“Campi torni protagonista, il Pd può esserlo di nuovo”: dopo tre anni Emiliano Fossi “senza freni” – Esclusiva Piananotizie

CAMPI BISENZIO – Dopo tre anni dalla prima volta che ha varcato la porta di Montecitorio, è tornato a partecipare a un’assemblea del Partito Democratico campigiano. Lo ha fatto ieri sera, con rispetto, ma anche con assoluta determinazione. Ma anche con l’obiettivo preciso, oltre che dichiarato, di lavorare affinché il partito torni a essere protagonista […]

CAMPI BISENZIO – Dopo tre anni dalla prima volta che ha varcato la porta di Montecitorio, è tornato a partecipare a un’assemblea del Partito Democratico campigiano. Lo ha fatto ieri sera, con rispetto, ma anche con assoluta determinazione. Ma anche con l’obiettivo preciso, oltre che dichiarato, di lavorare affinché il partito torni a essere protagonista in città così da dare una mano a Campi Bisenzio, “che negli ultimi anni è uscito dai radar della discussione, a tornare centrale anche al di là del ponte di Maccione”. Parole, queste, in esclusiva per Piananotizie, di Emiliano Fossi, parlamentare, segretario regionale del Pd ed ex sindaco di Campi Bisenzio, che dopo tre anni, appunto, torna a parlare per la prima volta di quella che è sempre “la sua comunità”.

Torna a Campi dopo tre anni per partecipare all’assemblea del Partito Democratico. Ed è la prima volta che succede dal giorno delle sue dimissioni da sindaco: per mettere una riga e ripartire? “Solo” come segretario regionale del Pd o, magari, guardando anche al futuro?

“Non sono mai sparito e non c’è mai stato disinteresse, anzi. In questi tre anni sono sempre stato a disposizione, mi sono sempre interessato di quello che succedeva qui e in città con grande rispetto e affetto. Con l’accortezza di non essere “ingombrante” né per la città ma neanche per il partito e oggi guardo con un po’ preoccupazione a quello che sta accadendo. Mi pare ci sia una fase involutiva che rischia di far scomparire Campi dal dibattito politico e da una centralità che aveva guadagnato. Da ora in poi tornerò a occuparmi anche di Campi in modo più diretto e con impegno. Lo devo agli anni belli che abbiamo vissuto e ai tanti progetti che abbiamo lasciato in eredità a chi è arrivato dopo di noi”.

Prima di tutto però riavvolgiamo il nastro e andiamo a tre anni fa e al commissariamento del Comune: in questo arco di tempo non sono certo mancate le critiche nei suoi confronti. Ma lei che percezione ha avuto di tutto ciò e quale è il suo stato d’animo oggi?

“Io ho grande rispetto e affetto per Campi, come lo ho sempre avuto. So benissimo che quella interruzione anticipata non fu e non è stata capita da tanti e ha ingenerato sentimenti forti, anche di sofferenza. È stata vissuta come un tradimento dai cittadini che mi consideravano uno di loro. Lo so bene e mi dispiace davvero. Vorrei sanare quella ferita. Accadde tutto precipitosamente. La mia destinazione a Roma era prevista, di fatto, a fine legislatura. La chiusura anticipata della legislatura stessa, con la fine del governo Draghi e le elezioni anticipate, fece terminare tutto in modo precipitoso. Non c’è stato modo di parlare con la comunità e socializzare quella scelta che io reputai importante da fare oltre a essere una grande occasione per tutti. Dissi che “il ragazzo del Gorinello” andava a Roma per dire che proprio a uno di noi era stata offerta, proprio per quegli anni da sindaco in cui eravamo stati protagonisti tutti insieme. Allora Campi era sempre sui giornali locali e regionali e spesso nazionali per tante cose. Dal buon governo al nostro protagonismo sui temi come l’economia civile, la partecipazione alla gestione della Gkn con l’ordinanza sui camion, la gestione del Covid, il nostro modo da protagonisti di anticipare i temi e i punti di proposta politica, il ricorso vinto sull’inceneritore grazie alla nostra intuizione sulle opere di compensazione. Decidemmo con tutto il Pd che quella scelta però era da fare. Anche per me, quella scelta così veloce fu uno shock e io, per primo, non sono stato capace di condividerla nel modo giusto con la mia comunità, con la mia città. Il Pd l’ha vissuta, nonostante fosse d’accordo, come una colpa, sbagliando e mettendosi sulla difensiva, posizione da cui ancora oggi fa fatica a uscire. Sono qui anche perché voglio sanare quella ferita e dimostrare ancora che sono e sarò sempre quel “ragazzo del Gorinello”…”.

Nel mezzo, nel 2023, ci sono state le elezioni amministrative e il risultato emerso dalle urne, frutto di tante dinamiche, ha spostato gli equilibri politici. Non solo a Campi, ma anche nel resto della Piana: è rimasto più sorpreso o, anche in qualità di segretario regionale del Pd, più arrabbiato?

