Socrates, l’arrivo del “dottore” in maglia viola

Il grande acquisto

«Credo che la Fiorentina abbia realizzato un acquisto straordinario. Sócrates è uno dei più forti giocatori del mondo, è fra i primi 4-5 fuoriclasse. Non voglio parlare di cifre, ma posso dire che il brasiliano è costato quanto un giocatore italiano di alto livello e sicuramente meno di Rummenigge. Comunque, è una cifra non spropositata», Ranieri Pontello, presidente della Fiorentina, «La Repubblica», 22 maggio 1984. I Pontello non avevano ancora rinunciato a inseguire lo scudetto, naufragato sugli scogli arbitrali (Mattei&Pieri) tre campionati prima e rafforzano la squadra, arrivata terza. Ogni squadra può schierare due calciatori stranieri e Sócrates sostituisce, in questo ruolo, Daniel Bertoni. La Fiorentina affianca giovani emergenti a giocatori di grande personalità ed esperienza: Passarella, Oriali, Pecci, il nuovo acquisto Gentile e il capitano, Giancarlo Antognoni, fermo per infortunio. È il quinto campionato di De Sisti sulla panchina viola e ci sono tutti gli elementi per pensare che sia la volta buona. Sócrates ha 30 anni, è costato circa 5 miliardi. È capitano della Seleção, la nazionale brasiliana. 

Uno dei suoi marchi di fabbrica è il colpo di tacco, una giocata che necessita di un un equilibrio perfetto, la cui efficacia è resa ancora più impressionante dall’altezza (1.92) con un piede piccolo (numero 41 di scarpe). Maglia numero 8 O Magrao è un centrocampista offensivo, dotato di un tiro violento e preciso. È, soprattutto, un leader, in campo e fuori. «Se gioco centrocampista posso arrivare a far gol, se gioco più avanti è difficile che arrivi in porta». Con la scelta di Sócrates la Fiorentina non prende solamente un giocatore di grande talento, ma una figura suggestiva, un calciatore pensante.

Una suggestione che la tifoseria coglie appieno. Sócrates era stato la guida carismatica del Brasile 1982 allenato da Telê Santana. Una squadra che si era suicidata contro la Nazionale italiana, non accontentandosi del pareggio che la qualificava, per cercare una vittoria simbolica. Zico, Falcão, Júnior, Toninho Cerezo, Éder … giocatori mostruosi capaci di nascondere le incomprensibili falle in due ruoli decisivi: il portiere Valdir Peres e il centravanti Serginho.

O Doutor (laureato in Medicina con specializzazione in Pediatria) era stato il leader dell’esperimento rivoluzionario della Democracia Corinthiana che aveva portato sulle maglie del Corinthians la battaglia contro la dittatura militare in Brasile (Vincere o perdere, ma sempre con la democrazia). La sovversione non si era limitata a usare gli stadi per uno scontro politico: aveva investito tutta la struttura della squadra togliendo poteri al presidente, il progressista Waldemar Pires, e all’allenatore Mario Travaglini. Tutto il potere all’assemblea, che decideva sul bilancio del club, sulla formazione della squadra che scendeva in campo, sulla gestione dello spogliatoio. I ritiri furono aboliti, ogni calciatore praticava l’autogestione negli allenamenti e nella propria preparazione fisica.

Il conflitto con il regime militare esaltò calciatori e sostenitori ed il Corinthians vinse per due anni consecutivi, 1982 e 1983, il titolo brasiliano. Sócrates, quando segnava, salutava con il pugno chiuso. La Democracia Corinthiana fu uno dei tanti movimenti che portarono, nel 1985, al crollo della dittatura. O Doutor lasciava tutto questo per misurarsi con la serie A, il campionato più bello del mondo con l’Italia Campione 1982 e i migliori stranieri nelle nostre squadre: Maradona, Passarella, Bertoni, Diaz, Briegel, Rummenigge, Muller, Platini, Boniek, Zmuda, Elkjær, Laudrup, Barbadillo, Schachner, Wilkins, Francis, Souness, Brady, Cerezo, Zico, Falcao, Edinho, Joao Batista, Junior, Dirceu…

L’arrivo in Italia

La squadra viola prepara il campionato nel ritiro di Pinzolo (60 km. da Trento) dal 23 luglio. La preparazione fisica è impostata da Onesti, al secondo anno a Firenze (vice di De Sisti) dopo 11 stagioni all’Inter di cui 5 con Bersellini, il “sergente di ferro”. Il preparatore ha un motto preciso: “più uno si allena più rende”. La conduzione degli allenamenti provoca subito tensioni con il Dottore, già in difficoltà per la lontananza dalla famiglia nel momento iniziale del trasferimento in Italia. A Sócrates non piacciono né la fatica né i ritiri: è una dittatura, dice, sarà anche positiva fisicamente, ma psicologicamente mi distrugge. Il primo giorno, 15 km. a piedi alla Malga Cioca, torna sconvolto e chiede due letti. Trova Antognoni, che sta facendo la rieducazione, e chiede il motivo del lavoro in altura: “ma in Italia avete campi di calcio in salita?”.

