Essenzialità e lentezza: il Cammino di Santiago raccontato dalla sestese Chiara Giorgetti del CAI

SESTO FIORENTINO – Passo dopo passo, con uno zaino e poche cose solo quelle strettamente necessarie per percorrere una strada sconosciuta dove si possono incontrare ostacoli, persone, trovare amici, ascoltare storie. A pensarci bene sembra la sintesi della vita. E’ il “Cammino di Santiago” percorso in 45 giorni dalla sestese Chiara Giorgetti. Chiara ha 31 anni, […]

SESTO FIORENTINO – Passo dopo passo, con uno zaino e poche cose solo quelle strettamente necessarie per percorrere una strada sconosciuta dove si possono incontrare ostacoli, persone, trovare amici, ascoltare storie. A pensarci bene sembra la sintesi della vita. E’ il “Cammino di Santiago” percorso in 45 giorni dalla sestese Chiara Giorgetti. Chiara ha 31 anni, ha lavorato come educatrice e fin da quando ricorda è iscritta al CAI il Club Alpino Italiano sezione di Sesto Fiorentino. E’ abituata a camminare, conosce la difficoltà delle salite e dei sentieri, sa come affrontare situazioni impreviste, è abituata a muoversi da sola e in compagnia, ma non ha mai affrontato un lungo percorso come il Cammino di Santiago di Compostela, il cui itinerario francese è di circa 800 chilometri, quello (suggerisce Wikipedia) preferito da molti. Chiara ne ha sempre sentito parlare perché il nonno, racconta “lo percorreva in bicicletta e quando ci narrava l’avventura gli brillavano gli occhi”. In famiglia tutti in qualche modo hanno avuto a che fare con il Cammino di Santiago.

“Avevo deciso di partire nel 2020 poi è arrivata la pandemia che ha bloccato tutto” dice Chiara. E così parte un anno dopo il 26 settembre del 2021 arriva a Lourdes e poi a Saint Jean Pied de Port- Roncisvalle. “Questo viaggio per me è stato come continuare ad averlo addosso – racconta – ti rimane lo splendore del silenzio e dei rumori, delle parole e degli incontri che fai durante il percorso. Resta l’essenzialità di ascoltare il proprio corpo, le proprie debolezze e la forza che si riesce a mostrare nel bisogno, il rapporto con il cibo è essenziale: si consuma quello che serve, così con l’abbigliamento si indossa ciò che è utile. Si buttano i pesi e si cammina”.

E’ forse questo il senso della vita? Lasciare i pesi che soffocano l’andare verso un obiettivo e abbeverarsi di bellezza. “Durante il viaggio ho fatto incontri di ogni tipo – racconta Chiara – e ho ascoltato storie belle. E’ stato piacevole rallentare, ascoltare il tempo e godere della lentezza. Lentezza che permette di vedere meglio luoghi e persone. Più lento vai più tempo hai questo fa nascere nuovi frutti”. Emozioni e incontri sono stati registrati da Chiara su un quaderno. Un vero diario di viaggio con moltissime tappe che potrebbe diventare un libro.

Le tappe del cammino (francese) sono state: Saint Jean Pied de Port- Roncisvalle, Roncisvalle-Zubiri, Zubiri-Pamplona, Pamplona-Puente la Reina, Puente la Reina-Estella, Estella-Los Arcos , Los Arcos-Logrono, Logrono-Navarrete, Navarrete-Azofra, Azofra-Granon, Granon-San Juan de Ortega, San Juan de Ortega-Burgos, Burgos-Hontanas, Hontanas-Itero del Castillo, Itero del Castillo-Carrion de Los Condes, Carrion de Los Condes-Terradillos de Los Templarios, Terradillos de Los Templarios-Calzadilla de Los Hermanillos, Calzadilla de Los Hermanillos-Mansilla de Las Mulas, Mansilla de Las Mulas-Leon, Leon-Oncina de la Valdoncina, Oncina de la Valdoncina, Hospital de Orbigo, Hospital de Orbigo-Astorga, Astorga-Rabanal del Camino, Rabanal del, Camino-Molinaseca, Molinaseca-Ponferrada, Ponferrada-Villafranca del Bierzo, Villafranca del Bierzo-Laguna de Castilla, Laguna de Castilla-Triacastela, Triacastela-Sarria, Sarria-Portomarin, Portomarin-Palas de Rei, Palas de Rei-Ribadiso, Ribadiso-Lavacolla, Lavacolla-Santiago. E poi l’arrivo a Santiago con la Messa con Botafumeiro e poii ancora Santiago-Negreira, Negreira-Olveira, Olveira-Finisterre, Finisterre-Muxia (bus), Muxia-Finisterre.

Il lungo cammino a volte da sola a volte con qualche amico di viaggio non è sempre stato facile. “Ho avuto una tendinite – racconta – mentre scendevo dalla Cruz de Hierro, ma sono riuscita a cavarmela”. Tanti, invece, sono stati i momenti belli. “Tra questo anche qualcosa di inatteso – racconta – come quando il 3 ottobre giorno del mio compleanno ero in cammino da alcuni giorni e gli amici che avevo incontrato e avevano saputo che avrei compiuto gli anni il giorno dopo mi hanno fatto una festa inaspettata, piacevole perché sincera”.

E poi, racconta, ci sono stati i punti di accoglienza, i posti dove dormire per i pellegrini “Quelli tipici del cammino sono gli ‘albergue’ – racconta – in cammino ci si ritrova davanti alle nostre dinamiche, vecchie e nuove, che non si può fare a meno di guardare. I pensieri camminando non si fermano e non ristagnano, ma scorrono e fluiscono, È un’esperienza che consiglio a tutti. Sono terre speciali, piene di luce, in cui si sente il passaggio delle persone che prima di noi hanno camminato lì e si riscopre il valore di tante cose che sono piccole sono le più importanti”. Lo rifaresti Chiara? “Lo rifarò”.