A un sestese il premio per la poesia del concorso letterario Bukowski

SESTO FIORENTINO – Il sestese Lorenzo Proietti con la lirica “Come diventai un robot” ha ottenuto il Primo Premio Poesia inedita della IX edizione del Premio Letterario Nazionale Bukowski, organizzato da Associazione Culturale i Soliti ignoti in collaborazione con Giovane Holden Edizioni. Il concorso era presieduto Simona Viciani, traduttrice ufficiale di Bukowski per l’Italia, si […]

SESTO FIORENTINO – Il sestese Lorenzo Proietti con la lirica “Come diventai un robot” ha ottenuto il Primo Premio Poesia inedita della IX edizione del Premio Letterario Nazionale Bukowski, organizzato da Associazione Culturale i Soliti ignoti in collaborazione con Giovane Holden Edizioni. Il concorso era presieduto Simona Viciani, traduttrice ufficiale di Bukowski per l’Italia, si archivia con tre vincitori su 624 partecipanti e 90 finalisti. Proietti ha vinto con la seguente motivazione “Il ritmo, le assonanze e le rime scandiscono con pacatezza il racconto in versi del difficile passaggio dall’infanzia all’età adulta. L’immagine di chiusura conferisce un senso circolare al rapporto tra il bambino e l’uomo”. Il primo classificato di sezione – romanzo, racconto e poesia – riceve in premio la pubblicazione del proprio lavoro nelle collane di narrativa e poesia di Giovane Holden Edizioni.

Il Primo Premio Romanzo inedito è stato assegnato a Nicoletta Romanelli di Milano con “Il romanzo è incentrato sulla complessità del rapporto fra l’immaginazione, il contrasto dei sentimenti e l’attrazione incontrollata. La narratrice trasporta il lettore pagina dopo pagina guidandolo sapientemente verso un finale incerto e aperto. La storia è contrappuntata da passaggi di musica classica e pagine di letteratura che delineano la personalità della protagonista, dei personaggi ben tratteggiati introspettivamente e delle loro capriole all’indietro”.

“Ventidue italiani” di Monica Monetti di Stra (Venezia) ha vinto il Primo Premio Racconto inedito. La motivazione: “Il racconto si segnala per il contenuto e per l’originalità della struttura, alternando due voci narranti che si riuniscono nella conclusione. Il ricordo delle atrocità della guerra convive con una drammatica attualità di morti indotte e desolanti, e si condensa nel finale dove è espressa la convinzione che “si muore per nulla e in modo ignobile, adesso come ottanta anni fa”.