FIRENZE – Ha parlato della ex Gkn l’arcivescovo di Firenze, monsignor Gherardo Gambelli. Lo ha tatto nell’omelia preparata per la Santa Messa che è stata celebrata ieri pomeriggio nella cattedrale di Santa Maria del Fiore in ricordo del cardinale Silvano Piovanelli, a nove anni dalla sua morte avvenuta il 9 luglio 2016, e degli altri arcivescovi fiorentini defunti.
“Nella celebrazione di questa sera, la Parola che ascoltiamo acquista nuova luce per il carattere particolare di questa Messa: come Chiesa di Firenze facciamo grata memoria dell’Arcivescovo Silvano Piovanelli, pastore della nostra diocesi dal 1983 al 2001, nel nono anniversario della sua morte (9 Luglio 2016). Insieme con lui ricordiamo anche tutti gli Arcivescovi fiorentini, i nostri padri e pastori, che ci hanno guidato come Apostoli della nostra Chiesa. È proprio degli Apostoli che oggi ci parla la Parola di Dio. Nel Vangelo ci è stato presentato il brano di San Matteo, articolato in 3 momenti: la chiamata degli Apostoli., l’elenco dei nomi dei Dodici Apostoli e la missione dei Dodici, inviati in mezzo alla gente”.
“La chiamata è anzitutto una chiamata a seguire Gesù, il Maestro, formando comunità con lui e svolgendo la sua stessa missione: scacciare gli spiriti immondi, guarire ogni sorta di malattie e di infermità. Anzitutto quindi, stare con lui, cioè formare comunità, in cui Gesù è il centro. E quindi predicare e poter scacciare i demoni, cioè annunciare la Buona Novella e combattere la forza del male che distrugge la vita della gente e aliena le persone. Luca dice che Gesù aveva pregato tutta la notte precedente, per sapere chi avrebbe dovuto scegliere. 12 individue persone, scelte una per una, chiamate col proprio nome. Ogni scelta di Gesù è una scelta individuale. Gesù invia inizialmente i suoi Apostoli in messo alla gente di Israele, ma sappiamo che dopo la risurrezione l’invio sarà esteso a tutti i popoli della terra: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
“Oggi siamo qui riuniti per ricordare coloro che sono stati Apostoli della nostra Chiesa fiorentina. Anzitutto il cardinale Silvano Piovanelli, nell’anniversario, il nono, della sua morte. Insieme con il Capitolo, i sacerdoti presenti, i familiari, i fedeli, e insieme con quanti oggi lo hanno ricordato e lo ricordano: i tanti preti da lui ordinati, tra cui il sottoscritto, con animo grato eleviamo la nostra preghiera di suffragio per lui, per don Silvano. Tutti noi gli siamo riconoscenti, perché ha lasciato davvero una scia di bene e di grazia, con il suo modo affabile, simpatico, arguto e ironico, da vero toscano. La sua lunga vita è per noi esempio di abnegazione, di una profonda spiritualità, di una vita di preghiera nutrita dall’amore per la Parola di Dio. Ha toccato tante vite nella sua lunga esperienza terrena, dai primi anni nel Mugello, dagli anni del Seminario a Cestello, alla esperienza pastorale a fianco di Mons. Facibeni a Rifredi, sua prima destinazione come prete. Qui ebbe origine la sua forte sensibilità sociale, l’attenzione per il mondo del lavoro che contraddistinse poi il suo magistero episcopale. Proprio oggi quattro anni fa venivano licenziati gli operai della Gkn. Questo anniversario ci spinge a sollecitare quanti hanno una responsabilità economica e politica a trovare la soluzione migliore per quanti sono rimasti senza lavoro. La missione della Chiesa sarà sempre quella di difendere la dignità dei lavoratori”.
