A Roma la manifestazione per lo sciopero generale: in piazza anche la Gkn. Salvetti (Rsu): “Interi decenni non si invertono con un singolo 16 dicembre”

CAMPI BISENZIO – La testuggine, la caratteristica disposizione di piazza del Collettivo di fabbrica Gkn, è sbarcata a Roma per lo sciopero generale. Tamburi, cori, fumogeni e lo striscione Insorgiamo a sottolineare una delle più significative ed evocative vertenze del nostro Paese. Secondo Dario Salvetti, delegato Rsu Gkn, “lo sciopero generale c’è ed è un […]

CAMPI BISENZIO – La testuggine, la caratteristica disposizione di piazza del Collettivo di fabbrica Gkn, è sbarcata a Roma per lo sciopero generale. Tamburi, cori, fumogeni e lo striscione Insorgiamo a sottolineare una delle più significative ed evocative vertenze del nostro Paese. Secondo Dario Salvetti, delegato Rsu Gkn, “lo sciopero generale c’è ed è un discreto successo. Si sbagliava chi, fuori e dentro le organizzazioni sindacali, sosteneva che non ce ne fossero le condizioni. Perché invece questo sciopero generale è riuscito, nonostante tutto: nonostante manchino alcune categorie, nonostante l’inadeguata preparazione, nonostante si fosse negata la necessità fino a poco tempo fa. Per noi la contentezza per chi c’è si unisce al rammarico per chi non c’è a cominciare dalle diverse categorie che ne sono state escluse, per arrivare alle convergenze con i movimenti sociali, ambientalisti e con il movimento studentesco. Abbiamo bisogno infatti di uno sciopero generale e generalizzato capace di attraversare tutte le lotte e le vertenze che oggi ci troviamo di fronte. Uno sciopero non si misura solo sui numeri, ma sui risultati che si riescono a raggiungere in un processo di lungo periodo che non si esaurisce in un singolo appuntamento. Salari da fame, aumento dell’età pensionabile, precariato, morti sul lavoro, delocalizzazioni e così via dicendo: non sono processi che nascono ieri, ma sono il risultato di decenni di arretramenti. E se vogliamo essere seri tali decenni non si invertono con un singolo 16 dicembre ma con un percorso di mobilitazione di cui il 16 di dicembre deve essere una tappa”.

“Abbiamo bisogno infatti di uno sciopero generale – ha aggiunto – e generalizzato, capace di attraversare tutte le lotte e le vertenze che oggi ci troviamo di fronte. Uno sciopero non si misura solo sui numeri, ma sui risultati che si riescono a raggiungere in un processo di lungo periodo che non si esaurisce in un singolo appuntamento. Salari da fame, aumento dell’età pensionabile, precariato, morti sul lavoro, delocalizzazioni e così via dicendo: non sono processi che nascono ieri, ma sono il risultato di decenni di arretramenti. E se vogliamo essere seri, tali decenni non si invertono con un singolo 16 dicembre ma con un percorso di mobilitazione di cui il 16 di dicembre deve essere una tappa”.

“La nostra vertenza – ha concluso – ha dimostrato che è proprio grazie alla saldatura tra organizzazione sindacale, democrazia e Collettivo di fabbrica, territorio e movimenti è stato possibile bloccare l’ennesima predazione da parte di un fondo speculativo. Una saldatura che ha costruito da quel 9 luglio un processo sociale radicale, una vera mobilitazione di massa che ha stravolto un copione che sembrava già scritto. Noi non siamo a elemosinare i cambi di virgola dei provvedimenti del Governo. Cambi di virgola che per altro non ci concede… Noi siamo classe dirigente e abbiamo il nostro piano di rilancio del paese. Per noi, oggi, questo è solo il primo passo: questa piazza, partecipata ma ancora insufficiente, dovrà determinare un cambiamento di rotta che ribalti radicalmente i rapporti di forza nel nostro Paese. Lo diciamo fraternamente ai nostri dirigenti: se buttate via questo sciopero, non perdete credibilità voi in quanto individui. Fate perdere credibilità allo sciopero generale stesso. E questo non è permissibile. E infatti non abbiamo intenzione di permetterlo”.