SESTO FIORENTINO – Nei momenti di crisi l’unità dei lavoratori ne rappresenta l’unico atto di forza, l’unica speranza. Ma alla Ginori l’unità non c’è più. Gli ultimi spiragli di riconciliazione si sono chiusi, definitivamente, questo pomeriggio con il diniego dei Cobas ad una loro presenza (seppur formale) anche nel ricevere la visita del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.
Cgil-cisl-uil avevano organizzato il presidio (come avevano fatto in altre occasioni e come hanno fatto per la cena di piazza della Chiesa) ma le polemiche delle ultime ore, compresa l’esclusione e la riammissione dei Cobas ai tavoli ministeriali, sono stati letti dal sindacato autonomo come un’onta offensiva.
Non vogliamo interpretare cose che non ci ompetono, ma anche se siamo sempre stati solidali con tutti i sindacati, Cobas compresi, stavolta non li capiamo.
Alla Ginori, meglio i 337 lavoratori della Ginori, sono di fronte ad un futuro drammatico (qualsiasi sia la dinamica con cui si svolgreranno le prossime settimane) ma stavolta non si può smettere di giocare con l’amico di uno a cui si sta antipatici solo per ripicca. Questa volta il vero rischio è che non c’è proprio più neanche il pallone con cui giocare.
E l’unità, cari tutti, è l’unico pane per sfamare i lavoratori.
D.C.