FIRENZE – La scorsa stagione si è conclusa nel modo peggiore, lasciando una ferita ancora difficile da rimarginare: la sconfitta ad Atene, il 29 maggio, contro l’Olympiakos Pireo, la prima squadra greca ad aggiudicarsi una Coppa europea. La Fiorentina, accompagnata da migliaia di tifosi viola, è stata costretta a tornare a casa con un’altra sconfitta. Esattamente come l’anno precedente, da Praga, dopo aver perso anche in quell’occasione la finale di Conference League contro il West Ham. Una ferita difficile da rimarginare, perché nello sport, come nella vita, le occasioni vanno colte, e la finale di Atene andava vinta proprio in virtù della condizione favorevole rappresentata dal valore dell’avversario, inferiore a quello della squadra viola. Vincere le competizioni rappresenta, per una squadra di calcio, il miglior carburante per potenziarsi, aumentare la propria popolarità e influenza, nonché il numero dei sostenitori. Una ferita resa ancora più bruciante dal silenzio assoluto con cui la società ha accompagnato la sconfitta. Con la terza finale persa si è concluso anche il ciclo di Vincenzo Italiano sulla panchina viola.
Tre anni in cui, tra luci e ombre, la Fiorentina ha avuto il merito di tornare in Europa, a volte per merito proprio (il 7° posto nel 2021-2022), altre volte grazie a situazioni favorevoli (la rinuncia obbligata della Juventus nel 2022-23 e l’allargamento della partecipazione delle squadre italiane nel 2023-2024). Un’Europa fondamentale, ma confinata alla terza competizione continentale: la Conference League. Il silenzio è stato rotto una settimana dopo, il 4 giugno 2024, con una conferenza stampa tenuta dal direttore generale Ferrari e dal direttore sportivo Pradé. Un momento inusuale, di discontinuità nella gestione Commisso. Per la prima volta, sono state chieste scuse per il mercato di gennaio 2024 (quando la squadra, quarta in classifica, era stata rinforzata con i prestiti di Belotti e Faraoni) e si è ammesso che era stato un errore non parlare ad Atene e nei giorni successivi.
Dopo aver ringraziato Italiano, si è voltata pagina, proiettandosi verso il futuro calcistico. È stato ufficializzato l’arrivo del nuovo allenatore Raffaele Palladino, con un contratto biennale. Una scelta caratterizzata da un comune denominatore: “porta l’ambizione che ci serviva: ha il fuoco, lo stesso che abbiamo noi”. Il sostantivo “ambizione” diviene così il protagonista dell’estate viola, con due precisazioni fornite da Pradé: non c’è bisogno di una rifondazione, abbiamo delle basi solide, e Nico Gonzalez, il giocatore più forte, resterà qui al 99%. Il 25 giugno viene presentato Palladino, che sprizza ottimismo da ogni poro: la rosa è forte e c’è grande sintonia, unione ed empatia con la società. Ha già parlato con tutti i calciatori, tranne Ikone, per motivarli e stimolarli. La costruzione della rosa partirà dalla scelta prioritaria dell’attaccante centrale: l’attaccante fa la differenza.
Il cambio di guida tecnica rappresenta una rivoluzione nel modo di giocare che aveva caratterizzato la Fiorentina. Palladino, per rendere l’idea con un paragone, ha uno stile di conduzione simile a quello di Gasperini, l’allenatore dell’Atalanta. Senza addentrarsi eccessivamente nelle differenze, si deve giocare uomo contro uomo, creando spazi sulle fasce e favorendo le giocate verticali. Il possesso palla è sostituito dalla compattezza della squadra in tutte le fasi di gioco e dalla capacità di ribaltare l’azione e conquistare il campo. Un cambiamento che, necessariamente, obbligava la società ad accompagnarlo con l’inserimento di giocatori dotati delle caratteristiche richieste.
