
CAMPI BISENZIO – Anche quest’anno il calciomercato si è concluso dopo l’inizio della serie A e dei preliminari delle coppe europee. Una situazione insostenibile per chi ama il calcio, ma che dovrebbe esserlo anche per chi lo vende: i calciatori più attenti alle telefonate dei procuratori che alle disposizioni tattiche dei propri tecnici non favoriscono lo spettacolo. Può essere un’osservazione banale, ma è necessario anteporla ai nostri ragionamenti per non assuefarsi a quella che ci vorrebbero far apparire per normalità, accompagnata da altre normalità: le Pay Tv e il loro spezzatino con nove orari diversi (dal venerdì sera al lunedì sera) per dieci partite, con gli orari delle partite spesso comunicati con una settimana d’anticipo… Ma l’obiettivo è riportare il pubblico negli stadi (fatiscenti). L’interrogativo ricorrente di inizio campionato, ogni anno, è se sia la squadra più forte dell’era Commisso. In fondo all’articolo riepiloghiamo in una tabella l’esito dei sei precedenti campionati.
È utile riavvolgere il nastro e partire dalla conclusione della scorsa stagione. La Fiorentina, con il sesto posto, ottiene la quarta qualificazione consecutiva per la terza competizione europea, la Conference League, dove, dopo due finali perse, la squadra viene eliminata in semifinale dal Real Betis di Siviglia. Il presidente conferma, prima della semifinale, l’allenatore – contestato, assieme al direttore tecnico Pradé, dalla Curva Fiesole. All’indomani della conferenza stampa di chiusura della stagione, condotta dal Dg Ferrari e Pradè con l’intervento di Commisso, Palladino si dimette. La querelle si conclude, così come cinque anni prima con Gattuso, con la risoluzione del contratto e la sottoscrizione di un “accordo di riservatezza” per non divulgare i motivi della rottura.
La Fiorentina, per il secondo anno, si è trovata a dover scegliere un nuovo allenatore e, tecnicamente, ricominciare da capo. Alla continuità tecnica, che non riguarda solo il mister ma anche e soprattutto la filosofia di gioco, non viene data la giusta importanza. È la conseguenza di un modo di presentare il calcio che antepone le figurine dei calciatori alla costruzione di un gioco collettivo. Lo abbiamo visto in questa sessione di mercato con la serie A alla ricerca di vecchi campioni (Modric, 40 anni al Milan, il nostro Dzeko 39 anni compiuti, mentre De Bruyne, rispetto a questi è un giovanotto di 34 anni), come già nel passato recente con Ibrahimovic. L’assenza di continuità tecnica pesa sulla costruzione delle squadre. Lo vediamo bene nella Fiorentina con il passaggio da Italiano, con il suo gioco che necessitava di esterni offensivi, a Palladino, che puntava sul doppio regista e Kean unica punta con assoluta libertà, alle idee di Pioli che prevedono due attaccanti di ruolo.
Della novità rappresentata, nella gestione Commisso, dalla scelta di Pioli abbiamo parlato nel precedente articolo (La Fiorentina fra presente e futuro. Verso l’anno del centenario – Piana Notizie): viene delegata al tecnico la parola sulle prospettive e gli obiettivi del club che, negli anni passati, venivano limitati alla laconica espressione “fare meglio dell’anno prima”. Stefano Pioli ha 60 anni. Dopo una carriera ventennale da calciatore, con oltre 200 partite in serie A e sei stagioni nella Fiorentina, cominciò subito ad allenare, partendo dalle squadre giovanili. Allena le prime squadre dal 2003-2004 e dopo tante esperienze, fra cui Bologna, Lazio, Inter, Fiorentina, ha costruito il suo capolavoro conquistando lo scudetto con il Milan nel 2021-2022. Finita, nel 2024, l’esperienza con i rossoneri ha accettato la lauta offerta del calcio saudita andando ad allenare l’Al Nassr guidando, fra gli altri Cristiano Ronaldo, Mané e Brozovic. Pioli ha firmato con la società viola un contratto biennale, estensibile al terzo anno, ed è venuto a Firenze con uno staff ampiamente rinnovato che riepiloghiamo alla fine dell’articolo. Stefano, di fronte a una piazza che conosce e che lo stima, non ha avuto paura: “Voglio provare a vincere subito un trofeo, che sia la Conference League o la Coppa Italia non è importante, e in due anni state sicuri che piazziamo la Fiorentina stabilmente in zona Champions League”.
Alla società ha chiesto giocatori funzionali alle sue idee di gioco e lo sfoltimento di una rosa diventata extralarge anche a causa, oltre agli errori di mercato, della discontinuità tecnica. Il calciomercato della Fiorentina è stato elogiato soprattutto per aver “trattenuto i migliori” (il gravoso rinnovo di Kean, i riscatti di Gosens, Gudmundsson e Fagioli). Il mercato in entrata ha visto come principali acquisti, divisi per reparto, l’arrivo dei seguenti giocatori: in difesa sono arrivati il centrale mancino Viti, classe 2002 dall’Empoli e l’esterno Lamptey, del 2000, dal Brighton, presentato come vice Dodo ma adattabile anche a sinistra. Lamptey, alto 1.63, è cresciuto nelle giovanili del Chelsea, ha optato per la nazionale del Ghana e viene da cinque anni al Brighton dove, anche a causa di ripetuti problemi fisici, era scivolato indietro nelle gerarchie. La scelta effettuata è stata quella di confermare il terzetto titolare ampliando le alternative. Continua a mancare al reparto un difensore centrale veloce.
