SESTO FIORENTINO – Si dice che prevenire sia meglio che curare, ma per chi cerca di seguire questa filosofia affidandosi al sistema sanitario nazionale diventa difficile, come ci racconta il marito di una signora che si doveva sottoporre ad uno screening oncologico alla mammella. La donna, 59enne e con precedenti familiari con tumori alla mammella, dopo avere ottenuto la ricetta del medico curate per effettuare una “ecografia mammaria bilaterale più mammografia bilaterale” inizia la trafila per prendere il posto.
“Mi sono recato dal giorno successivo alla prescrizione, al Cup metropolitano 2-3 volte la settimana- racconta il marito – per cercare di fissare una prenotazione per l’esecuzione degli accertamenti richiesi, ma ogni volta mi è stato risposto che la lista di attesa era chiusa e non era possibile effettuare la prenotazione. Mi sono allora recato all’ ISPO per chiedere delucidazioni e la risposta è stata che come ISPO, mettevano a disposizioni un massimo di circa 300 prestazioni mensili. Il 14 novembre scorso mi sono recato nuovamente al Cup metropolitano alla Scatola nera della Asl ed è stata fissata una prenotazione all’Ospedale di Borgo San Lorenzo”. Un poco lontano, dicono i due coniugi infatti è a 50 Km circa dalla residenza, ma non importa e anche se la data per lo screening è un poco in là pazienza si sono detti: la prima disponibilità è per il 31 ottobre 2017.
“Nonostante la prevista attesa di ben 351 giorni – racconta il marito – ritenevo che in fondo, considerando i numerosi tentativi effettuare per la prenotazione da oltre 2 mesi ci potevamo considerare fortunati”. Ma non è finita qui.
“Da un’attenta lettura del foglio di prenotazione – racconta il marito – ho scoperto che la prenotazione assegnata era unicamente per una Rx mammografica bilaterale e non per ‘ecografia mammaria bilaterale più mammografia bilaterale’ come prescritto dal medico curante. Tornato per l’ennesima volta allo sportello del Cup e fatto presente il disguido e mi sono sentito rispondere che non sarebbe stato possibile effettuare le prestazioni richieste, congiuntamente in quanto esse non risultavano disponibili in nessuna struttura della provincia di Firenze”.
La situazione appare alquanto grottesca.
“Lo screening oncologico – racconta l’uomo – è un intervento sanitario di prevenzione cosiddetta secondaria, cioè finalizzata alla diagnosi precoce del tumore o anche delle alterazioni che possono precederne l’insorgenza e che esso si esegue su persone sane, che non presentano disturbi, in fasce di età considerate potenzialmente a rischio di insorgenza ed è rivolto alle donne di età 45 -74 anni, essendo mia moglie discendente di antenate e di consanguinee con precedenti tumorali alla mammella e nell’età compresa tra i 45 e 74 anni, onde non trascorrere notti insonni, per poter eseguire lo screening richiesto dal proprio medico curante dovrebbe effettuare le prestazioni richieste, a pagamento, presso ambulatori privati?”