Marco Banchelli rientra in Italia

SESTO FIORENTINO – E’ rientrato dal Nepal, Marco Banchelli, il ciclo-ambasciatore della pace. Partito giusto a sei mesi dal terremoto ha avuto modo di passare dai primi drammatici pensieri di una totale devastazione al un sollievo della verifica diretta. Anche se ha preferito non recarsi nei villaggi più colpiti ma vivere principalmente la realtà del […]

SESTO FIORENTINO – E’ rientrato dal Nepal, Marco Banchelli, il ciclo-ambasciatore della pace.
Partito giusto a sei mesi dal terremoto ha avuto modo di passare dai primi drammatici pensieri di una totale devastazione al un sollievo della verifica diretta. Anche se ha preferito non recarsi nei villaggi più colpiti ma vivere principalmente la realtà del paese che oggi più che mai è rappresentata da Kathmandu e la sua valle. Dove per fortuna, il tessuto urbano dei maggiori agglomerati ha retto, anche miracolosamente. Altrimenti i morti si sarebbero contati a decine, forse centinaia, di migliaia.
“Temo che l’informazione si sia affievolita dopo le prime settimane, quasi più per imbarazzo che per abbandono – dichiara Banchelli – in un’area con 5/8 forse 10 milioni di abitanti, pochissime le abitazioni private cadute. Ed anche se con il massimo rispetto, le vittime totali della grande area urbana non hanno comunque superato che poche centinaia…”
I danni più gravi sono stati subiti proprio dagli edifici storico-artistici, ad iniziare dalla stessa Kathmandu. Meglio Patan; ancora meglio Bhaktapur, l’altra antica capitale della valle. Per i quali si è già attivata l’Unesco. Nessun problema invece per Pokhara, che pure in prime informazioni fu data per “rasa al suolo”. Come nessun problema per tutti i percorsi “trekking”.
Per cui è risultato anche semplice per Marco Banchelli il passare, fin dalle prime ore della sua permanenza, a quello che era l’obiettivo principale della sua missione: “normalizzare” la Solidarietà.
Il rimanente dei fondi raccolti 5.067 euro di 11.567  euro totali (6.500 euro erano già stati inviati dall’Italia), è stato quindi indirizzato nel “proseguire” i precedenti impegni attivi, oltre ad un’importante nuova realtà ed equamente suddivisi tra: Missione Cattolica, Mountain People (ONG Nepal) e Dirghayu Guru Hospital/7.8Nepal. Impegni e rapporti che continueranno a rimanere aperti ad ulteriori contributi tanto economici quanto di competenze.
Penso valga la pena ricordare – prosegue Banchelli – che la Missione Cattolica comprende sempre la nostra Casa della Compassione di Sister Deepa, il Centro Pastorale del direttore Caritas Nepal, Padre Pius Perumana e l’ostello di Sister Roshna… Che Mountain People è l’organizzazione dei famosi potabilizzatori d’acqua e che appunto si occupa della gente di montagna e collina e che la novità del Guru Hospital arriva grazie ad amici come Sunil Shakya e Naila Sattar consentendo anche di contribuire a sostenere progetti sanitari e lavorativi in svariati villaggi e comunità del Nepal.
Marco Banchelli sembra preoccupato in questo momento “solo” per un blocco ancora di difficile soluzione in atto presso i confini del”India: una situazione per cui auspica un sollecito intervento e mediazione da parte della comunità internazionale. “Il contributo del nostro Campo Base – dice Banchelli – mi ricorda la famosa battuta di un film, quella di Leonardo verso Benigni e Troisi, quella del 33, 33 e 33… mi sembra ci stia proprio a pennello! Come a pennello, in questo rientro di soddisfazione e sollievo e valutando nel complesso ciò che ho potuto verificare, ci stia assai bene anche il titolo stesso di quel film, con una piccola variante fondamentale, non ci resta che sorridere! E certamente, andare avanti. Dalla parte del Nepal e della solidarietà”.