A centrocampo sono arrivati tre giocatori dalle caratteristiche diverse che hanno sicuramente ampliato la dotazione della squadra. Nicolussi Caviglia, scuola Juve, è un giocatore molto dotato tecnicamente, con un ottimo utilizzo del corpo nella protezione della palla ed estremamente pericoloso nelle conclusioni dalla distanza e nei tiri da fermo. È un regista basso, ma in grado di giocare anche negli altri ruoli di centrocampo; è stato acquistato dal Venezia. Giocatore e ragazzo intelligente è chiamato al grande salto: unire alla velocità di pensiero quella dell’esecuzione, e crescere in personalità. Simon Sohm, classe 2001 svizzero acquistato dal Parma, porta al centrocampo viola la fisicità che mancava, anche in fase di interdizione. È un giocatore box to box, in grado di ribaltare l’azione e predisposto agli inserimenti offensivi. È chiamato al salto di qualità, sia tecnico – per aiutare a tenere corta la squadra – che di personalità. Jacopo Fazzini, classe 2003, acquistato dall’Empoli, è un gioiellino che deve completare il suo percorso di crescita, con un’avvertenza: definirlo trequartista è riduttivo. Usando un termine antiquato è una mezzala che ha tecnica raffinata, capacità balistica, corsa e resistenza, per cui non ne va ridotto il raggio d’azione.
In attacco sono arrivati Edin Dzeko, classe 1986, attaccante dalla carriera strepitosa in Germania, Inghilterra ed Italia, con Roma e Inter. La Fiorentina lo ha preso a parametro zero, ha giocato gli ultimi due anni, bene, nel Fenerbahce, l’unica incognita è… l’anagrafe. L’altro acquisto è stato quello di Roberto Piccoli, classe 2001, dal Cagliari. Piccoli, scuola Atalanta, dopo due stagioni in cui aveva cambiato quattro squadre in prestito, l’anno scorso ha trovato continuità in Sardegna. Fisicamente dominante, ha i movimenti del centravanti, molto bravo a mettersi al servizio dei compagni per far salire la squadra, e una buona vena realizzativa migliorabile con l’esperienza e una maggiore freddezza. È un reparto che non prevede esterni offensivi e dove sia Kean che Dzeko e Piccoli sono rappresentati dal medesimo procuratore, così come Nicolussi Caviglia e altri giovani viola assistiti da Alessandro Lucci. Una sorta di outsourcing (esternalizzazione) dell’attacco?
Il bilancio del calciomercato si conclude con un passivo consistente (circa 60 milioni) dovuto alle cessioni che non si sono realizzate (principalmente Comuzzo e Beltran). Questi dati vanno però accompagnati da una necessaria chiave di lettura: i bilanci della Fiorentina sono relativi al periodo 1 luglio – 30 giugno per cui per parlare di rosso c’è tempo, tanto tempo – a novembre verrà presentato l’ultimo bilancio, chiuso al 30 giugno 2025 con un buon attivo. Veniamo ora al calcio giocato. La premessa d’obbligo è che non devono essere tracciati giudizi sulle prime partite. In Conference, una competizione che doveva essere già stata vinta e che quest’anno dobbiamo vincere, è stato superato il preliminare, nonostante le distrazioni che hanno accompagnato la partita di ritorno. I due pareggi di Cagliari e Torino danno la misura del lavoro che c’è ancora da fare.
Piuttosto, un ultimo ragionamento lo merita la scelta tattica, coraggiosa e giustamente ambiziosa, di Pioli, il 3-4-1-2. La difesa a tre, oltre che per le caratteristiche dei difensori, trova la sua ragione principale nell’esaltare le grandi doti di Robin Gosens. Al di là del perfezionamento dei meccanismi, appare la scelta giusta. La questione vera è se i due centrocampisti saranno in grado di reggere il peso di una squadra che schiera tre giocatori offensivi. Il rischio è quello dell’inferiorità numerica nella zona centrale. In questo modulo Gudmunsson viene chiamato, oltre al sostegno alle punte e agli inserimenti, a fare da collante alla manovra della squadra. Ecco lo staff di Stefano Pioli: Andrea Tarozzi, allenatore in seconda; Gianmarco Pioli, Jesse Andrea Fioranelli, Riccardo Taddei e Aleksandr Nizelik collaboratori tecnici; Matteo Osti, Roberto Peressutti e Alessio Butini preparatori atletici; Martino Vignali e Andrea Tordi Match Analyst; Giorgio Bianchi e Alessandro Dall’Omo allenatori dei portieri.
È la settima stagione della proprietà Commisso. Questo il bilancio delle stagioni precedenti:
STAGIONE | PIAZZAMENTO | PUNTI | QUALIFICAZIONE |
2019-2020 (Montella-Iachini) | Decimo posto | 49 | |
2020-2021 (Iachini-Prandelli-Iachini) | Tredicesimo posto | 40 | |
2021-2022 (Italiano) | Settimo posto | 62 | Conference League |
2022-2023 (Italiano) | Ottavo posto | 59 | Conference League (Juve esclusa) |
2023-2024 (Italiano) | Ottavo posto | 60 | Conference League |
2024-2025 (Palladino) | Sesto posto | 65 | Conference League |
Massimo Cervelli