SESTO FIORENTINO – “La Piana non sta benissimo”. Lo afferma Elena Aiazzi, responsabile Cgil per la Piana fiorentina riferendosi alla situazione lavorativa, alle molte vertenze che agitano le imprese locali. “Servirebbero più ammortizzatori, servirebbero più investimenti mirati per l’innovazione. – dice Aiazzi – Per questo sabato 25 ottobre saremo in piazza a Roma come Cgil, perché la Manovra del Governo non va bene e va cambiata”. “Siamo purtroppo a denunciare questa brutta abitudine che ha questo governo di non occuparsi del lavoro e soprattutto delle politiche di ripresa industriale. – prosegue Aiazzi – Noi siamo colpiti sulla Piana dagli effetti della situazione internazionale ma anche dalla mancanza di interventi a favore dei salari e del lavoro. Inoltre, vengono depotenziati i controlli per effetto del Decreto semplificazione, e noi qui ci troviamo situazioni purtroppo con società “guscio”, cooperative apri e chiudi, appalti di appalti quindi subappalti, dove il valore aggiunto è pochissimo e si cerca il profitto sulla pelle dei lavoratori che sono impiegati più del dovuto senza corrette remunerazioni. Queste società chiudono, falliscono per poi riaprire sotto un altro nome e continuare questa trafila. Nella Piana ogni settore ha qualche criticità: abbiamo la filiera della moda, abbiamo tutto il settore del lavoro terziario, la metalmeccanica legata alla filiera della moda e poi la logistica che sta subendo molto il calo dell’esportazione, oltre all’automotive, c’è la necessità che si attivino gli strumenti messi in campo anche dalla Regione”.
Ha aggiunto Maurizio Garofano di Fiom Cgil: “Nell’accessorio moda negli ultimi mesi sono aumentate le richieste di cassa integrazione, basti pensare che fino all’80% dei lavoratori del settore sono stati interessati da ammortizzatori sociali, ma il problema vero è che non si vede nemmeno l’elemento di ripartenza, e soprattutto stanno esaurendosi gli ammortizzatori stessi. Già abbiamo perso occupazione, e si tratta di persone che non vengono ricollocate facilmente in un settore che è comunque in ginocchio. Poi ovviamente la crisi morde un po’ dovunque, anche su altri settori, a partire dall’Automotive, con la Gkn e non solo. Urge poi il rinnovo del Contratto dei metalmeccanici”. “Abbiamo recentemente indirizzato positivamente la vertenza Contacta, call center di Mondo Convenienza: la sede resta a Campi Bisenzio, sono scongiurati i licenziamenti, ci saranno ammortizzatori sociali. – ha detto Giovanni Vangi, della Filcams Cgil – A breve incontreremo poi la dirigenza di Panorama a I Gigli, temiamo il rischio chiusura ma metteremo in campo il massimo impegno per trovare eventualmente altre soluzioni e tutelare chi ci lavora”. “La logistica è un settore legato alla produzione. – ha detto Stefano Gorelli, Filt Cgil – Stiamo andando in contro-tendenza rispetto a qualche anno fa, quando c’era un incremento continuo di manodopera. Adesso stiamo tornando indietro, e si segnale il problema degli appalti al massimo ribasso e delle loro conseguenze”.
Infine, la Filctem Cgil, insieme a Cisl e Uil di categoria, esprime “forte preoccupazione per l’emendamento che eliminerebbe di fatto la responsabilità delle imprese committenti rispetto alle irregolarità nelle filiere, un arretramento grave e incomprensibile. Questa scelta, discussa in un tavolo ministeriale da cui i sindacati sono stati esclusi, minaccia direttamente il “modello fiorentino”, da anni impegnato in un lavoro corale tra istituzioni, sindacato e imprese per contrastare lo sfruttamento. Un sistema che va rafforzato, non smantellato da norme che indeboliscono i presidi di legalità. Nel nostro territorio, anche a seguito delle inchieste della Procura di Milano e dei commissariamenti, abbiamo visto i brand intensificare i controlli con miglioramenti tangibili nelle filiere. Ora, questa proposta normativa rischia di vanificare i progressi fatti. Il rilancio del Made in Italy non può avvenire al ribasso sui diritti. Chiediamo un incontro urgente con il Ministero per avere spiegazioni e ribadire che la qualità di un prodotto passa anche dal rispetto del lavoro che lo crea”.
