L’alluvione, un mese dopo: nelle parole di Elisa “quello che resta… Anche la paura, ma poi il cuore mi vibra e appare un sorriso”

CAMPI BISENZIO – L’alluvione, un mese dopo. Il modo “migliore” per raccontare tutto quello che è successo dalla sera del 2 novembre a oggi è nelle parole scritte da Elisa Chioffi, che vive in via Boito con la figlia quindicenne e che a causa di quanto successo ha perso molto (Alluvione, lo sfogo di Elisa: […]

CAMPI BISENZIO – L’alluvione, un mese dopo. Il modo “migliore” per raccontare tutto quello che è successo dalla sera del 2 novembre a oggi è nelle parole scritte da Elisa Chioffi, che vive in via Boito con la figlia quindicenne e che a causa di quanto successo ha perso molto (Alluvione, lo sfogo di Elisa: “Chi può, aiuti chi è in difficoltà. Ma lo faccia sul serio, perché ce n’è veramente bisogno” – Piana Notizie). Lo abbiamo raccontato il 15 novembre scorso, per dare voce a chi, come nel caso di Elisa, con la piena ha visto finire sott’acqua oggetti, ricordi, una parte importante della propria vita insomma. E anche nel suo caso, così come è stato per tanti campigiani, sono stati in molti ad accorrere per darle una mano. Non solo della zona: ci preme ricordare in modo particolare la signora Maria Rosaria, di Monza, e Domenico Lucente, che invece vive a Crotone ma è legato alla Toscana che, dopo avere letto il nostro articolo, hanno telefonato alla redazione di Piananotizie per essere messi in contatto con Elisa in modo da aiutarla. In modo concreto, non solo a parole. Una storia nella storia. Così hanno fatto e anche noi li ringraziamo di cuore. Noi, però, ci fermiamo qui e ci affidiamo alle parole di Elisa con le quali vuole ringraziare tutti coloro che in qualche modo le sono stati vicini.

E’ passato un mese esatto da quel maledetta sera in cui ho toccato con mano l’immane tragedia dell’alluvione. Ancora mi sembra di essere in un frullatore di emozioni, alterno momenti di apparente tranquillità a momenti di paura e sconforto, specie quando passo per le strade e vedo ancora mucchi di ricordi distrutti, le finestre e le porte delle case spalancate perché i muri si devono asciugare, la mie cose accatastate tra la camera a la cucina e sento i rumori che rimbombano nella stanza vuota che era di mia figlia… C’e chi ancora pulisce e sembra che questo maledetto fango riaffiori in continuazione, e dove via via si scioglie affiorano oggetti di ogni tipo, oggetti che ricorderemo di avere avuto solo nel momento in cui li cercheremo di nuovo. Sì, perché nella paura e nella confusione, molti di noi hanno buttato magari anche cose che invece volevano salvare. Le mani sono ancora screpolate perché le abbiamo usate anche per scavare, gli occhi ancora sono tristi e a volte rossi perché si dorme poco, dato che, passata la stanchezza fisica, ci si sveglia all’improvviso perché si fanno sogni terrificanti. Quando incontro le persone per strada, perfetti sconosciuti, ci guardiamo in silenzio, magari proviamo ad accennare un sorriso, ma è difficile e le pacche sulle spalle di chi come me è stato messo in ginocchio è un piccolo tentativo di conforto. Nella mia mente risuonano i rumori a cui magari fino a ieri non facevo tanto caso. Siamo passati dal silenzio dei giorni sommersi dall’acqua e senza luce ai giorni in cui risuonavano i forti fruscii di ogni oggetto usato per spostare il fango, a quelli delle idropulitrici usate giorni e notte. Inizio a vedere qualche attività che ha riaperto, magari con un po’ di mobilia in meno, ma ricominciare è già tanto. E allora penso dopo trenta giorni cosa resta: resta la paura, perché adesso sappiamo cosa potrebbe aspettarci di nuovo ogni volta che il cielo si fa grigio, ma poi il cuore mi vibra e appare un sorriso.

Resta anche tutto l’Amore che ho ricevuto grazie a chi ha risposto al mio appello da posti vicini e lontani, e allora un doveroso grazie va, in primis, sempre a mia figlia Arianna che mi ha presa per mano in tutto questo tempo nonostante la sua giovane età per darmi forza, a mio babbo Paolo che è sempre al mio fianco, a Giacomo, che mi ha sopportata e supportata con Amore, a Mario Paoli, presidente del Lions Club Di Tavarnelle e a tutti i soci, a sua moglie Grazia, al piccolo Giuseppe Salerno, che ha bussato alla mia porta cercandomi per tutta la città, a Rossana, Manuela, Alessio e Alessandra, a Suky e Luana che hanno messo in piedi una raccolta fondi, a Francesco, Elena, alla piccola Anna, a Mattia e Giulia, Giulio N., Myriam, Alessandra A., Olga e Daniele, alla signora Maria Rosaria da Monza, a Domenico Lucente da Crotone, a Sara, la mia compagna di treno di ogni giorno, all’avvocato Annalisa Baroncelli, al gruppo genitori di classe in particolare a Erika e alla sua famiglia, ai compagni di scuola e al gruppo docenti dell’ITT Marco Polo di Firenze, la lista è infinita e immensa come immenso è il grazie che devo e tutti quelli che mi sono vicini ancora oggi e sono certa che non perderò mai. Un grazie anche a Pier Francesco che ha divulgato le mie parole con tanta pazienza….

Con infinita ed eterna gratitudine

Elisa Chioffi

Ps: Se ho dimenticato qualcuno chiedo scusa, ma di certo è nel mio cuore.