Ritiri depotenziati e calciomercato extra large
Le osservazioni che seguono riguardano la Fiorentina come tutte le altre squadre. Il mercantilismo nel mondo del calcio ha travalicato ogni limite. Il calciomercato è aperto per tre mesi all’anno (due mesi estivi e uno invernale) e la sua dilatazione favorisce il numero delle operazioni da cui una pletora di soggetti trae i propri ricavi. La competizione sportiva assume un’importanza decisamente minore, non solo perché le prime giornate si svolgono con il mercato aperto e con rose ancora da definire. I ritiri, dove si dovrebbe, oltre a trovare la condizione fisico-atletica, assimilare le idee degli allenatori e mettere a punto i complessi meccanismi del gioco, sono svolti con solo una parte dei calciatori che faranno parte della squadra.
Tornando alla Fiorentina, la stagione inizia con il raduno l’8 luglio al Viola Park dove, come l’anno scorso, verrà svolta la preparazione. I convocati sono 31, di cui 10 saranno ceduti e 5 fanno parte della rosa della squadra Primavera. Sostanzialmente, partecipano al ritiro 16 dei 30 giocatori che faranno parte del gruppo allargato della prima squadra. Tutti gli altri verranno inseriti via via, fino all’ultimo giorno di mercato. Una situazione paradossale che, come già detto, riguarda tutte le società e vanifica un momento importante, la preparazione estiva, nella costruzione delle squadre.
Vanno aggiunti altri elementi che caratterizzano questo mercato extralarge:
– La fine dei folli investimenti dell’Arabia Saudita, che ora paga esageratamente i giocatori, ma non le società di provenienza, candidandosi così a essere un concorrente del calcio europeo. Anche la Premier League è in fase di rallentamento, alle prese con infrazioni finanziarie che, l’anno scorso, hanno portato a penalizzazioni in classifica (come nel caso dell’Everton, che ha subito ben 10 punti di penalizzazione).
– La disastrosa situazione finanziaria della Serie A, responsabile in larga parte della perdita di cinque miliardi di euro del calcio italiano negli ultimi cinque anni.
– La scelta, o la necessità, di molti club di finanziare le proprie campagne acquisti con le cessioni, aspettando le occasioni last minute per rinforzare la squadra.
Il play-off di Conference League
Palladino, ottenuto prima l’acquisto di Kean (centravanti da rilanciare) e poi del talentuoso Colpani, ha dovuto aspettare la fine della telenovela per vedere arrivare Gudmundsson e la scontata vendita di Nico Gonzalez, anche lui, come già accaduto con Chiesa e Vlahovic, destinato alla Juventus. Nel frattempo, il campionato è iniziato e, a Parma, la Fiorentina ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie, oltre a contare su una certa dose di fortuna, per riuscire a pareggiare nel finale il vantaggio iniziale dei padroni di casa. Torniamo al discorso anticipato all’inizio: il passaggio da Italiano a Palladino rappresenta una rivoluzione tattica, la cui portata è stata sottovalutata anche dalla critica. Non si tratta tanto di una diversa organizzazione difensiva (passando dalla difesa a 4 a quella a 3), ma di un altro modo di stare in campo, di pressare gli avversari, di attirare il gioco su di sé. Questo cambiamento ha causato, sotto certi aspetti, una crisi di rigetto verso il nuovo modo di giocare, tanto che in diverse situazioni si sono visti i giocatori riproporre il rassicurante palleggio delle stagioni precedenti.
In questo contesto, segnato per tutti i club da un mercato tardivo, la Fiorentina era l’unica squadra italiana a dover disputare (22 e 29 agosto) il play-off per l’accesso alla prossima edizione della Conference League. Le urne sono state benevole e i viola hanno affrontato l’Accademia Puskás, un avversario ungherese senza esperienza internazionale. Tuttavia, la qualificazione è stata ben più difficile delle due precedenti (Twente e Rapid Vienna), poiché i gigliati si sono presentati con molte incertezze tecnico-tattiche e con una rosa ancora da perfezionare. La rocambolesca qualificazione, ottenuta dopo aver concesso un calcio di rigore agli avversari all’ultimo minuto dei tempi regolamentari ed aver giocato quasi tutti i supplementari in nove contro undici, è stata un passaggio fondamentale per la stagione viola.
