SESTO FIORENTINO – “Domeniche, giorno normale? Pessima Ikea”, “25 anni Ikea Basta tagliare gli stipendi? #pessimaikea #ikeaonstrike Firenze” e ancora “Basta poco per crescere insieme” dove la parola insieme è cancellata e ancora “ITTIRID Ikea rovescia i nostri diritti”. Slogan affidati a magliette e volantini e che ricalcano lo “stile Ikea” della comunicazione pubblicitaria: i lavoratori della sede sestese del colosso svedese hanno raccontato così la propria protesta. Oggi sono scesi in sciopero come gli altri colleghi dei punti venditi Ikea nelle altre regioni italiane. Il primo sciopero contro l’azienda svedese. Hanno incrociato le braccia per protestare contro la decisione dell’azienda di eliminare il contratto integrativo, dando così, dicono sindacati e lavoratori, un taglio netto ai “diritti di chi lavora” che si concretizzano, spiegano, con 159 euro lorde in meno al mese.
“Il contratto integrativo non c’è più e ora non ci sono più limiti per gli orari – dice Marco Conficconi di UilTucs – in discussione c’è anche l’apertura allungata del punto vendita così come fanno altre strutture della grande distribuzione e questo potrebbe divetare un problema per chi ci lavora senza contratto integrativo”.
I lavoratori Ikea aveva già protestato un mese fa circa. “Allora l’adesione è stata del 95%” dice Conficconi.
Anche per Samanta Cacace di UilTucs “divisa” tra due part-time uno all’Ikea e uno al Carrefour che come dice “due part-time per mangiare full-time”, la scomparsa del contratto integrativo mette in difficoltà i lavoratori. “Significa che la maggiorazione che c’era per chi lavorava la domenica e i giorni festivi – dice – non c’è più. Significa non poter stare in famiglia. Scompare così il diritto al riposo. Se prima si poteva contare su una maggiorazione nei giorni festivi e la domenica del 70% adesso tutto viene livellato tra il 30 e il 50% massimo”.
Ad essere penalizzate, dicono i lavoratori, soprattutto le donne che rappresentano il 60% dei lavoratori, mentre i lavoratori part-time sono il 75% che svolgono da 24 a 30 ore.
“E’ uno sciopero contro l’atteggiamento aziendale – dice Ilaria Paolini di Filcams Cgil che mostra la maglietta con slogan di protesta – l’azienda ha fatto muro portando la trattativa ad uno scontro diretto. Noi siamo disponibilil a trattare, ma l’azienda non si muove. Premi aziendali e maggioramenti domenicali per noi sono punti intoccabili perchè è una questione di dignità”.
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