FIRENZE – “Il Dpcm è in uscita con regole che penalizzano persone e imprese. E’ ormai chiaro poi che gli impegni per riaprire il commercio rimasto chiuso per la zona rossa il prima possibile, purtroppo, rimarranno disattesi”. Parole, queste, del presidente di Confesercenti Toscana, Nico Gronchi, che poi “dà i numeri”, in questo caso della crisi che stiamo vivendo, in un dettagliatissimo post su Facebook.
“Abbigliamento (escluso bambini e neonato) 7.505, calzature e articoli in pelle 1.886, orologi e articoli di gioielleria 1.134, commercio al dettaglio in altri esercizi non specializzati (non alimentari) 931, altri articoli 2.146 ; 13.600 negozi toscani che perderanno gli incassi di un sabato di dicembre. Quanto è il danno? 12.800 ambulanti di tutti i settori presenti in questa regione, 11.000 extralimentari che non sappiamo quanto e come lavoreranno in base alle interpretazioni dei sindaci. Quanto è il danno? 334.000 è il numero di ristoranti e bar del nostro paese con oltre 1,2 milioni di occupati; 19.000 fra ristoranti e pubblici esercizi in Toscana intanto chiusi con l’asporto che forse tra 7/10 giorni potranno riaprire fino alle 18. Quanto è il danno? Sono circa 950 i Centri commerciali veri e propri in Italia, oltre 2.500 tra parchi, gallerie, zone commerciali eccetera circa 70.000 in Italia. Circa 3.000 attività in Toscana che rimarranno chiuse il sabato e la domenica durante il mese dello shopping natalizio. Quanto è il danno? Ci sono agenti di commercio, ingrossi alimentari e non, i servizi eccetera che operano indirettamente in questi mondi, 8/9.000 aziende in Toscana che non hanno mercato. Quanto è il danno?”.
Poi il presidente Gronchi entra ancora di più nel merito della questione: “Lo scorso Lockdown alle imprese del commercio, della ristorazione e del ricettivo toscane è costato circa 1,2 miliardi di euro e tutti eravamo convinti, che dopo i danni e gli errori fatti, ad esempio l’aver portato in zona rossa un’intera regione nel giro di 3 giorni su dati vecchi, con questo Dpcm si sarebbero messe regole stringenti, controlli e misure di contenimento che permettessero a tutte le imprese di operare e tentare di sopravvivere. Invece no, questo Governo è ancora li a creare regole discutibili, a fare giochi di forza con le Regioni, a limitare la libertà delle persone, distruggendo posti di lavoro, intere filiere economiche e l’economia reale e se nella prima ondata della malattia la paura e le incertezze guidavano chi doveva assumere decisioni, adesso non è accettabile che a rimanere sotto le macerie sia il mondo del commercio e del turismo”.
“Regole chiare, controlli e certezza di pagare per chi sbaglia erano la strada maestra, non questo balletto giocato sulla vita di persone, famiglie e imprese. Tenere aperto negozi, ristoranti, bar, palestre, cinema e così via dicendo con regole ferree sugli accessi, sugli assembramenti, sulla sicurezza e controlli e sanzioni per chi sgarra era la strada maestra e se poi ci sono zone più complesse si chiudano le attività ma sospendendo i costi, le tasse, gli affitti e dando risorse pubbliche per far sopravvivere l’azienda. Ma è troppo più semplice chiudere tutto e promettere, con la retorica di chi sa che non potrà essere cosi, che nessuno rimarrà indietro. Sbagliare è umano ma perseverare è diabolico e questa volta nessuno sarà in grado di stimare i danni reali, ma mentre l’economia di questo paese ne uscirà colpita pesantemente, almeno una cosa è successa: il rapporto tra le persone nella vita reale e il mondo ovattato della politica e delle istituzioni si è definitivamente incrinato”.