“Salutiamo la seconda radice della nostra vita”: nella Pieve di Santo Stefano l’omaggio di familiari e colleghi a Matteo Petti

CAMPI BISENZIO – Un lungo applauso, i lampeggianti delle volanti accese e un “Ciao Matteo”, urlato da un collega, a squarciare il silenzio davanti alla chiesa. Un silenzio di rispetto, ma anche di tensione, di incredulità e di sofferenza. E che quell’applauso, unito a quelle due “semplici” parole, probabilmente ha sciolto. O almeno ha contribuito […]

CAMPI BISENZIO – Un lungo applauso, i lampeggianti delle volanti accese e un “Ciao Matteo”, urlato da un collega, a squarciare il silenzio davanti alla chiesa. Un silenzio di rispetto, ma anche di tensione, di incredulità e di sofferenza. E che quell’applauso, unito a quelle due “semplici” parole, probabilmente ha sciolto. O almeno ha contribuito a farlo. Si è concluso così il funerale di Matteo Petti, circondato dall’affetto di tantissime persone, prima di iniziare il suo ultimo viaggio scortato da una volante e da due agenti a bordo delle loro motociclette. Accompagnato da un altro applauso. Come se il rumore delle mani potesse coprire i singhiozzi e le lacrime che sgorgavano copiose. Piazza Matteotti, invece, ha fatto fatica a svuotarsi, nessuno sembrava voler andare via, come se Matteo dovesse tornare da un momento all’altro e il nastro degli ultimi, terribili quattro giorni potesse riavvolgersi. Ma, purtroppo, non è così: “In un momento di grande dolore come questo – ha detto il parroco, don Marco Fagotti (insieme a lui ha concelebrato don Bledar) – ciò che emerge è la bellezza di una vita donata per la sicurezza degli altri, come se anche la sua fosse una vocazione”.

Ad attendere il suo arrivo nella Pieve di Santo Stefano il dolore composto dei figli, Federica e Francesco, e dei familiari e l’abbraccio dei colleghi. Una Pieve che, come prevedibile, si è rivelata insufficiente per contenere tutti coloro che hanno voluto salutare per l’ultima volta Matteo, l’agente di Polizia morto domenica scorsa in un incidente stradale a Calenzano mentre era in motocicletta insieme alla sua compagna Alessandra Tosi, anche lei poliziotta, sempre ricoverata in ospedale. “Di fronte a morti così incomprensibili, ce lo chiediamo tutti perché sia potuto accadere. Ed è nella sofferenza più profonda che dobbiamo fidarci della risposta che solo Dio saprà darci”, ha aggiunto don Fagotti. In chiesa il sindaco di Campi Bisenzio, Andrea Tagliaferri, che non ha mai lasciato da sola la sua “vice”, insieme a tutta la giunta, il presidente del consiglio comunale, Antonio Montelatici, numerosi consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione, il Questore di Firenze, Fausto Lamparelli, e, a rappresentare rispettivamente Regione e Città metropolitana, i consiglieri Fausto Merlotti e Massimo Fratini. Ma anche il sindaco di Calenzano, Giuseppe Carovani, i Carabinieri della Compagnia di Signa e di Campi, la Polizia municipale. 

“Siamo qui a salutare la seconda radice della nostra vita. Matteo – ha detto Federica a conclusione della Santa Messa – era un uomo che onorava la divisa e e ne era orgoglioso. Ed è stato un babbo che ci ha sempre insegnato a vivere la nostra vita, seppur indipendenti e liberi, ma con lui vicino ci sentivamo protetti”. “Sono stati sufficienti questi ultimi quattro giorni – queste le parole del Questore – per capire fino in fondo quale fossero il valore e i sentimenti di Matteo, una persona estremamente sensibile e che si faceva ben volere da tutti. Un uomo con una grande passione per la Polizia e per la divisa che indossava. Era infatti a un anno dalla pensione, ma non voleva smettere di imparare cose nuove. E se come ho detto prima noi siamo come una famiglia, vogliamo far parte anche della vostra famiglia e a Federica e Francesco dico che per voi ci saremo sempre”.

Nell’esprimere la propria vicinanza ai familiari, inoltre, il Questore ha sottolineato che, “come una grande famiglia, anche la Polizia di Stato sta vivendo in questi giorni il dolore della perdita. Matteo lascerà un ricordo indelebile in quanti l’hanno conosciuto”.