Sviluppo industriale: Consorzio della Piana, prosegue l’iter per la costituzione. Pioggia di critiche da Lega e FdI

FIRENZE – Prosegue l’iter per promuovere la costituzione di un nuovo Consorzio di sviluppo industriale della Piana fiorentina, per la difesa della produzione industriale, del lavoro e del tessuto socio-economico. La commissione sviluppo economico e rurale della Regione, infatti, presieduta da Gianni Anselmi (Pd) ha dato parere favorevole a maggioranza, con il sì del Pd e del […]

FIRENZE – Prosegue l’iter per promuovere la costituzione di un nuovo Consorzio di sviluppo industriale della Piana fiorentina, per la difesa della produzione industriale, del lavoro e del tessuto socio-economico. La commissione sviluppo economico e rurale della Regione, infatti, presieduta da Gianni Anselmi (Pd) ha dato parere favorevole a maggioranza, con il sì del Pd e del M5S e il voto contrario di Lega e FdI, allo schema di statuto e al Business Plan 2025/2027 proposti dalla delibera di giunta regionale che ha istituito il consorzio. Come è stato spiegato in commissione, la legge 05/2025, ispirata dalla crisi dell’ex Gkn, “fa in modo che quell’area possa essere recuperata, valorizzata e rimessa a disposizione di altre iniziative industriali”. In sintesi il percorso da perseguire: “Prima di tutto ci si aspetta la proposizione al Comune di Campi Bisenzio di avviare una procedura di esproprio su quei terreni, successivamente il consorzio, potendo assegnare quell’area, potrà metterla a disposizione di nuove iniziative industriali, fra cui quella della ex Gkn”.  In questa fase, in cui la Regione ha preso l’iniziativa, la partecipazione al consorzio sarà limitata ai soggetti pubblici, alla Città metropolitana di Firenze, alla Camera di commercio di Firenze e al Comune di Campi Bisenzio con il coinvolgimento degli altri Comuni della Piana interessati.

Nella delibera di giunta si precisa che le adesioni dei Comuni sono in fase di acquisizione: “La legge prevede che la proposta di costituzione, oltre a individuare l’ambito territoriale di riferimento, richieda anche gli atti di adesione adottati dai soggetti interessati; questi enti hanno necessità di apportare variazioni di bilancio perché devono prevedere somme per partecipare al fondo di dotazione e per il funzionamento del consorzio; infatti, finché questo non dispiegherà le sue attività, potrà funzionare solo grazie ai contributi dei consorziati, in misura proporzionale a ciascuna partecipazione”. “Siamo davanti a uno strumento di politica industriale attiva – ha detto Anselmi – che occasionalmente può intervenire su situazioni e contesti di crisi proprio perché si occupa, non tanto di gestire l’impresa ma di creare il contesto all’interno del quale le imprese che siano scaturite da contesti di crisi, o che siano neocostituite o neoinsediate nell’area che si intende riqualificare, o già presenti e mettono in campo nuovi strumenti di investimento. Il consorzio interviene nella rigenerazione di contesti industriali critici, dismessi o a rischio dismissione o neo previsti dagli strumenti urbanistici”.  

“Questo soggetto – ha concluso – non sta sul mercato, non è un’impresa industriale ma è un soggetto che governa contesti produttivi. I costi di funzionamento, in prima battura ricadono sui soci fondatori finché non ci sono soggetti ai quali si allocano i lotti e che dovranno versare al consorzio, come corrispettivo dell’assegnazione dei lotti, tariffe in base agli oneri di urbanizzazione sostenuti o dei servizi erogati”. Per il fondo consortile ci sono 50.000 euro oltre ad una quota che la Regione ha stanziato per le spese di funzionamento. Infine, Anselmi ha ricordato la clausola valutativa della legge che prevede che la giunta informi il Consiglio sull’andamento dei consorzi.

“Sulla questione Gkn – hanno detto  il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Sandra Bianchini e il capogruppo FdI in Consiglio regionale Vittorio Fantozzi – la priorità deve essere tutelare i lavoratori, nello specifico ricollocare i circa 100 ex dipendenti che sono senza stipendio, Naspi e Tfr. La sinistra toscana invece sta portando avanti la legge sui Consorzi di sviluppo industriale per i quali non è stato chiarito uno scopo. Si parla di Business plan, ma senza definire l’attività del Consorzio e citando solo i costi. Se invece qualcuno avesse chiaro lo scopo, perché non dichiararlo? Non vogliamo conoscere segreti industriali, vogliamo capire come verranno utilizzati soldi pubblici e quali strumenti di valutazione saranno adottati per definire il raggiungimento dello scopo del Consorzio. Per questo abbiamo chiesto di udire i soci pubblici che andranno a farne parte (Regione, Comune di Campi Bisenzio, Città metropolitana di Firenze e Camera di commercio di Firenze), ma la nostra richiesta è stata respinta. perché l’unica cosa certa è che la Regione Toscana investirà 1 milione in tre anni; di questo milione, 300.000 euro serviranno a stipendiare il presidente del Consorzio (che da Statuto gode di una indennità di carica in misura non superiore al 70% dell’emolumento spettante ai dirigenti regionali responsabili di settori complessi) e 270.000 euro altri due dipendenti per i primi tre anni.  È paradossale che la Regione si sia già preoccupata dell’indennità del presidente quando non sa neanche a cosa servirà il Consorzio”.

“Non sarà creando il consorzio che daremo risposte a quelle persone che ancora oggi cercano di capire quale sarà il loro futuro”: a dirlo, in riferimento ai lavoratori della ex Gkn, è Elena Meini, capogruppo in Consiglio regionale della Lega. “Innanzitutto restiamo convinti che non sia opportuno che la Regione partecipi direttamente al Consorzio industriale, in quanto si ricrea quella commistione tra chi dovrebbe controllare e chi dovrebbe gestire. Ma, al di là di questo aspetto, credo che con questa proposta si crei un vero e proprio “mostro” che sarà pagato a caro prezzo dai cittadini e, in particolare, dal Comune di Campi Bisenzio. Oltre a ciò, rileviamo come il Business plan appaia incompleto, direi vuoto, visto che manca anche l’impegno di spesa da parte dei soggetti coinvolti che ancora non sappiamo quali saranno, così come non sono state sentite le associazioni di categoria. In merito, poi, alle spese notiamo un impegno significativo, sia per la copertura dello stipendio del presidente che di due unità lavorative, senza però sapere per fare cosa, visto che si prevedono spese per la sede (9.000 euro) per consulenze per le buste paga e la contabilità (oltre 5.000 euro) e così via dicendo. Ma ciò che più ci spaventa è la questione, non secondaria, dell’esproprio: infatti, il cuore del provvedimento è proprio l’esproprio dell’immobile, senza che venga specificato il piano industriale, senza una specificazione del tipo di produzione e senza neanche analizzare i costi di questa operazione”.