SESTO FIORENTINO – Arrivano come vedette, quasi a sondare il territorio, e poi una volta giudicato che si può fare e chiamano gli altri. E i Cavalieri d’Italia arriva nel Parco della Piana. Anche se oggi il Parco della Piana come tanti spazi verdi sono chiusi per evitare assembramenti di persone per contnere la diffusione del Coronavirus, Piananotizie vuole lo stesso viaggiore virtualmete nell’area verde per scoprire la vita dei Cavalieri d’Italia. La guida di questo viaggio virtuale è Simone Guidotti di Legambiente che gentilemente ci ha inviato le foto dei Cavalieri d’Italia da pubblicare e che ringraziamo.
I Cavalieri d’Italia nel Parco della Piana. Il racconto di Simone Guidotti
SESTO FIORENTINO – Arrivano come vedette, quasi a sondare il territorio, e poi una volta giudicato che si può fare e chiamano gli altri. E i Cavalieri d’Italia arriva nel Parco della Piana. Anche se oggi il Parco della Piana come tanti spazi verdi sono chiusi per evitare assembramenti di persone per contnere la diffusione […]

Quando arrivano i Cavalieri d’Italia e da dove?
I Cavalieri d’Italia proprio in questi giorni stanno popolando gli stagni della Piana fiorentina ed in particolare quelli del Parco della Piana di Sesto Fiorentino.
Sono piccoli trampolieri migratori che si spostano fra l’Europa e il continente africano sub-sahariano ogni anno. Solitamente il primo cavalieri della stagione lo avevamo sempre osservato fra il 14 e il 15 di marzo, una specie di “apripista” per il resto del gruppo che arriva solitamente nell’arco di una decina di giorni. La popolazione del parco della piana varia fra i 30 e i 40 individui che appena preso “possesso” del territorio, iniziano a cercare di formare le coppie e a scegliere il luogo per la “costruzione” del nido. E’ il periodo delle scaramucce, delle accanite discussioni sia fra di loro che con gli altri animali presenti negli stagni; non “sopportano nessuno”, per noi senza una logica precisa, andando ad allontanare anatre o altri trampolieri presenti anche dall’altra parte del lago. Insomma, quelli che potremmo definire “dei bei tipini”.
C’è una loro caratteristica che li distingue?
C’è una cosa però, che li rende, diciamo così, più “umani”, ed è il rituale di accoppiamento, sempre uguale e ripetuto più volte, anche in presenza di uova già deposte; potrebbero sciuparsi o andare sott’acqua visto che il nido è fatto a pelo d’acqua, e quindi conviene essere pronti eventualmente per un’altra deposizione. Quando la femmina è pronta, si posiziona con il corpo parallelo alla superficie dell’acqua, mentre il maschio, richiamato da questa posizione comincia a girarle intorno “sciacquandosi” il becco vicino a lei. Dopo diversi giri
le salta sulla schiena appoggiandosi con le lunghe zampe per incrociare i sottocoda. L’accoppiamento dura veramente due o tre secondi; ed è qui che la scena diventa “romantica”. Il maschio scendendo “abbraccia” (nel vero senso del temine) con un’ala la femmina con la quale intreccia il becco ed in questa posizione, insieme, fanno due passi, dopodiché si dividono e ognuno riprende le sue attività. Sempre così, sempre uguale, ma sempre affascinante quando li si osserva dal vero.
Dopo quanto tempo nascono i piccoli? Quali pericoli corrono?
La cova, a cui partecipano sia la femmina che il maschio, dura intorno ai 28 giorni, dopo di che escono dal guscio dei piccoli pulcini dai colori particolarmente mimetici, immediatamente pronti a zampettare ed alimentarsi in autonomia, sempre comunque sotto gli occhi attenti di entrambe i genitori, capaci di difenderli, insieme a tutti gli altri della popolazione, da eventuali rischi
di predazione; quella da cui purtroppo non riescono a difendere i pulcini è la predazione da parte della “tartarughe dagli orecchi rossi”, (per intendersi quelle belline quando sono piccole, che si portano a casa per poi abbandonarle quando diventano troppo grandi e non stanno più nella vaschettina convinti che non faranno danni , forse, non camperanno) specie alloctona che ha invaso fiumi e stagni di tutta italia espandendosi a dismisura non avendo predatori.
Quando se ne vanno via? Qui non resta mai nessuno?
Tra la fine di agosto e i primi di settembre, tutti i Cavalieri, compresi i nuovi nati già capaci di volare, si riuniscono per intraprendere il viaggio di ritorno nei territori di svernamento. Ma siccome noi a Sesto non ci facciamo mancare
niente, quello passato è stato il quinto inverno in cui un Cavaliere d’Italia ha svernato nei nostri stagni, peraltro affiancato nell’ultimo da un altro individuo che ad agosto 2019 non è partito per la migrazione per un problema ad un’ala che non gli permetteva lunghi voli (ora si è completamente rimesso). La natura ci riserva sempre delle grandi sorprese; a noi il compito di saperle vedere e tutelare”.
Le foto sono di Simone Guidotti gentilmente concesse a Piananotizie per questo articolo