“Giornata del malato in San Lorenzo”: il coro con tanti signesi e lastrigiani

SIGNA/LASTRA A SIGNA – E’ stata anche quest’anno la Basilica di San Lorenzo a ospitare la celebrazione diocesana in occasione della XXVI edizione della “Giornata mondiale del malato”. Un appuntamento che ha emozionato ancora una volta tutti i presenti, “guidati” dalle più importanti realtà associative del territorio fiorentino e della provincia (Misericordie, Pubbliche Assistenze, Unitalsi, […]

SIGNA/LASTRA A SIGNA – E’ stata anche quest’anno la Basilica di San Lorenzo a ospitare la celebrazione diocesana in occasione della XXVI edizione della “Giornata mondiale del malato”. Un appuntamento che ha emozionato ancora una volta tutti i presenti, “guidati” dalle più importanti realtà associative del territorio fiorentino e della provincia (Misericordie, Pubbliche Assistenze, Unitalsi, Croce Rossa, Ordine di Malta, Caritas, Agata Smeralda solo per citarne alcune) che, come ogni anno, in occasione della “Giornata”, si sono ritrovate sotto l’egida dell’Ufficio diocesano per la pastorale sanitaria dell’Arcidiocesi di Firenze. Prima con la recita del Santo Rosario, quindi con la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, per concludere la giornata con la processione aux flambeaux proprio come avviene a Lourdes durante i pellegrinaggi, la supplica rivolta alla Beata Vergine Maria e la benedizione dei malati. Un pomeriggio di emozioni forti, animato dai cori parrocchiali del Vicariato delle Signe (Santa Maria a Castagnolo, San Martino a Gangalandi, San Pietro a Malmantile, San Pietro a Porto di Mezzo, San Miniato a Signa, SS Giovanni Battista e Lorenzo a Signa, Calcinaia, Natività Lastra a Signa, Misericordia Lastra a Signa e Coroperart) e sul quale hanno avuto un forte impatto le parole pronunciate dall’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, durante l’omelia: “Gesù va incontro ai malati e per loro rappresenta la salvezza. Come nel caso del lebbroso, emarginato dalla società, fuori dall’accampamento. Un oggetto di scarto, per usare le parole di papa Francesco, perché ritenuto una minaccia per la società. Una società che purtroppo, questi “scarti”, li ha moltiplicati, nel senso che vanno curati ma fino a un certo punto, fino a quando le loro cure non rappresentano un costo troppo esoso”. Considerazioni che, in una società retta da una logica del profitto, riguardano non solo chi è malato: “Riguardano – ha aggiunto il cardinale Betori – anche chi non è produttivo o magari viene da un paese lontano ed è guardato con sospetto”. “Ma come ha detto più volte papa Francesco, alla logica dell’inequità va contrapposta la logica del dono, proprio come ha fatto Gesù che si avvicina al lebbroso e lo tocca con una mano entrando così in contatto personale con lui. La logica del dono e quella della prossimità, perché è sì giusta l’efficienza professionale ma sempre con la considerazione della persona in quanto tale”. Parole ascoltate con attenzione dai numerosi fedeli presenti all’interno della basilica. Concetti espressi riprendendo spesso le parole e i pensieri di papa Francesco ma anche il tema della “Giornata”: “Mater Ecclesiae: “Ecco tuo figlio… Ecco tua madre”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé” (Gv 19,27). Concetti che sono diventati realtà al termine della celebrazione eucaristica con la processione aux flambeaux, proprio come si fosse davanti alla grotta di Lourdes.