Il secondo giorno va ancora peggio; si ferma a metà salita, lo aspetta De Sisti e rientrano assieme. Il terzo sembra andare meglio, ma il quarto va ko per fatica e vertigini. Sócrates non è l’unico a non apprezzare i metodi di Onesti, Paolino Pulici lo attacca perché non fa bere acqua durante gli allenamenti. O Doutor accusa un forte dolore ai muscoli femorali della gamba sinistra e si rifiuta di correre, nonostante le insistenze del preparatore. In questo caso ha ragione Sócrates: dovrà smaltire una tendinite, saltando preparazione e parte del pre campionato. Iniziano anche le prime speculazioni sulla sua salute: soffrirebbe di un problema congenito al cuore. L’avventura italiana è “cominciata in salita”, sottolinea “La Gazzetta dello Sport”.

I problemi della Fiorentina

L’ambientamento del brasiliano non è l’unico problema che deve affrontare la squadra. S’infortuna anche Gentile e, in attesa del rientro di Antognoni, c’è da assegnare la fascia di capitano dopo la rinuncia di Giovanni Galli. La fascia, per numero di presenze, spetterebbe a Contratto; c’è anche la candidatura di Passarella, ma De Sisti l’assegna a Pecci.

La situazione precipita il 26 agosto, in albergo a Chieti, prima della partita di Coppa Italia a Pescara. Un grave malore mette a repentaglio la salute di Picchio, che viene ricoverato e operato d’urgenza. La squadra viene affidata all’allenatore in seconda Armando Onesti e si presenta senza medico in campo: il dottor Latella è impegnato a pilotare De Sisti in una corsa contro il tempo culminata nell’operazione notturna che, letteralmente, lo salva.

L’allenatore, dall’ospedale, pensa già alla squadra: “io sto bene aiutate Sócrates”. Il 29 agosto è la data di esordio del Dottore in una partita ufficiale. Si gioca allo stadio Comunale il terzo turno del girone eliminatorio di Coppa Italia. La Fiorentina incappa in una brutta prestazione contro la Casertana (1-1). Sócrates appare in ritardo di condizione ed avulso dalla faticosa manovra della squadra. Il campione prova a spiegare le proprie difficoltà (“non sono un uomo spettacolo, è il collettivo che conta, è l’essenza del gioco”), tecniche ed umane (“anche qui si pensa che il calciatore non debba pensare”). Lui non diventerà un idolo di Firenze, con i tifosi vuole avere un rapporto alla pari, di stima e rispetto reciproco.

Dopo l’incontro contro i suoi ex compagni del Corinthians, il 5 settembre a Firenze (2-2), trasmesso in TV in Italia e in Brasile, riceve tante critiche (“è irriconoscibile”). Comincia ad avere nostalgia e spiega che da noi si gioca un calcio antico, di conservazione, oppressivo per il calciatore e di poca soddisfazione per il pubblico. «Il mio fisico non era abituato a questi allenamenti così intensi e soprattutto non avevo mai corso ad alta quota. In Brasile i sistemi sono nettamente diversi. Si va in forma giocando. Non esistono i ritiri, non esistono questi periodi massacranti di preparazione atletica». All’esordio in serie A, la Fiorentina vince (1-0) sulla Lazio all’Olimpico, e il brasiliano disputa una buona prova anche se si fa male a una spalla. A Istanbul, in Coppa Uefa (vittoria 1-0 col Fenerbhace) presta più attenzione agli aspetti sociali e ai monumenti architettonici della città che agli avversari.

La crisi viola

La Fiorentina vive grosse tensioni interne e De Sisti, che ne è consapevole, accelera il suo ritorno in panchina alla quarta giornata di campionato. La Fiorentina batte 5-0 l’Atalanta, Sócrates segna un gran gol e sembra entrare nei meccanismi della squadra. È un fuoco di paglia. Picchio paga il suo rientro anticipato: la situazione nella squadra è compromessa, in campionato arriva la prima sconfitta con la Sampdoria (2-0) e nella trasferta successiva, contro la capolista Verona, la sconfitta (2-1) viene accompagnata dalla definitiva spaccatura dello spogliatoio. In Coppa UEFA il doppio confronto con l’Anderlecht resta in piedi dopo la partita d’andata a Firenze (1-1 con gol di Sócrates), ma a Bruxelles, il 7 novembre, i viola affondano (6-2).

