A Messa al tempo del Coronavirus: fra acquasantiere vuote e voglia di tornare alla normalità

SIGNA – Voglia di tornare alla normalità. Se il mercoledì delle ceneri ha risentito, e non poco, dell’effetto Coronavirus, con la chiesa di San Mauro semivuota, la prima domenica dopo le disposizioni della Cei in tema di celebrazioni eucaristiche, che è stata anche la prima domenica di Quaresima, ha visto la stessa chiesa piena come […]

SIGNA – Voglia di tornare alla normalità. Se il mercoledì delle ceneri ha risentito, e non poco, dell’effetto Coronavirus, con la chiesa di San Mauro semivuota, la prima domenica dopo le disposizioni della Cei in tema di celebrazioni eucaristiche, che è stata anche la prima domenica di Quaresima, ha visto la stessa chiesa piena come probabilmente non si vedeva da tempo. Con molti fedeli che delle suddette disposizioni non ne sapevano niente, con tanti fedeli che non hanno nascosto il desiderio di “riappropriarsi” della propria vita. Partendo proprio dalla partecipazione alla Santa messa domenicale. Chiare anche le parole pronunciate dal parroco, don Robert Swiderski, al momento di illustrare ai presenti quanto deciso, ovvero acquasantiere vuote (nella foto), niente scambio della pace, la Comunione con l’ostia solo nelle mani: “Ci adeguiamo, come è giusto e normale che sia, ma senza alcuna esasperazione”. Fatto sta che in pochissimi si sono espressi sui cambiamenti previsti, più che altro lo hanno fatto sul momento della Comunione, nel senso che alcuni avrebbero preferito ricevere l’ostia direttamente in bocca. Mentre il mancato scambio della pace è passato più inosservato. Stupore, invece, per le acquasantiere vuote, una delle immagini più desolanti per chi crede, ma forse anche per chi non è credente, di questo complicato momento. Un’immagine mai vista a San Mauro, amplificata dal fatto che chi era all’oscuro di tutto, fino alle parole di don Robert, non riusciva a capirne il perché. Più increduli i giovani rispetto a chi è un po’ più attempato e sicuramente ne ha viste tante. Anche se poi, una volta usciti di chiesa, per tutti è stata – o è sembrata – una domenica come le altre, una domenica, seppur piovosa, di inizio marzo. Con il giornale da comprare o gli amici da salutare per poi scambiare due chiacchiere insieme. Per fortuna verrebbe da dire, segno che piano piano tutto sta tornando al suo posto, Ma segno anche che per sconfiggere la paura, la normalità è sempre uno degli antidoti più efficaci. A tal proposito, mi piace citare un passaggio del lungo intervento di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, pubblicato sabato scorso su “La Stampa” e che sicuramente può contribuire al dibattito: “Di fronte alla “grande paura”, parla solo il messaggio della politica, unica e incerta protagonista di questi giorni. Il silenzio nelle chiese (anche se aperte) è un po’ un vuoto nella società: il libero trovarsi insieme nella preghiera sarebbe stato ben altro messaggio, anche se ci vogliono prudenza e autocontrollo. Social, radio e televisione non lo sostituiscono”.

Pier Francesco Nesti