Alluvione, lo sfogo di Elisa: “Chi può, aiuti chi è in difficoltà. Ma lo faccia sul serio, perché ce n’è veramente bisogno”

CAMPI BISENZIO – “Chi può dare una mano si faccia avanti, ci sono tante famiglie in difficoltà: quella di Elisa è una delle storie “simbolo” dei tremendi giorni che Campi sta provando a lasciarsi alle spalle. Elisa, infatti, vive con la figlia quindicenne in via Boito e con l’alluvione della notte fra il 2 e […]

CAMPI BISENZIO – “Chi può dare una mano si faccia avanti, ci sono tante famiglie in difficoltà: quella di Elisa è una delle storie “simbolo” dei tremendi giorni che Campi sta provando a lasciarsi alle spalle. Elisa, infatti, vive con la figlia quindicenne in via Boito e con l’alluvione della notte fra il 2 e il 3 novembre ha perso la macchina e tutta la camera della figlia, che dorme al piano terra di un’abitazione che si trova in una delle zone maggiormente colpita dalla piena. “Ho un lavoro part-time come commessa, – racconta – la mia auto era una Classe A del 2012, e per il momento non posso permettermi di comprarne un’altra, i mobili della camera li avevo acquistati a settembre e devo finire di pagarli e qui siamo in affitto”. Le sue sono “stilettate”, dette sempre con grande dignità e una voce che è quella di una persona, sicuramente provata dall’accaduto, ma combattiva e che non intende arrendersi. “Non c’è nessun video o fotografia che possa rendere fino in fondo l’idea di quello che abbiamo passato, – continua il suo sfogo – sommersi dall’acqua fino al sabato mattina e con i pochi aiuti che abbiamo ricevuto inizialmente possibili solo grazie ad alcuni amici che hanno raggiunto la nostra casa a nuoto”. Non esagera Elisa e mentre parla ci mostra il video della cameretta della figlia con l’acqua che sale.

“Alle 18.30 di quel drammatico giovedì stavo tornando dal lavoro ed ero in auto in via Tosca Fiesoli, sono riuscita ad arrivare a casa dopo oltre un’ora ma la situazione è precipitata all’ora di cena. Sono scesa in camera di mia figlia e, quando ho visto l’acqua entrare dalle finestre, ho buttato in alcuni sacchi quello che sono riuscita a salvare. In pochi minuti, però, la stanza è stata sommersa da oltre un metro e mezzo d’acqua e non abbiamo potuto fare più niente”. “Ci è stato detto di spostarci ai piani alti – aggiunge – quando ormai l’acqua era già penetrata”. Poi è stato un susseguirsi di difficoltà, le più gravi ovviamente nei primi giorni dell’emergenza: “Siamo rimasti senza luce fino alla domenica e lavarsi è stato davvero complicato. Appena l’acqua è calata abbiamo iniziato a spalare il fango e in tanti ci hanno aiutate. Penso per esempio alla mia amica Francesca che ha lavato a casa sua tanti vestiti. Ma c’è stato chi ci ha portato qualcosa da mangiare, posso “solo” ringraziare tutti”. E adesso? “Lo dico molto semplicemente: viva l’arte dell’arrangiarsi e ripeto quanto già detto in precedenza: chi può, aiuti. Ma lo faccia sul serio, perché ce n’è veramente bisogno”.