CAMPI BISENZIO – Dove andranno i voti del M5S non presente in queste elezioni amministrative? E’ quanto si chiede il portavoce Niccolò Rigacci: “Cinque anni fa il Movimento entrò in consiglio comunale a Campi Bisenzio con due consiglieri, – ricorda Rigacci – un’opposizione ferma e costruttiva nell’interesse dei cittadini e del territorio che ha avuto riscontro nel voto del 4 marzo: con 6.196 voti (27%) il Movimento si è affermato come seconda forza politica cittadina. Purtroppo il 10 giugno il M5S non sarà presente alle amministrative: dove finiranno questi voti? Sono voti che possono fare la differenza: ad esempio per il sindaco uscente Fossi fra vincere al primo turno o perdere al ballottaggio. Quindi l’elettore grillino, se prima era la peggiore specie mai vista sulla terra, ora è il più corteggiato di tutti”.
L’invito da parte di Rigacci è quello di “andare a votare”. “Fossi – prosegue Rigacci – ha arruolato un pattuglione di quasi 100 candidati giocando la partita su piccoli interessi personali, amicizie, promesse. Ovviamente scommette sul voto che ciascun candidato porterà; una strategia che farà del Palazzo un ristretto giro di amici dove ognuno vorrà la sua parte e gli interessi della comunità saranno tagliati fuori. In caso di forte astensione i voti degli ‘amici’ valgono doppio, molto meno se invece andranno a votare in tanti. Ci spiace non poter votare il Movimento, ma potremo comunque scegliere quello che ci somiglia di più. Se il voto al primo turno è importante – anche per le liste minori – all’eventuale ballottaggio sarà addirittura determinante”.
La mancata presenza dei Cinque Stelle alla competizione campigiana, spiega Rigacci, è dovuta alla “mancata certificazione da parte dello ‘staff’ milanese. Un pasticciaccio che forse si poteva evitare lavorando su due fronti: maggiore partecipazione al Meetup campigiano e migliore comunicazione fra staff e territorio”.
“Uno smacco – prosegue Rigacci – da cui il Movimento trarrà insegnamento, ma che dovrebbe far riflettere anche la parte più attiva della cittadinanza, quella che esprime comitati e associazioni e che spesso si è rivolta al Movimento per rappresentare le proprie istanze. A furia di voler essere equidistanti dalla politica e interpretare l’azione a senso unico (il cittadino chiede al politico, ma si guarda bene dal prendere posto in uno schieramento) viene il dubbio che tutto sommato va bene se a comandare sono sempre gli stessi. Forse si lotta non per cambiare, ma per un po’ di visibilità; una volta raggiunto il sindaco o l’assessore di turno per una chiacchierata o un selfie, si pensa di aver vinto la battaglia. È vero che le battaglie si fanno fuori dal Palazzo, ed è da questo che il Movimento di Campi riparte, ma farà tesoro di ciò che ha imparato in 5 anni. I tre portavoce avvicendati in consiglio hanno visto da vicino come opera una amministrazione incapace di pensare ai cittadini. Siamo convinti della necessità che il Movimento esista ancora, fuori e dentro al Palazzo, perché nessun altro attore politico è oggi adeguato a realizzare il cambiamento necessario”.