FIRENZE – Nel dibattito successivo al consiglio comunale di ieri a Firenze, in cui è stato dato il via libera al Masterplan dell’aeroporto di Firenze (e, di conseguenza, anche la partecipazione alla Conferenza dei servizi del 7 settembre), è intervenuta anche Miriam Amato, consigliere comunale di Potere al Popolo: “Ho votato convintamente contro lo sviluppo dell’aeroporto e la nuova pista perché sono incompatibili con il territorio della Piana e perché sono troppe le criticità ambientali e l’approssimazione delle risposte senza soluzioni concrete”.
“E il Pd – aggiunge -si è assunto una grave responsabilità politica che peserà sull’ambiente e sulla vivibilità dell’intera area. Innanzitutto la pista non è compatibile con la conformità urbanistica sia comunale che regionale, basta ricordare la sentenza del Tar del 2016 che ha dichiarato illegittima la variante al Pit. Nel progetto nessuna soluzione è prevista in merito al peggioramento del traffico e dell’interferenza con lo svincolo autostradale di Peretola, così come sull’inquinamento acustico. Sono ignorati gli impatti ambientali dalla vicinanza all’Arno e del rischio inondazioni, l’impatto sul Parco agricolo della Piana, l’incidenza del prosciugare i laghetti e dello spostare i fossati. Inoltre, il piano di valutazione del rischio di incidente, non prende in considerazione il contesto demografico dell’area, come se la Piana fosse un deserto mentre invece è una zona densamente antropizzata, dove sono anche previsti il nuovo stadio, la cittadella viola, la Mercafir, uno studentato, un albergo”.
“Non è difficile comprendere che la Piana imploderà con una simile amministrazione del territorio. Il progetto non affronta la questione economica-finanziaria relativa ai maggiori oneri che andranno a carico degli enti locali per la gestione delle aree di mitigazione e alle nuove infrastrutture extra aeroportuali. Prevale la logica dello sfruttamento del territorio, ignorando che l’aeroporto e le sue aree di competenza fanno parte di un ecosistema più vasto, fondamentale per la sopravvivenza delle persone, del territorio e delle relazioni paesaggistiche, su cui dovremmo invece puntare come unico sviluppo possibile dell’area”, conclude Amato.