Le difficoltà della squadra acuiscono l’isolamento del Dottore. Le sue abitudini sono il contrario di quelle che ci si aspettano da un atleta: notti bianche, sigarette sempre in bocca, birra gelata… De Sisti non è più l’allenatore, paga la generosità e la fretta con cui è tornato in panchina. Alla dodicesima giornata viene sostituito da Ferruccio Valcareggi, direttore tecnico con Luigi Milan allenatore, la stagione va conclusa senza farsi troppo male. L’inverno del 1985 con temperature polari, strade ghiacciate e abbondanti nevicate, non aiutò Sócrates a combattere la saudade.

Il lungo addio

Il campionato della Fiorentina finì con una lunga contestazione dei tifosi e con il lancio di settecento uova, arance e mandarini in campo nell’ultima partita casalinga contro il Torino. Il tutto accompagnato da un eloquente striscione esposto in Curva Fiesole: “Comunque Buffoni”. Il torneo di Sócrates era terminato qualche settimana prima, in occasione del match con la Cremonese a Firenze, il 21 aprile, 1-1 con il suo sesto gol in serie A (in 25 partite). Il Dottore fermato da un infortunio, viene convocato dalla Seleção a fine campionato e si augura di tornare per disputare la finale di Coppa Italia – la Fiorentina verrà eliminata in semifinale dalla Sampdoria. Sócrates sa di essere stato una delle più grandi delusioni dell’annata, minando anche la sua immagine di campione internazionale. Annuncia la sua rivincita nel campionato futuro, corroborato da Valcareggi che, lasciando l’incarico, si mostra sicuro: “farà ricredere tutti i suoi critici”. 

Dopo il nono posto, nel torneo vinto dal Verona, la società viola fa piazza pulita. Via Tito Corsi, il costruttore della Fiorentina dei Pontello, arriva al suo posto Claudio Nassi con Agroppi allenatore. Via Pecci, uno dei poli dello spogliatoio diviso, una partenza che sembra aprire alla permanenza di Sócrates, dato che le caratteristiche tecniche dei due erano considerate troppo simili per coesistere. Il 25 luglio O Doutor è a Serramazzoni, al ritiro della squadra, e il giorno dopo s’infortuna al primo allenamento. Il suo atteggiamento è molto più positivo che nella stagione precedente, ed è lui a sottolineare la differenza dell’ambiente rispetto a quello che aveva trovato al suo arrivo in Italia. È forte anche il richiamo del Brasile, Zico è tornato al Flamengo, Falcao sta trattando con il San Paolo e c’è anche il suo impegno per un paese libero, con le elezioni del 1985.

Partecipa alle prime tre amichevoli, ma l’8 agosto arriva l’annuncio: la Fiorentina accoglie il desiderio del giocatore di rientrare in patria e lo cede al Ponte Preta. Un’operazione economica svantaggiosa, sia per il club che per il calciatore, ma che, come suol dirsi “toglie il vino dai fiaschi”. Sócrates appare contento, ed anche autocritico, parla della sua “incapacità a sentirsi bene in una realtà differente”, invia un bacio a tutti. I suoi compagni lo salutano, Galli con amicizia, Antognoni, ancora in attesa di rientrare, esprime il rammarico perché il Dottore non è stato aiutato ad inserirsi, Passarella lo comprende, ma, aggiunge, “io sarei rimasto per riscattarmi”. L’addio di Sócrates durerà oltre un mese. Il Ponte Preta non è in grado di far fronte agli impegni economici sottoscritti; il calciatore vuole essere reintegrato in rosa, ma la Fiorentina ha in mano una sua liberatoria: “non è più un giocatore viola”.

Il 21 agosto si presenta, bermuda e canottiera rossa, allo stadio di Viareggio per seguire Monza-Fiorentina (0-3). Il pubblico si divide tra chi grida “buffone, buffone” e chi lo applaude. L’accordo definitivo con il Flamengo arriverà l’11 settembre e il 13 sarà a Rio. Nel suo lungo addio traccia un bilancio della sua avventura a Firenze (“una bella città, un pubblico meraviglioso, anche se con posizioni contrastanti nei miei confronti”): “l’esperienza in Italia è stata valida, ma ho imparato che non avrei mai dovuto lasciare il mio paese”. Il mio inserimento fu uno choc, in una squadra lacerata, con compagni che non si rivolgevano la parola e non si passavano nemmeno la palla. Quest’anno sarebbe andata molto meglio, c’era armonia, ma “forse in serie A non sarei mai stato capace di esprimermi al massimo delle mie possibilità. Non mi considero come Zico e Maradona che hanno doti individuali eccelse. La mia qualità è mettermi al servizio del collettivo, ma per farlo debbo convincere gli altri che sono utile». 

Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira: 25 presenze in campionato con 6 reti; 4 presenze in Coppa Italia con 1 rete; 4 in Coppa UEFA con 2 reti. Totale: 33 presenze 9 reti.

Massimo Cervelli
Commissione storia Museo Fiorentina