“Al Seminario Minore di Montughi, di cui fu a lungo Vicerettore, accanto al Rettore Monsignor Bartoletti, dove ha incrociato la vita di tanti giovani, molti dei quali divenuti poi sacerdoti, alcuni dei quali anche qui presenti stasera. Dalla lunga esperienza pastorale nella parrocchia di Castelfiorentino e infine come Arcivescovo di Firenze fino al 2001, senza dimenticare poi il suo instancabile servizio come Arcivescovo Emerito, un servizio che proseguì finché la malattia glielo impedì nell’ultimo anno della sua vita, ormai ultranovantenne. Ogni uomo è sempre più di sé stesso, è intreccio di quanti ha incontrato, storie incrociate, situazioni e luoghi vissuti. Se la persona è relazione, le relazioni si hanno con gli altri e con altro, e quindi ce le portiamo dentro non solo come ricordo, ma come impasto della nostra umanità e della nostra vita. Nel suo testamento, dettato negli ultimi tempi quando oramai, minato dalla malattia, era allettato al Convitto Ecclesiastico, il Cardinale Silvano ha fatto una sintesi della sua vita e del suo pensiero, il distillato di ciò che dimorava nel segreto del suo cuore, e che ha ispirato la sua vita di credente, di prete e di Vescovo: “Io sono nato povero e nonostante una vita piena di contatti con tante persone, tante situazioni e nonostante il mio percorso nella Chiesa, sono rimasto povero e quindi non ho nulla da lasciare; ho da lasciare soltanto amore. L’amore con cui ho cercato di incontrare gli altri; e ora che sono ai momenti ultimi della mia vita, intendo fare, mettendo tutto nelle mani di Dio, il dono di me al Signore. È un dono rinnovato e sento che il Signore sta per accoglierlo”...”.
“La sintesi di una vita, la sintesi della vita di un uomo che sa che è il momento di restituire il dono ricevuto, il talento ricevuto, e lo ha veramente restituito, noi lo sappiamo, abbondante di frutti. È questo l’orizzonte nel quale il Cardinale Silvano si è sempre mosso; l’orizzonte verso il quale il suo sguardo era costantemente diretto, uno sguardo di speranza verso Cristo e la sua misericordia fedele e accogliente. Quando l’anima è puntata su questo orizzonte, allora si diventa più essenziali, più veri, ed è possibile dire, senza retorica e finzioni: “Ho da lasciare soltanto amore”. Il testamento del cardinale Piovanelli è un canto di felicità: felice per il dono della fede, del Sacerdozio, di avere servito il Signore e la sua Chiesa, felice di avere avuto i suoi genitori e la sua famiglia, felice per i suoi Superiori a cominciare dal suo Parroco di Ronta e soprattutto il suo grande modello ispiratore, il Cardinale Elia dalla Costa. E non dimentica di ringraziare il Signore per i sui immediati predecessori, il Cardinale Florit e specialmente il Cardinale Benelli, suo immediato predecessore e suo maestro nell’ episcopato”.
L’elenco degli Apostoli che abbiamo ascoltato nel Vangelo, si estende, con l’azione dello Spirito Santo, grazie alla successione apostolica, fino ad oggi. Un antico Padre della Chiesa, Sant’Ireneo, scriveva nel II secolo: “tutti coloro che vogliono conoscere la verità, possono osservare in ogni chiesa la tradizione degli Apostoli, manifestata in tutto il mondo. Noi possiamo enumerare coloro che dagli Apostoli furono stabiliti vescovi nelle chiese, e i loro successori, fino ad oggi”. Un elenco che cavalca i secoli fino ad oggi. Ed è con questi sentimenti di gratitudine, che ricordiamo i nostri vescovi: Elia, Ermenegildo, Giovanni, Silvano. La Chiesa di Firenze ha avuto grandi padri nell’epoca a noi più vicina. Come ci ricorda la Lettera agli Ebrei, quando si poggia su un numero così grande di testimoni, si può coraggiosamente camminare nella storia, vivendo la fecondità dell’appartenenza ecclesiale come dono di gioia e di luce a tutti gli uomini nostri fratelli.
“Concludo facendo mie le parole che il Cardinale Piovanelli pronunciò qui in Cattedrale nel 1989 nella celebrazione per l’anniversario della morte del cardinale Benelli: “La memoria del mio predecessore è per me e per tutti noi, benedizione. Il tempo che passa, distaccandoci dall’immediato, ci permette di apprezzare ancora di più i doni che il Signore ci ha fatto per mezzo di lui. La memoria di affetto e gratitudine diventa in questa Messa anche invocazione corale e solenne, perché questi servi della Chiesa, gli Arcivescovi di Firenze defunti, entrino nel gaudio del loro Signore e giunga in pienezza, in paradiso, il loro Alleluia, che essi, in terra, come pellegrini, hanno cantato in questa nostra chiesa fiorentina…“.