CAMPI BISENZIO – Raccontare Campi. Nel giorno dell’8 marzo. Partendo da piazza 8 Marzo. Ecco come lo ha fatto Giovanni Grossi.
Ho scelto, o meglio abbiamo scelto, di abitare a Campi nel 1986 in un bilocale al quinto piano di un palazzo di via Tevere. Un bilocale con un ingresso che poteva essere considerato con un po’ di fantasia come un vano in più. All’agente immobiliare dissi che se il cielo in una stanza ci stava bene in due e mezzo sarebbe stato ancora più comodo. E così fu. Nel piazzale condominiale avevamo un posto macchina dove ci mettevo una 127 azzurro metallizzato, la mia bici di allora e una vecchia Vespa 125 primavera di colore marrone. Sull’altro lato c’era un campo che dopo poco sarebbe diventata piazza 8 Marzo. Ho sempre invidiato il mio amico Gino per la musica delle sue parole e per il fatto che di lui si sono innamorate Ornella Vannoni e Stefania Sandrelli. Ornella che ancora a 83 anni può cantare liberamente con la sua bocca di rosa parole come “conservo l’infanzia, la pratico ancora” e “bisogna imparare ad amarsi e perdonarsi, giorno per giorno, senza sapere cosa mi aspetta, ma voglio vedere”. Stefania, 71 anni, in un’intervista ricorda un episodio durante le riprese de “La chiave” di Tinto Brass: “Le scene erotiche non sono facili, quando incroci lo sguardo degli operai, dei cameramen. Così il primo giorno ho fatto una sfilata nuda, dicendo: “Sono fatta così”. Sorrisero tutti. Abbiamo sdrammatizzato”. Che bella la loro voglia di libertà, la loro capacità di scegliere. Dedico a loro la tribuna, la panchina condominiale di piazza 8 Marzo. Le panchine sono il luogo più bello dove parlarsi, abbracciarsi, dove poter dare un po’ di sfogo alla nostra voglia di libertà in mezzo alla gente. Dietro piazza 8 Marzo pedalo nel piccolo incanto del centro storico del Mulinaccio e da lì si può salire sull’argine del Bisenzio dove ci sono tre panchine con vista sul fiume, sulla passerella di San Martino, sulla Piana, sul mondo. Sono seduti due ragazzi, lui ha la faccia intimidita, lei gli chiede: “Che cosa c’è?”, lui le risponde: “C’è che mi sono innamorato di te e non mi importa di tutta l’altra gente che non sei te”. Oltre il fiume è facile perdersi tra strade, palazzi e giardini pieni di mimose in fiore. In via Tosca Fiesoli ne conto 3. Quel bel giallo è dedicato a Tosca che durante la guerra pagò con la vita la sua voglia di libertà. Nella piazza Antonio Gramsci ben rifatta ci sono due panchine che si guardano come avrebbero potuto fare Antonio e la sua moglie Julca, squadernando così la loro voglia di libertà. In piazza Dante Carlo accoglie a braccia aperte chiunque voglia mettersi accanto a lui. Carlo diceva che la poesia bella è quella che ti garba, e credo che non ci sia più bella dichiarazione di amore verso la poesia, la cultura. Carlo, in “Berlinguer ti voglio bene”, usa le parole della poesia di Prevert, Questo amore, per dichiarare il suo amore ad Alida Valli, “questo amore che ci guarda sorridendo e ci parla senza dir nulla”. In piazza Aldo Moro prendo un bicchiere d’acqua al fontanello e lo bevo alle panchine all’inizio del vialetto d’ingresso alla villa Rucellai. Gino si siede accanto a me e mi ricorda che a parlar di donne ci s’allunga la vita e che è bello lasciarsi sedurre dalla loro voglia di libertà. Ciao Gino, alla prossima, è troppo tardi, ma è presto se te ne vai.
Giovanni Grossi