Dalla lettura al salto con la corda: Emiliano Fossi, i giorni del Covid visti da campigiano

CAMPI BISENZIO – L’idea è quella di farsi raccontare dai sindaci della Piana come hanno vissuto, da cittadini, il periodo di maggiore intensità del virus. Mesi complicati, in alcuni casi maledetti e che, più o meno inevitabilmente, hanno cambiato la vita di tanti di noi. Come amministratori, infatti, li abbiamo visti quotidianamente alla ribalta della […]

CAMPI BISENZIO – L’idea è quella di farsi raccontare dai sindaci della Piana come hanno vissuto, da cittadini, il periodo di maggiore intensità del virus. Mesi complicati, in alcuni casi maledetti e che, più o meno inevitabilmente, hanno cambiato la vita di tanti di noi. Come amministratori, infatti, li abbiamo visti quotidianamente alla ribalta della cronaca. In queste chiacchierate ci faremo raccontare invece come sono state le settimane di marzo e aprile, da persone che vivono i territori che amministrano, un aspetto che comunque gioco forza “si interseca” con il ruolo che hanno. Iniziamo con Emiliano Fossi, che, per una volta… non chiameremo sindaco e al quale daremo del tu.

Allora Emiliano, come sono stati i mesi che per fortuna ci stiamo lasciando alle spalle?

“Sono state settimane stranianti, che hanno cambiato i ritmi e le modalità di vita di ognuno di noi. Con giornate dilatate che, per quanto mi riguarda, se mi astraggo ovviamente dal mio ruolo pubblico, ho vissuto bene. E’ stata un’occasione importante per dedicare più tempo alla riflessione e per cercare di capire cosa va o meno in quella che è la vita di tutti i giorni. E’ stato un “rallentamento” che, al netto di tutto quello che stava succedendo, non mi è dispiaciuto”.

Come hai impiegato il tuo tempo?

“Innanzitutto ho avuto la possibilità di passarne di più con mia moglie e i i miei due figli. E poi, per uno come il sottoscritto che normalmente è abituato ad andare tre volte la settimana in palestra, ho dovuto ripiegare su altro e ho scoperto i prodigi (sorride) del salto con la corda. Poi, ovviamente, ho anche letto tanto e ho ripreso a studiare filosofia, da Machiavelli fino ai giorni nostri”.

Al di là della filosofia, quali sono gli ultimi due libri che hai letto?

“Di Bauman, “La società sotto assedio”, e “L’ultimo inverno di Rasputin” di Dmitrij Miropol’skij. Ma mi sono dedicato anche alla cucina (il cous cous verdure e carne e il polpo zucchine e pomodoro i piatti che hanno avuto più successo) e alla cura del giardino”.

Come siamo usciti dai mesi di chiusura e cosa ci hanno lasciato?

“Quello che ci hanno lasciato lo verificheremo fra un po’ di tempo. E una serie di spunti importanti me li ha dati proprio il libro di Bauman: senza l’apporto degli altri, non si va da nessuna parte e a Campi Bisenzio, per fortuna, abbiamo avuto tanti esempi concreti di comunità. Guardando al futuro, senza dubbio ci hanno lasciato anche un uso positivo delle nuove tecnologie oltre ad averci dato l’opportunità di riscoprire alcuni aspetti della nostra vita quotidiana che in precedenza erano stati dimenticati o accantonati”.

Da cittadino quale è la tua opinione della gestione dell’emergenza?

“In tanti, in tutte le categorie, hanno dato il peggio di loro: dalla politica ai virologi, anche alla stampa (a livello nazionale…). Ecco, mi piacerebbe che la cosiddetta parte tecnica tornasse a fare quello per cui è stata chiamata a fare e allo stesso tempo a consigliare i politici a prendere le decisioni migliori per tutti. Devo dire invece che sono stati giorni in cui “la qualsiasi” l’hanno detta un po’ tutti…”.

E ora? Cosa ci dobbiamo aspettare?

“Penso che probabilmente la parte peggiore del virus l’abbiamo già vissuta. Adesso ciò che mi preoccupa maggiormente sono le conseguenze economiche di questo periodo, che quasi sicuramente vedremo nella loro interezza in autunno. Dobbiamo farci trovare tutti pronti”.