Le elezioni fra promossi e bocciati. E adesso altri quindici giorni per alzare o abbassare il voto. Anche per chi non sarà al ballottaggio…

CAMPI BISENZIO – Sono davvero molteplici gli spunti di riflessione che emergono dalla due giorni di voto a Campi Bisenzio. Un voto che è arrivato al termine di una campagna elettorale fin troppo compressa (voto 6+), dai tanti confronti fra i candidati a sindaco (voto 7, anche per chi ha dovuto pensare alla loro organizzazione) e, mi sia concesso, dai pochi acuti (voto 5, ma a chi qualche acuto doveva pur emetterlo…). Ma per analizzare la tornata elettorale e proiettarsi verso il ballottaggio, è giusto ripartire dai numeri. Che dicono: Fabbri 30% – 4.982 voti, Tagliaferri 21,30% – 3.502 Gandola 19,84% – 3.180 Montelatici 16,27% – 2.675 e Nucciotti 12,79% – 2.103. E che dicono soprattutto altro, ovvero che al di là delle percentuali, Tagliaferri deve comunque racimolare circa 1.500 voti, che non sono pochi, per arrivare almeno al pareggio e che – ma questa è lapalissiana – se il centro-destra fosse andato unito, sarebbe stata la prima coalizione in termini di votanti. Non solo, fra le prime cinque forze politiche, sempre restando ai voti, ci sono due delle liste civiche (voto 7,5) dei candidati che non sono approdati al ballottaggio (Partito Democratico 20,41%, Fratelli d’Italia 13,43%, Leonardo Fabbri Sindaco 8,94%, Nucciotti Sindaco 8,46%, Impegno Vero 8,45%), prendendo fra l’altro molti più consensi di partiti che da tempo sono sulla scena politica e che almeno apparentemente risultavano più strutturati (voto 5-). In tutto questo, e nonostante chi volesse cambiare dopo quasi un anno di commissariamento (i social ne sono stati spesso cassa di risonanza), non ha certo dato il proprio contributo (voto 4), il Pd non solo ha retto rispetto a cinque anni fa, ma ha ottenuto anche più consensi (voto 7): nel 2018, infatti, si era fermato al 18,42%. E ancora: se guardiamo alla coalizione più spostata a sinistra, la candidatura di Andrea Tagliaferri, insieme a una dialettica assolutamente invidiabile (voto 7), probabilmente “ha pesato” di più rispetto alle quattro liste che lo appoggiavano. Mentre Leonardo Fabbri (voto 6,5) altrettanto probabilmente si aspettava qualcosa in più dalla lista legata al mondo dello sport, mondo fra l’altro da cui lui ha sempre affermato di venire. Gandola e Montelatici, dopo una campagna elettorale da 6,5, anche per i personaggi che sono arrivati a Campi, sono da 5 per “quel che poteva essere e non è stato” mentre un’ultima considerazione, anche questa ci sia consentita, se la merita sicuramente Riccardo Nucciotti che, a capo di due liste civiche e senza partiti alle spalle (voto 7,5), ha sfiorato il 13%. Poteva fare di più? Non spetta a noi dirlo. Sicuramente potevano farlo chi magari ha detto che lo avrebbe votato e poi, nel segreto della cabina elettorale, ha fatto altre scelte. Un po’ come è sempre successo e come sempre succederà, parlando in generale naturalmente, quando si parla di elezioni (voto 4-). Adesso ci aspettano altre due settimane di campagna elettorale: il tempo per alzarlo – o, perché no, abbassarlo – il voto, c’è tutto. Anche per chi non sarà coinvolto attivamente nel turno di ballottaggio…