SIGNA – Grande partecipazione ieri sera all’incontro a San Mauro a Signa dedicato all’esperienza dei gruppi di controllo di vicinato che ha visto la presenza di Francesco Caccetta, maggiore dei Carabinieri (r) ideatore del progetto originale del controllo di vicinato in Italia. L’incontro, promosso dall’amministrazione comunale, è stato introdotto dall’assessore alla Polizia locale Eleonora Chiavetta, con i saluti del sindaco Giampiero Fossi e del comandante della Polizia locale Fabio Caciolli.
“È stato un incontro davvero importante e ben riuscito – ha commentato l’assessore Chiavetta – che ci ha permesso di incontrare i coordinatori dei sette gruppi di controllo di vicinato attivi a Signa, confrontarci su ciò che è stato fatto e ciò che si può ancora costruire insieme. Un incontro partecipato grazie alla presenza di Francesco Caccetta, massimo esperto nell’ambito degli studi sulla sicurezza urbana e la sicurezza partecipata e in generale sulla prevenzione del crimine. Spunti di riflessione anche per noi amministratori locali che dobbiamo supportare e promuovere questi tipi di iniziative”. Da tempo una delle attività di supporto alle forze dell’ordine e alle Polizie locali, è senza dubbio l’intervento dei cittadini autorganizzati nei gruppi di controllo di vicinato, un modello di sicurezza partecipata che vede Signa, nell’ambito della Piana fiorentina, essere il primo Comune per realtà costituite.
“Se il progetto del controllo di vicinato viene applicato alla lettera – ha detto Caccetta – i risultati sono inevitabili poiché il programma, così come è strutturato e scientificamente supportato, non è destinato al fallimento. L’obiettivo primario è sviluppare iniziative volte a promuovere le migliori condizioni di libertà e sicurezza, reali e percepite. Per questo il controllo di vicinato si articola su tre fasi o elementi che sono inscindibili e consequenziali. Tre pilastri che consistono nel recupero della coesione sociale dei cittadini in una determinata via, zona o quartiere, l’eliminazione delle vulnerabilità ambientali e comportamentali e la competenza nel fare segnalazioni qualificate alle forze dell’ordine. Serve, dunque, sviluppare un percorso di condivisione del senso di appartenenza, mutua assistenza e vigilanza reciproca. Così come occorre ridefinire il rapporto con le forze dell’ordine e con le Polizie locali con le quali bisogna dialogare con competenza considerando le loro aspettative in termini di segnalazioni qualificate”.
Secondo Caccetta, però, non riusciremo mai a evitare i furti con la sola coesione sociale e con le segnalazioni. “L’elemento imprescindibile del progetto – ha affermato – è proprio quello di non far trovare al ladro ciò che più desidera: i nostri beni. Oltre a creare più possibili ostacoli, con piccoli ma numerosi stratagemmi che lo infastidiscano e lo pongano in condizioni di passare da una condizione adrenalinica a una ansiogena, o da una condizione di agio ad una di disagio e quindi di rinuncia, dobbiamo eliminare la disponibilità dell’obiettivo adeguato. Non ha senso essere vigili e attenti a quello che accade fuori di casa, confidando nell’onnipresenza di vicini in ogni ora del giorno e della notte, lasciando poi i nostri beni a disposizione del ladro più sprovveduto. Insomma, chi riesce ad entrare in casa, non deve trovare niente da rubare, oppure deve faticare per cercare la refurtiva con conseguenze psicologiche che inducano il malvivente alla rinuncia. Per questo il controllo di vicinato rappresenta una svolta sociale, una riconversione alla vita di cortile che richiede un atteggiamento proattivo”.
Un progetto sul quale l’amministrazione comunale di Signa ha sempre creduto. “Si tratta di una pratica comunitaria supportata dalle autorità ma praticata “dal basso”, – ha concluso il comandante Caciolli – un programma che ha come principale scopo quello di far sentire i componenti di una comunità davvero sicuri. Un esempio concreto di come, quando c’è la volontà, si possano attivare reti di sicurezza civica efficaci e legalmente riconosciute”.
