Primo Maggio. Il sindaco Carovani “Più sicurezza sul lavoro, la drammatica esperienza di Calenzano”

SESTO FIORENTINO – Alla sicurezza sul lavoro è stato dedicato questo Primo Maggio che ha visto portare sul palco allestito in piazza Ginori le testimonianze di alcuni lavoratori e la presenza delle istituzioni e i sindacati: i sindaci di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, il sindaco di Campi Bisenzio Andrea Tagliaferri, il sindaco di Calenzano Giuseppe […]

SESTO FIORENTINO – Alla sicurezza sul lavoro è stato dedicato questo Primo Maggio che ha visto portare sul palco allestito in piazza Ginori le testimonianze di alcuni lavoratori e la presenza delle istituzioni e i sindacati: i sindaci di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, il sindaco di Campi Bisenzio Andrea Tagliaferri, il sindaco di Calenzano Giuseppe Carovani e l’assessore di Signa Federico La Placa e Elena Aiazzi della segreteria della Cgil della Piana. Sul palco un metalmeccanico ha ricordato le 32 ore di sciopero di questi ultimi mesi per richiedere il contratto collettivo di lavoro scaduto nel giugno dello scorso anno e non ancora rinnovato. Tra gli altri interventi anche quelli di una lavoratrice di Ikea che ha ripercorso la storia dei lavoratori all’interno del colosso svedese del mobile iniziato oltre venti anni fa come “isola felice” a differenza di quello che avviene oggi. Sulla sicurezza sul lavoro si è soffermato il sindaco Carovani che ha ricordato la drammatica esperienza dell’esplosione al deposito Eni di via Erbosa a Calenzano.

“E’ un’emozione per me tornare su questo palco dopo tanti anni – ha detto Carovani – La sicurezza è per noi un punto centrale. Abbiamo un’esperienza drammatica al deposito Eni che ha portato via la vita a cinque lavoratori”. E ha ricordato i nomi: Franco Marinelli, Carmine Conso, Gerardo Pepe, Franco Cirelli e Davide Baronti. “Questi lavoratori non ci sono più – ha detto il sindaco Carovani – perché le condizioni di lavoro in quel contesto, nonostante si tratti di una grande multinazionale con utili miliardari ogni anno, non erano adeguate come è stato poi accertato nelle indagini. Indagini che hanno fatto emergere una condotta che ha determinato condizioni di non sicurezza come la contemporaneità delle azioni manutentive e quelle di carico e scarico. Ma credo che ci stia dentro anche la condizione del lavoro, la catena dei subappalti e di esternalizzazione che rendono più precari e ricattabili i lavoratori sia quelli del trasporto sia quelli che fanno attività di manutenzione. Dobbiamo con forza pretendere un mutamento anche nella legislazione e nella riaffermazione di alcuni diritti fondamentali che sono stati messi in discussione dalla legislazione negli ultimi decenni. Crediamo che questa vicenda debba segnare una svolta per il nostro territorio. Abbiamo chiesto che quel deposito chiuda. Abbiamo alle spalle 60 anni e abbiamo già dato e fatto un servizio alla comunità, ora vogliamo guardare al futuro e chiediamo alle istituzioni e a Eni una nuova pagina che guardi alle energie del futuro e alla riconversione del sito”.

Foto di Roberto Vicario