Non a caso, il giorno successivo, il 30 agosto, ultimo giorno di mercato, sono stati acquistati, tutti con la formula del prestito, ben tre calciatori, tutti esperti di Serie A: il centrocampista Cataldi (30 anni) dalla Lazio, l’altro centrocampista Bove (22 anni) dalla Roma e l’esterno sinistro Gosens (30 anni) dall’Union Berlino, con un passato all’Atalanta e all’Inter. Due giorni dopo, Palladino non ha esitato a schierare Cataldi e Gosens come titolari dal primo minuto e ad inserire Bove, così come Adli, arrivato dal Milan pochi giorni prima, nella partita contro il Monza. Si trattava, quindi, di rinforzi da lui ritenuti necessari, con Gosens, in particolare, vero specialista in questo modo di giocare. Che dire al riguardo? La programmazione nel calcio sembra essere diventata un bene antico, non caratteristico di questi tempi. Ma era davvero necessario rischiare la qualificazione alla Conference League per poter permettersi questi tre prestiti?
Che Fiorentina ci aspettiamo
Questa è la vera domanda, fermo restando che sarà la squadra a rispondere sul campo. In Conference League, con il nuovo formato, abbiamo avuto un ottimo sorteggio, e la strada per arrivare agli ottavi di finale è spalancata. La Coppa Italia è un altro obiettivo da tenere in considerazione. Per quanto riguarda il campionato, bisogna tenere presenti due elementi oggettivi. Il primo è che la squadra è stata rifondata, con undici nuovi acquisti (il portiere De Gea; i difensori Pongracic e Moreno; l’esterno Gosens; i centrocampisti Richardson, Adli, Bove, Cataldi e Colpani; gli attaccanti Kean e Gudmundsson). Nonostante le numerose cessioni, sono rimasti a Firenze giocatori già destinati a partire: Christensen, Sabiri e Ikoné. Bisogna, di conseguenza, dare tempo affinché qualità e caratteristiche individuali si fondano in un gioco di squadra.
Il secondo aspetto, a noi ignoto, è quale obiettivo sportivo persegua la proprietà. La declamata ambizione a quale posto in classifica si coniuga? Quinto, sesto, settimo? Nel frattempo, possiamo provare a delineare lo schema base con i correttivi ruolo per ruolo, basandoci sulle prime scelte effettuate dall’allenatore, utilizzando il 3-4-2-1 come modulo di riferimento:
De Gea (Terracciano) – Quarta (Comuzzo), Pongracic (Moreno), Ranieri (Biraghi) – Dodo (Kayode), Adli (Cataldi), Richardson (Mandragora o Bove), Gosens (Parisi) – Colpani (Ikoné), Gudmundsson (Sottil) – Kean (Beltran o Kouamé).
Questi i numeri di maglia e l’anno di nascita.
Portieri:
1 TERRACCIANO Pietro (1990) – 30 MARTINELLI Tommaso (2006) – 43 DE GEA David (1990) – 53 CHRISTENSEN Oliver (1999)
Difensori:
2 DODO (1998) – 3 BIRAGHI Cristiano (1993) – 5 PONGRACIC Marin (1997) – 6 RANIERI Luca (1999) – 15 COMUZZO Pietro (2005) – 22 MORENO Mathias (2003) – 27 BARONCELLI Leonardo (2005) – 28 QUARTA Martinez (1996) – 33 KAYODE Michael Olabode (2004) – 60 KOUADIO Eddy Nda Konan (2006) – 65 PARISI Fabiano (2000)
Centrocampisti:
4 BOVE Edoardo (2002) – 8 MANDRAGORA Rolando (1997) – 19 INFANTINO Gino (2003) – – 21 GOSENS Robin Everardus (1994) – 23 COLPANI Andrea (1999) 24 RICHARDSON Michael Amir (2002) – 27 SABIRI Abdelhamid (1996) – 29 ADLI Yacine (2000) – 32 CATALDI Danilo (1994)
Attaccanti:
7 SOTTIL Riccardo (1999) – 9 BELTRAN Lucas (2001) – 10 GUDMUNDSSON Albert (1997) – 11 IKONE Nanitamo Jonathan (1998) – 20 KEAN Moise (2000) – 99 KOUAME Christian Michael (1997)