Adrian Mutu, l’impossibilità di essere normali

FIRENZE – Lo scorso 19 novembre si è svolta l’undicesima edizione della Hall of Fame Viola organizzata dal Museo Fiorentina. Sono entrati nella galleria degli onori i calciatori: Maurilio Prini, campione d’Italia con la Fiorentina 1955-1956; Bernardo Rogora, campione d’Italia nel 1968-1969, e Bruno Beatrice, vincitore della Coppa Italia 1975 e della Coppa di Lega italo-inglese dello stesso anno. Per la categoria ambasciatori è entrato nella Hall of Fame Sandro Picchi, penna storica de “La Nazione” che per decenni ha raccontato le vicende della squadra gigliata. A Dino Zoff è stato conferito il premio DA13 Bandiera del calcio, istituito in ricordo di Davide Astori, Gabriella Pierani, storica segreteria della Fiorentina, è stata premiata con l’Ordine del Marzocco.

Il momento conclusivo della serata è stato l’ingresso di Adrian Mutu nella Hall of Fame premiato da Cesare Prandelli.

Ad Adrian dedichiamo questo articolo.

Firenze mi ha amato più della Romania. Ho dato il meglio di me, ho trovato la maturità calcistica e tantissime persone speciali. Sono stato riconosciuto come il miglior attaccante dopo Batistuta, ringrazierò sempre i tifosi viola, un popolo caldo, affettuoso ma soprattutto rispettoso, che non mi ha mai impedito di andare in giro per la città o nei ristoranti”. Nel luglio 2006, Adrian Mutu approdò alla Fiorentina, ritrovando Cesare Prandelli, l’allenatore che aveva saputo valorizzarlo a Parma, esaltandone le doti che lo avevano portato al Chelsea, all’epoca di proprietà dell’oligarca russo Roman Abramovich. La carriera di Mutu è stata tutt’altro che lineare. Nato a Călinești, in Romania, l’8 gennaio 1979, si mise in luce con l’Arges Pitești, prima di essere acquistato dalla Dinamo Bucarest, dove, nel campionato 1999-2000, segnò 22 reti in 33 partite, contribuendo alla conquista del campionato e della Coppa di Romania. A soli 21 anni fu ingaggiato dall’Inter, che non gli concesse il tempo necessario per ambientarsi, cedendolo in comproprietà al Verona. Con gli scaligeri, nel suo secondo campionato, realizzò 12 gol e conquistò il pubblico, anche se non riuscì a evitare la retrocessione della squadra.

Il Parma lo acquistò nel 2002, e in una sola stagione (2002-2003) Mutu segnò 18 reti, attirando l’interesse internazionale. Il Chelsea investì circa 20 milioni di euro per portarlo in Premier League, dove iniziò brillantemente, ma calò progressivamente, distratto dalla vita londinese. “Era facile commettere errori. Ero molto famoso, a Londra tutti mi trattavano come un re, e io sono stato ingenuo”, ammise in seguito. Nel settembre 2004, all’inizio della sua seconda stagione al Chelsea, risultò positivo alla cocaina. La società lo licenziò, e la Football Association lo squalificò per sette mesi, infliggendogli anche una multa.

La Juventus, guidata dalla triade Moggi-Giraudo-Bettega, intravide un’occasione e, non potendo tesserare altri giocatori extracomunitari, utilizzò una strategia particolare: Mutu venne acquistato dal Livorno e immediatamente girato in prestito ai bianconeri, in cambio del successivo prestito di Raffaele Palladino. Mutu esordì con la Juventus solo alla fine della squalifica, subentrando nell’ultima giornata di campionato contro il Cagliari, durante i festeggiamenti per lo scudetto. Nella stagione successiva, sotto la guida di Fabio Capello, Mutu trovò spazio, collezionando 44 presenze e 11 reti, contribuendo al successo in campo, anche se il titolo venne poi revocato a seguito dell’inchiesta Calciopoli. Con la retrocessione della Juventus in Serie B e il conseguente smantellamento della rosa, Mutu lasciò Torino, trasferendosi alla Fiorentina in un’operazione che coinvolse anche Bojinov, ceduto in prestito ai bianconeri.

A Firenze, Mutu ritrovò Cesare Prandelli, il tecnico con cui ha avuto il miglior rapporto professionale. Nonostante le difficoltà iniziali, tra cui la richiesta del Chelsea di un risarcimento multimilionario e le sanzioni legate a Calciopoli che portarono a una momentanea retrocessione della Fiorentina in Serie B, Mutu decise di restare. La fiducia riposta in Prandelli e nei fratelli Della Valle si rivelò la scelta giusta. Prandelli, oltre alle sue doti tecniche, dimostrò un’umanità straordinaria che fece sentire Mutu sostenuto, compreso e valorizzato. Adrian rispose con prestazioni di altissimo livello, diventando un punto di riferimento per la squadra e per i tifosi viola.

Adrian Mutu scelse la maglia numero 10, dichiarando: “Spero di essere degno di indossare quel 10 che è stato di Antognoni”. Sul campo, dimostrò di meritarla, onorandola con giocate da fuoriclasse. In coppia con Luca Toni, formò un duo offensivo straordinario che trascinò la Fiorentina oltre ogni aspettativa. Nonostante la penalizzazione iniziale di 19 punti (poi ridotti a 15), la squadra concluse al quinto posto, che senza l’handicap sarebbe stata una terza meritatissima posizione. La stagione, iniziata tra mille difficoltà, si concluse con la qualificazione alla Coppa Uefa. Il rapporto tra Mutu e i tifosi viola fu immediato e speciale. Le sue magie in campo conquistarono il pubblico, che dalla Curva Fiesole intonava il coro “Oh il Fenomeno”. Dopo ogni gol, Adrian correva verso la curva e si piegava in un inchino, allargando il braccio destro: un gesto che divenne il simbolo del legame speciale con la città e i suoi tifosi.

Nella Fiorentina di Prandelli, Mutu era insostituibile. Nel campionato 2007-08, guidò la squadra fino alla semifinale di Coppa Uefa (memorabile la doppietta contro il Psv Eindhoven!) e al quarto posto in serie A, ottenendo il pass per i preliminari di Champions League. Con 17 gol in campionato e 6 in Europa, Adrian giocò a livelli altissimi, consolidando il suo status di leader. L’anno successivo, nonostante un minor numero di presenze (29 in totale), mantenne una media realizzativa impressionante, siglando 15 reti. Un momento epico fu il 15 febbraio 2009, quando la Fiorentina era sotto 3-0 contro il Genoa a Marassi. Mutu prese per mano la squadra, realizzando la sua prima tripletta, con il gol decisivo arrivato sul filo del fischio finale. Quella rimonta garantì ai viola il piazzamento per la Champions League, estromettendo proprio il Genoa. Nella stagione 2009-2010, la Fiorentina concentrò le energie sulla Champions, ma fu eliminata agli ottavi dal Bayern Monaco in una partita segnata dalle inconsulte decisioni dell’arbitro Ovrebo. La stagione dei viola subì un brutto e decisivo colpo prima di quel match. Il 10 gennaio 2010, Mutu risultò positivo a un controllo antidoping per la sibutramina, uno stimolante vietato. La squalifica di nove mesi segnò la fine della sua splendida avventura a Firenze. La storia di Mutu con la maglia viola si chiuse così, ma il suo impatto rimane indelebile nei cuori dei tifosi, che non dimenticheranno mai il campione capace di emozionarli con il suo talento e la sua personalità.

Massimo Cervelli – Commissione storia Museo Fiorentina

(Fotografie riprese dalla pagina Facebook del Museo Fiorentina)