per pubblicizzare il proprio numero di telefono… Ma questa è un’altra storia, non per tutti però… La politica poi, in generale, non sia mai che qualcuno si sente punto nel vivo, è diventata la sfogatoio delle pulsioni più recondite. Con i social trasformati in una piazza virtuale in contrapposizione alla piazza reale di un tempo. Dove ci si guardava in faccia, ci si tirava anche qualche spintone ma chi urlava di più non sempre aveva ragione o credeva di averla… Sui social invece si urla, si bercia, si scredita, si dicono cose in modo sguaiato, spesso anche nelle “bacheche” altrui, quasi come se fossero spazi liberi da ogni limitazione e da ogni regola. Anzi, senza quasi. La ricetta per invertire la tendenza? Non sta certo a me scriverla, io mi limito a fare alcune considerazioni sui tempi che stiamo vivendo, tempi in cui più si offende e più si denigra e più siamo degli eroi. Tempi da Mario Bianchi insomma, ma per quanto mi riguarda erano molto più belli quelli di Procopio Almerino e dei suoi compagni di scuola.