Fondazione Michelucci: “Pronti al dialogo con Sgarbi”

CAMPI BISENZIO – “Se Vittorio Sgarbi accetta l’invito del sindaco a venire a vedere la chiesa di San Giovanni Battista, parteciperemo volentieri all’incontro”. Il direttore della Fondazione Giovanni Michelucci, Corrado Marcetti, commenta così la dichiarazione del critico ed ex ministro Vittorio Sgarbi sulla chiesa dell’Autostrada di Giovanni Michelucci. Nel post su facebook, Sgarbi aveva scritto: […]

CAMPI BISENZIO – “Se Vittorio Sgarbi accetta l’invito del sindaco a venire a vedere la chiesa di San Giovanni Battista, parteciperemo volentieri all’incontro”. Il direttore della Fondazione Giovanni Michelucci, Corrado Marcetti, commenta così la dichiarazione del critico ed ex ministro Vittorio Sgarbi sulla chiesa dell’Autostrada di Giovanni Michelucci. Nel post su facebook, Sgarbi aveva scritto: “Se le chiese moderne sono brutte, è colpa di architetti atei. Chiesa di San Giovanni Battista a Campi Bisenzio”. Aggiungendo foto e contatti per segnalare “obbrobri” (Qui il post). Il sindaco ha risposto sul social network invitando Sgarbi a Campi Bisenzio per un dialogo.

E gli fa eco appunto il direttore della fondazione intitolata all’architetto pistoiese, che ha sede a Fiesole e che si occupa dello studio dell’architettura e dell’urbanistica, soprattutto in relazione ai problemi delle strutture sociali, ospedali, carceri e scuole. “Siamo disponibili davvero a partecipare all’incontro con Sgarbi se viene a Campi Bisenzio – dice Corrado Marcetti – non tanto per fargli cambiare idea, quanto per illustrare la religiosità profonda che pervade la costruzione. Una religiosità che segue il tempo in cui è stata realizzata. Anzi, Michelucci anticipò i contenuti del Concilio Vaticano II con la posizione dell’altare e gli spazi di apertura verso altri culti. L’architetto non ha mai palesato professioni religiose, ma sappiamo della sua vicinanza con personaggi del calibro di don Milani e don Balducci. Era un pellegrino fuori dal coro, che andava alla ricerca e si poneva interrogativi”.

Quanto alla questione estetica, invece il direttore della fondazione ritiene che “ogni critica è legittima, ma va valutato caso per caso e l’ambiente in cui si trova. La chiesa di San Giovanni Battista è, insieme alla stazione di Santa Maria Novella, l’opera che ha avuto più presa e ha fatto breccia sul ‘popolo’. E questo è dovuto alla sua apertura e accoglienza. La chiamiamo con il suo nome, chiesa di San Giovanni Battista a Limite perché lo stesso Michelucci non aveva voluto vederla solamente ‘confinata e circondata’ dall’autostrada ma voleva fosse aperta verso la popolazione e il territorio in cui si trovava”.