San Piero a Ponti, gli alluvionati chiedono più sicurezza: “Eventi del genere non devono ripetersi”

CAMPI BISENZIO/SIGNA – “Noi vogliamo sapere di chi sono le responsabilità, se qualcuno ha commesso degli errori, è giusto che paghi. Dovete arrabbiarvi, dovete “costringere” chi si occupa della manutenzione degli argini e dei fiumi a farla meglio”: è stata un’assemblea più di ascolto, rispetto all’appuntamento del giorno precedente alla chiesa del Sacro Cuore a […]

CAMPI BISENZIO/SIGNA – “Noi vogliamo sapere di chi sono le responsabilità, se qualcuno ha commesso degli errori, è giusto che paghi. Dovete arrabbiarvi, dovete “costringere” chi si occupa della manutenzione degli argini e dei fiumi a farla meglio”: è stata un’assemblea più di ascolto, rispetto all’appuntamento del giorno precedente alla chiesa del Sacro Cuore a Campi, quella che si è svolta ieri sera nella vecchia pista da pattinaggio del circolo Rinascita a San Piero a Ponti. All’aperto, perché i locali interni si sono rivelati subito insufficienti per contenere i tanti cittadini alluvionati – almeno ducecento – dei Comuni di Campi Bisenzio e Signa che si sono presentati all’incontro con le due amministrazioni per tentare di avere delle risposte ma anche per sfogarsi. Già perché via Pistoiese divide esattamente a metà i due territori e così, oltre al sindaco di Campi, Andrea Tagliaferri (accompagnato da tutta la giunta), al tavolo erano presenti anche il sindaco di Signa, Giampiero Fossi, e il responsabile della Protezione civile comunale, Alessandro Minucci. Di fronte, assiepati, i cittadini in un’assemblea che si è protratta fino a tardi proprio per dare modo ai presenti di esternare la loro rabbia e chiedere dei chiarimenti.

Seguendo lo stesso cliché del giorno, ovvero prima riassumendo il susseguirsi degli eventi e poi ascoltando la gente. In un clima di tensione ma senza l’eccessivo nervosismo che aveva caratterizzato, almeno inizialmente, l’incontro al Sacro Cuore. “La vostra rabbia è anche la nostra rabbia”, ha tenuto a ribadire Tagliaferri che anche in questa occasione ha voluto ribadire che, nelle prime 48 ore dopo che l’acqua aveva invaso il territorio, “con i mezzi a nostra disposizione di più non era possibile fare”. “Ma suonare le campane come veniva fatto un tempo per avvertire del pericolo? (a San Mauro, per esempio, i più anziani ricordano sempre che don Pollai avvertì proprio in questo modo la popolazione nel 1966, n.d.r.)”. “Perché nessuno ci ha detto niente? Non è possibile che dal momento che c’è stata la rottura dell’argine della Marina non ci sia stato alcun avvertimento”: queste alcune delle domande più frequenti. Che sia stato un evento eccezionale nessuno lo ha messo in dubbio, ma “la prevenzione deve essere uno degli aspetti su cui le amministrazioni, non solo a Campi, devono lavorare maggiormente perché certi eventi non devono più ripetersi. E se qualcuno ha sbagliato, dovete costituirsi parte civile”: parole dettate dall’amarezza, ma pronunciate sempre con grande dignità, senza eccessi. “Purtroppo – ha aggiunto Tagliaferri – ci siamo ritrovati con una quantità d’acqua impressionante, quasi 2 milioni di metri cubi, e nei primi due giorni abbiamo fatto l’unica cosa che potevamo fare, pompare l’acqua con le idrovore che avevamo e che anche il Comune di Signa ci ha messo a disposizione”. “San Piero a Ponti – ha aggiunto – è stata l’ultima zona dove l’acqua è andata via e purtroppo questo ha rallentato anche l’invio dei soccorsi”. Poi un susseguirsi di domande e risposte fin dopo la mezzanotte. E stasera alle 21 (martedì 21) terza assemblea al circolo Risorgimento di Capalle.