FIRENZE – La Piana e il suo territorio. Vista con gli occhi – e con l’impegno – di chi lavora per la sua sicurezza idraulica, il presidente del Consorzio di bonifica Medio Valdarno, Paolo Masetti. Lo abbiamo incontrato nella sede fiorentina del Consorzio dove ci ha illustrato tutto ciò che è stato fatto, ma anche quello che resta da fare, come spiega in modo chiaro il prospetto che pubblichiamo qui di seguito. L’occasione, quindi, per fare un punto della situazione a 360 gradi, partendo da un presupposto ben preciso, ovvero che “nessun territorio è esente dal rischio”.
Negli occhi e nei pensieri di coloro che vivono nei Comuni della Piana è ancora vivo, purtroppo, il ricordo di quanto successo negli ultimi anni…
“Stiamo parlando di un’area che probabilmente, rispetto ad altre, risente di più di determinate problematiche. Un’area densamente abitata e in cui il reticolo minore e i fiumi “sono stati adattati” alla situazione piegando la natura alle esigenze dell’uomo”.
Quelli che stiamo provando a lasciarci alle spalle sono stati e sono anni complicati…
“E’ indubbio. Sono stati mesi, anni nel corso dei quali abbiamo dovuto affrontare tante situazioni spiacevoli, ma lo abbiamo sempre fatto grazie anche a una struttura, parlo per la nostra ovviamente, che dispone di grandi competenze e di altrettanta motivazione. Al tempo stesso, se fino a qualche anno fa si poteva ipotizzare che determinati eventi meteo avessero una cadenza duecentennale, adesso è saltato tutto, lo dimostra tutto quello che è successo negli ultimi trent’anni. Serve una riflessione scientifica approfondita per fronteggiarli a dovere e, non a caso, la commissione regionale deputata a farlo sta lavorando in questa direzione”.
Mi sembra di capire che non sia una situazione semplice da affrontare o mi sbaglio?
“Oggettivamente è così. Quella che abbiamo di fronte è una sfida, perché di una sfida vera e propria si tratta, e per riuscire a fare la differenza è necessario che tutti si lavori perseguendo lo stesso obiettivo e ci sia una condivisione degli intenti”.
Entriamo di più nello specifico: i cittadini possono stare tranquilli?
“Gli interventi fatti finora hanno risolto molte criticità, ma è difficile poter dire: “State tranquilli”. Purtroppo il rischio idraulico c’è e resterà. Da parte nostra abbiamo investito in manutenzione ordinaria per 27 milioni, ma non può essere sufficiente. Bisognerebbe investire nelle strutture e in modo più… strutturale, anche da parte del governo centrale. Oltre che in professionalità. Ma questo è un aspetto su cui il Consorzio di bonifica Medio Valdarno, che resta il “braccio operativo” della Regione, lo sta facendo da tempo. Se poi si vanno a guardare i numeri, dobbiamo aggiungere, sempre per quanto ci riguarda, altri 23 milioni per le somme urgenze e sempre 23 milioni per la mitigazione del rischio idraulico. E quando parlo di obiettivi comuni da perseguire, mi riferisco soprattutto a questo”.
Quale è la vostra percezione delle “lamentele” dei cittadini?
“Non sono qui da molto, ma fin da subito ho lavorato per avvicinare il Consorzio ai cittadini e non mi sono mai tirato indietro di fronte al confronto, probabilmente aiutato in questo dal precedente impegno per dieci anni come sindaco di Montelupo dove, e mi piace rivendicarlo, sono stato fra i primi sindaci ad avviare un percorso partecipato sulla Protezione civile insieme alla cittadinanza. Sono anche queste iniziative che possono contribuire a vincere la sfida di cui parlavo in precedenza”.
Stiamo entrando nella stagione più critica dal punto di vista del meteo: cosa si sente di dire ai cittadini?
“Il Consorzio ha fatto il suo lavoro e gli interventi in somma urgenza sono stati portati a termine in tempi accettabili e rispettando le esigenze del territorio. Posso garantire che stiamo continuando a fare la nostra parte in stretta collaborazione con le amministrazioni comunali e gli altri enti preposti a tutelare la sicurezza idraulica. Auspicando che si possa andare sempre di più verso un tavolo unico a cui sedersi per interfacciarsi su tutte le problematiche relative al rischio idraulico. Perché quella che mi preoccupa è l’incapacità di coordinarsi quando si hanno competenze diverse mentre, quando ci troviamo di fronte a eventi complessi, il coordinamento è fondamentale”.
