CAMPI BISENZIO – Prima sono stati sommersi dall’acqua, adesso sono circondati dai rifiuti. Sono le ditte con sede nella zona industriale del Comune di Campi Bisenzio, in via Fratelli Cervi. Che, a distanza di un mese dalla piena che ha sconvolto la vita di cittadini e aziende, stanno combattendo per vedere smaltite quanto prima le montagne di macerie che prima del 2 novembre erano parte della merce stipata nei rispettivi magazzini. Anche se è di ieri la notizia che Alia ha definito una procedura operativa che consenta alle utenze non domestiche (artigianali, commerciali, industriali e di servizio) di richiedere l’intervento di rimozione dei rifiuti derivanti appunto dall’alluvione, garantendo la corretta filiera di gestione dei rifiuti sopra individuati (tutte le informazioni al link Alluvione Imprese 2023 – Alia Servizi Ambientali Spa). Un problema comunque non da poco, come è nel caso di “Novità Home”, realtà attiva sul territorio da trent’anni e specializzata nella vendita all’ingrosso di complementi arredo e oggettistica per la casa. Seimila metri quadrati di superficie invasi da quasi due metri d’acqua. Già, perché oltre alla Marinella si è aggiunta anche quella del Bisenzio, provocando qualcosa che si spiega difficilmente se non sui vede con i propri occhi.



Così, tutto quello che era meticolosamente custodito nel primo piano della scaffalatura, adesso è buono soltanto per il macero, senza contare gli uffici, lo show room, che era uno dei gioielli dell’azienda, tutto irrimediabilmente devastato dalla piena. Con il risultato che, dopo l’acqua, adesso è il piazzale esterno dell’edificio, almeno quattromila metri quadrati di superficie, a essere completamente invaso dai rifiuti. Con difficoltà non di poco conto, anche perché, dopo una parziale risistemazione, l’attività è già ripresa, anche se facilmente immaginabile in quali condizioni. Di tutto questo ne abbiamo parlato con Laura Brandi, che insieme al marito, Stefano Cerretelli, e al figlio Tommaso, gestisce “Novità Home”.
“A darci un’idea di quello che stava succedendo, seppur parzialmente, visto che non abitiamo a Campi – raccontano – è stato l’allarme scattato sul telefono, che ci ha segnalato che le porte d’ingresso erano state sfondate”. Usano questo aggettivo, ed è un aggettivo che rende bene l’idea, visto che si tratta di porte di dimensioni tali che solo un’esplosione o, appunto, un’alluvione come quella di inizio novembre, potevano far cadere. Ed è successo tutto in pochissimo tempo, visto che all’ora di cena, quando sono usciti per tornare nelle rispettive abitazioni, “il piazzale era praticamente asciutto, mentre quando siamo potuti rientrare il quadro che si è presentato davanti nostri occhi è stato desolante. Con oltre metà della merce distrutta e un capannone intero da ripulire. Il sabato e la domenica, quando l’acqua lentamente è andata via, fra amici e volontari eravamo in sessanta qui dentro”. E adesso che la situazione, rifiuti esclusi ovviamente e per la quale si aspettano delle risposte, sta tornando molto gradualmente alla normalità, la domanda che ricorre più spesso è una sola: “Abbiamo ripristinato magazzini e uffici e abbiamo anche ripreso a spedire: ma, guardando avanti, siamo sicuri che non succeda più?”. Come darli torto…