SESTO FIORENTINO – “Se prima eravamo in quattro a ballare l’hully gully adesso siamo in cinque a ballare l’hully gully…”: cantava così Edoardo Vianello a metà degli anni Sessanta. A Campi, invece, in vista delle elezioni amministrative del prossimo 10 giugno il percorso è stato inverso. Sia per quanto riguarda la coalizione che appoggia il sindaco uscente (è di ieri la notizia che la lista Progetto Campi è stata ricusata ma è già stata presentato ricorso), sia per quanto riguarda l’opposizione. Ufficializzata infatti la mancata partecipazione del Movimento 5 Stelle (a cui, come ha ribadito su Facebook il consigliere comunale uscente e portavoce Massimo Mancini, nessuno dal “fantomatico” staff di riferimento ha risposto dopo il cambio in corsa fra Paolo Della Giovampaola e Davide Baldazzi), i candidati per la poltrona di primo cittadino sono rimasti in quattro: Emiliano Fossi, sostenuto per il momento da quattro liste (Pd, Emiliano Fossi sindaco, CampiNova e Campi Progressista), Maria Serena Quercioli, candidata per il centro-destra unito (Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia) e la lista civica “Liberi di cambiare”, l’ex sindaco di Campi, l'”Imperatore”, Adriano Chini, sostenuto da tre liste (FareCittà, Sinistra Italiana e No aeroporto no inceneritore – Sì Parco della Piana), e Lorenzo Ballerini, candidato per Potere al Popolo. Per quanto riguarda il M5S, se nei Comuni più piccoli è stata l’assenza del Meetup a non far presentare le liste, a Campi Bisenzio, così come in altre città della Toscana, la mancata certificazione del simbolo dei candidati è diventata un caso. Soprattutto a un mese esatto dal voto. E adesso sono in diversi a porsi delle domande, a chiedersi se questa non sia stata invece una “strategia” adottata per, ci sia consentito il termine, dare un vantaggio alle altre liste, soprattutto il centro-destra e l’ex sindaco Chini nella sfida contro Fossi. Resta il fatto, attenendoci appunto ai fatti, che dopo la presentazione di Della Giovampaola, lo scorso febbraio, il M5S, se si guarda alla campagna elettorale, fatta solitamente di varie iniziative, e non alla “normale” attività politica, non è mai stato attivo. Sia chiaro, si tratta di dubbi, di interrogativi, di ipotesi, ma senza che niente sia suffragato dai fatti. L’uscita di scena di Della Giovampaola è della fine della prima settimana di maggio quando, piano piano, è emersa – questa la versione ufficiale – la sua incompatibilità, in base alle regole del Movimento, per essere stato in passato già per due volte consigliere comunale proprio a Campi, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, quando è stato anche assessore in una giunta guidata da Adriano Chini. Corsi e ricorsi della politica. Non suffragata dai fatti neanche la voce che Della Giovampaola sarebbe stato poco gradito ai vertici regionali del partito ma visto con favore dalla base. E adesso? Difficile fare delle previsioni o azzardare delle ipotesi: ci vorrebbe solo la sfera di cristallo per capire come saranno “indirizzati” i voti di chi, nelle urne, avrebbe messo una croce sulla casella del M5S.