Il sindaco Emiliano Fossi ora alla prova dei fatti: può permettersi solo di fare meglio del passato

CAMPI BISENZIO – Non se lo aspettava neanche il sindaco Emiliano Fossi di raggiungere oltre il 62% dei consensi. Lo ha ammesso candidamente a TV Prato nel corso dell’intervista in diretta a cui si è sottoposto ieri pomeriggio in piazza Dante dinanzi a qualche centinaio di sostenitori e a due “avversari” sgominati sul campo, Alessandro […]

CAMPI BISENZIO – Non se lo aspettava neanche il sindaco Emiliano Fossi di raggiungere oltre il 62% dei consensi. Lo ha ammesso candidamente a TV Prato nel corso dell’intervista in diretta a cui si è sottoposto ieri pomeriggio in piazza Dante dinanzi a qualche centinaio di sostenitori e a due “avversari” sgominati sul campo, Alessandro Tesi e Paolo Gandola.
Della vittoria di Fossi non si può dir niente visto che (anche se il problema resta nella sua interezza (ovvero l’astensionismo) il 51% dei campigiani ha espresso il voto e quindi, norma democratica, la maggioranza ha votato e la maggioranza ha decretato indiscutibilmente la vittoria di uno dei 6 candidati in lizza. Il sindaco di Campi non potrà essere definito una “anatra zoppa” come sarebbe stato se si fosse andati al ballottaggio (con un leggermente più alto livello di astensionismo).
Fossi ha strapazzato tutti: Paolo Gandola (Pdl) e i “pezzi da ’90” del suo partito che hanno fatto passerella a Campi. A partire da Giovanardi che aveva scatenato una polemica contro un ex assessore per via di un parcheggio in Ztl contestato, per finire all’ex ministro Gelmini e la sua passerella per gelaterie (e scuole). Fossi non si è risparmiato nello strapazzare la destra fiera di Giovanni Brandino e la sinistra movimentista di un coraggioso Michele Di Paola. Fossi non ha risparmiato neanche il pacato “grillino” Niccolò Rigacci, che ha avuto un difficile impatto con la politica vera (ma si rifarà di sicuro), e l’esperto Alessandro Tesi (nonostante la giovane età).
Fossi ha anche dato una strigliata (con i fatti, per lo meno le urne hanno parlato per lui) all’ex Imperatore Adriano Chini che, dopo le batoste prese alle primarie e durante la campagna elettorale, ha incassato la bastonata finale sui lividi con quell’11% in più (preso da Fossi) rispetto alla sua performance del 2008. Peccato, che la legislatura Chini si sia chiusa tra le polemiche e non con la presentazione di un ottimo bilancio conclusivo per gli ultimi risultati incassati dalla giunta che è andata sfaldandosi tra polemiche e veleni.
Fossi ha adesso un solo problema: far bene. Anzi far meglio di quanto sia stato fatto sinora.