“Arrabbiato no, la politica è fatta così. Meglio l’attuale amministrazione di una destra al governo di Campi. Anche se la vittoria fu dettata da una coincidenza di più fattori che portarono una coalizione che aveva preso il 21% al primo turno, alla vittoria al ballottaggio. Tutto legittimo e giusto naturalmente. Solo che quelle condizioni particolari credo siano difficilmente replicabili. Ci furono errori anche nostri nonostante la generosità di Leonardo Fabbri, una delle migliori figure che Campi ha, che non è mai stato a sufficienza ringraziato per quel gesto di disponibilità. Credo però che sia arrivato il momento in cui questa maggioranza si assuma oneri e onori e non cada sempre nelle provocazioni nei confronti del Pd. Un accordo con loro? Sinceramente non lo so se è possibile, ma il primo passo spetta da sempre a chi ha vinto e governa”.

Quando era sindaco a Campi il Pd era il primo partito nel Comune: oggi è stato superato da Fratelli d’Italia e “costretto”, comunque su input della segretaria nazionale, a sottoscrivere il cosiddetto campo largo per avere numeri più di rilievo. Quale è la sua opinione?

“A Campi c’è da tempo una presenza forte della destra, una crescita che è il frutto di tante motivazioni, economiche e sociali in primo luogo. È un Comune, questo, dove la sinistra è storicamente più debole rispetto ad altri territori della Piana e oggi si vede. Con noi, invece, c’era una realtà ben identificabile, proprio perché eravamo innovativi e rappresentavamo la forza politica della città. Non solo il Pd, ma anche la lista civica che portava il mio nome, contraddistinta dal colore arancione e che insieme al Pd era l’altra forza a doppia cifra della città. Come si arresta l’avanzata della destra? Può essere un tema di confronto? Provo a rispondere dicendo che qui vicino, a Sesto e a Calenzano, per esempio, è successo e sta succedendo tuttora che un confronto tra le varie politiche di sinistra e centro-sinistra ci sia stato e ci sia. Calenzano è un Comune dove la presidenza del consiglio è stata assegnata al Pd. Qui a Campi credo debba essere chiarito il rapporto con la destra essendoci un presidente del consiglio che era il candidato di Fratelli d’Italia. Potrebbe essere questo il primo passo da compiere per l’attuale maggioranza: siamo vicini alla metà della consiliatura, perché non pensare a un rinnovamento della presidenza del consiglio comunale e delle commissioni? Sarebbe un gesto simbolico e politico di buona volontà. Non è una questione di poltrone, ma di volontà politica e di dare segnali di disponibilità. Facciano loro il primo passo, recidano il rapporto con la destra e provino a costruirlo con noi”.

Una domanda sull’operato dell’attuale amministrazione comunale campigiana bisogna che gliela faccia: lasciando da parte gli incarichi politici, da cittadino, che idea si è fatto?

“Mi sembra che si vada in continuità con la nostra amministrazione su molti aspetti. Vengono portate in fondo molte scelte prese da noi. Penso alla grande trasformazione del centro con la ristrutturazione di Villa Rucellai o il Palazzo Pretorio. Tutto legato a una visione di città che vedeva il centro di Campi diventare il capoluogo culturale e giovanile dell’area nord ovest di Firenze. La tramvia con il capolinea a ridosso di Villa Rucellai era legata a quel disegno e a quella visione. Su questo non ho sinceramente capito la schizofrenia della giunta. Come non so che fine abbia fatto il “Patto per Campi”, uno degli atti rivoluzionari per Campi e la previsione della nuova scuola superiore anch’essa legata alla visone di Campi che dicevo e già finanziata come progetto dall’Ente Cassa e con fondi iniziali già messi in bilancio falla Città Metropolitana. Campi è sfuggita dai radar oltre il ponte di Maccione e invece la sua forza è nel mettere a frutto la sua baricentricità ed essere protagonista. Se vogliono una mano, ci sono”.

E’ stato sindaco di Campi, ma oggi è il segretario regionale del Pd. Vuole dire qualcosa sulle recenti elezioni regionali e sul fatto che il collegio della Piana, se si parla esclusivamente di collegio 4, non sia riuscito a esprimere alcun consigliere?

“Indubbiamente dobbiamo interrogarci, così come non c’è dubbio che il Pd abbia al suo interno elementi di difficoltà, ma anche grandi potenzialità. Per crescere dobbiamo investire ancora di più sui gruppi dirigenti locali e dal locale ripartire. Dobbiamo chiederci per esempio, alle ultime regionali, quanto abbia influito sugli elettori della zona un dibattito su temi che invece erano e sono sovracomunali. Da qui la decisione di una figura delegata dal segretario regionale e dal partito regionale, non un commissario come è stato detto, che si occupi della Piana per sei mesi in modo da arrivare a un libro bianco dal quale ripartire e tornare a essere protagonisti in tutti i Comuni”.