FIRENZE – Per fare un paragone calcistico, è stata necessaria “un’entrata a gamba tesa” sull’emergenza sanitaria. Sono stati giorni a pieno regime per il neo assessore regionale Monia Monni (lavori pubblici, economia circolare, ambiente e protezione civile le deleghe principali), giorni che abbiamo provato a racchiudere in questa intervista fra un sopralluogo e l’altro, ore in cui bisogna fare in fretta e bene a trovare delle soluzioni.
Assessore, al di là dell’emergenza sanitaria, che inizio di mandato è stato?
“Al di là dell’emergenza non si può dire. Avrei preferito un inizio con più incontri, con più partecipazione, anche con più dibattito politico. Ma in questo particolare momento non è stato proprio possibile. La Protezione civile, infatti, ha un significativo ruolo di coordinamento nella gestione dell’emergenza. Tuttavia, parallelamente, sto cercando di portare avanti il mio impegno anche negli altri settori di cui mi occupo, in modo particolare i lavori pubblici e l’ambiente”.
Allo stato attuale delle cose, come vi state muovendo e per cosa vengono fatti gli sforzi maggiori?
“Intanto, sono già operative le tre centrali di tracciamento dei contatti Covid presso i poli fieristici di Arezzo, Carrara e Firenze, voluti appositamente per contrastare la diffusione del virus. Centrali per le quali sono stati formati 500 tracciatori reclutati fra medici, infermieri, tecnici sanitari della della prevenzione, assistenti sociali ma anche studenti degli ultimi anni di medicina e infermieristica. Al tempo stesso entreranno in servizio 93 medici che fanno parte della graduatoria della Protezione civile che andranno a potenziare le Usca. Mentre sono in fase di reclutamento altri 400 infermieri. Le Usca, intanto, le Unità speciali di continuità assistenziale sono aumentate da 60 a 97 e il nostro obiettivo è quello di raddoppiarle. Basti pensare che ognuna di queste riesce a portare a termine dai 7 ai 10 interventi al giorno girando in lungo e in largo sul territorio visto che il loro lavoro è a domicilio. Da qui la necessità di potenziare anche i cosiddetti “alberghi sanitari” in modo da rendere più snello e veloce tutto questo lavoro”.
Un impegno importante…
“Non c’è dubbio, un impegno importante ma essenziale per fare da filtro agli ospedali. Le terapie intensive sono state “irrobustite” e da questo punto di vista siamo abbastanza tranquilli. Ma, al tempo stesso, stiamo lavorando per creare degli spazi ospedalieri all’esterno degli stessi ospedali. Ne è riprova l’ultimo sopralluogo fatto, quello all’ex Creaf di Prato, che doveva diventare un Polo per start up e che la Regione trasformerà in un ospedale Covid con 500 posti letto. O come ne sono riprova i 53 posti letto che saranno realizzati presso l’ospedale Santo Stefano di Prato e che poi resteranno a disposizione della struttura”.
E’ vero che nei mesi scorsi non c’eravate voi al “governo” della Regione e che poi ci sono state le elezioni. Ma tutto questo lavoro non poteva essere fatto prima?
“In un’emergenza del genere, deve esserci un impegno progressivo e appropriato nelle risposte. Ma sopratutto deve esserci un impegno, anche forte, nel momento in cui serve realmente. Da parte mia, poi, proprio perché uno sforzo come questo non si può portare avanti all’infinito, la raccomandazione massima è quella di osservare tutte le normative legate alla sicurezza, proprio perché è essenziale piegare quanto prima la curva dei contagi”.
Ieri c’è stato un incontro in Regione voluto appositamente per parlare del nuovo ponte sull’Arno con tutti i soggetti interessati: cosa può dirci a tal proposito?
“Personalmente ho registrato un bel cambio di passo. Il presidente Giani ha ribadito che si tratta di un’opera strategica e che sarà finanziata per intero dalla Regione. Già fra una decina di giorni è prevista una variazione al bilancio per il primo lotto del ponte (i lotti sono tre, n.d.r.) di circa 5/6 milioni di euro in modo di andare a gara già nel 2021”.
Un’altra delle sue deleghe è quella legata all’economia circolare e alla gestione dei rifiuti…
“Ho già fatto una prima ricognizione a livello regionale in modo da avere quanto prima una fotografia più esatte possibile della situazione. Il sistema toscano, infatti, è sbilanciato fra una parte di territorio che punta sulla raccolta differenziata, con Comuni che vanno dal 30% al 90% di percentuale, e una parte con inceneritori e discariche. Quello che manca è ciò che sta nel mezzo, la “famosa” economia circolare. Sarà mia premura, perché finalmente ho la possibilità di farlo, realizzare un piano di cicli produttivi che possa valorizzarla. Come ho avuto modo di dire anche nei giorni scorsi, dobbiamo riflettere tutti insieme e scommettere su un pezzo dell’economia del futuro, che in questo ambito dovrà trovare la chiave di volta per consegnarci un sistema di produzione e consumo sostenibile, innovativo e competitivo”.