Autogestioni delle case popolari: una realtà da rilanciare

FIRENZE – Le autogestioni delle case popolari del lode fiorentino (Città metropolitana escluso l’Empolese), attualmente 216, rappresentano una realtà unica a livello nazionale. Una specificità che affonda le radici in una lunga tradizione di partecipazione diretta degli inquilini e che oggi rischia di essere messa in discussione, ma che deve invece essere difesa e rilanciata. […]

FIRENZE – Le autogestioni delle case popolari del lode fiorentino (Città metropolitana escluso l’Empolese), attualmente 216, rappresentano una realtà unica a livello nazionale. Una specificità che affonda le radici in una lunga tradizione di partecipazione diretta degli inquilini e che oggi rischia di essere messa in discussione, ma che deve invece essere difesa e rilanciata. Di questo si è discusso all’iniziativa, organizzata dal Sunia, “I’M-POPOLARE”, presso il Brillante Nuovo Teatro Lippi di via Fanfani, dove sono intervenuti Fabio Seggiani, segretario generale Sunia Firenze, Nicola Paulesu, assessore alla casa del Comune di Firenze, Luigi Paccosi, presidente Casa Spa, Matteo Palli, direttore Polis srl, alcuni responsabili delle autogestioni del Lode Fiorentino, e Stefano Chiappelli, segretario generale Sunia Nazionale.

A differenza di altri contesti, a Firenze la gestione ordinaria delle case popolari non è affidata solo agli enti proprietari, ma passa attraverso i comitati di inquilini e i responsabili di autogestione (che per circa il 60% sono iscritti al Sunia): figure elette dagli stessi residenti, che hanno il compito di coordinare interventi di manutenzione ordinaria, gestire spazi comuni, monitorare situazioni sociali e garantire coesione dentro i blocchi abitativi. In altre parole, un vero e proprio “amministratore condominiale interno”, riconosciuto dalla comunità, che gestisce risorse economiche dedicate e rende conto con un bilancio trasparente. Questo modello permette un intervento diretto e rapido: dalla riparazione delle luci nelle scale, alla cura dei giardini, fino al supporto per i problemi sociali che possono emergere nei quartieri. È un’esperienza di partecipazione civica che, nel tempo, ha contribuito a rafforzare il senso di comunità, a garantire il rispetto delle regole comuni e a favorire la convivenza.

Oggi però questo patrimonio rischia di indebolirsi, come dice Seggiani: “I responsabili di autogestione non sempre vengono coinvolti nei momenti cruciali, come l’assegnazione di nuove abitazioni. Viene così meno un passaggio fondamentale di accompagnamento e integrazione per i nuovi assegnatari, che sempre più spesso sono cittadini stranieri e che non ricevono più informazioni chiare e multilingue sul regolamento da rispettare. Senza questo collegamento, rischia di perdersi il ruolo educativo e di mediazione sociale che le autogestioni hanno svolto per decenni”

Per questo, spiega Seggiani, “nella quasi totale e grave assenza di sostegni da parte del Governo, chiediamo con forza che le istituzioni – Comune, Casa Spa e Regione – riconoscano pienamente il ruolo dei responsabili di autogestione, fornendo loro strumenti, formazione e un coinvolgimento stabile e strutturato. Non si tratta di semplice volontariato: è un lavoro prezioso, che va riconosciuto e sostenuto. Firenze può e deve continuare a essere un laboratorio nazionale, dimostrando che la partecipazione diretta degli assegnatari non solo funziona, ma è la chiave per rendere più vivibili, sicure e coese le nostre case popolari. Difendere le autogestioni significa difendere la qualità della vita nelle periferie e il futuro stesso dell’edilizia popolare. E’ un modello di gestione partecipata che, negli anni, ha dato un contributo fondamentale alla vita dei quartieri popolari fiorentini, promuovendo coesione sociale, mutualismo e cittadinanza attiva”