Acqua pubblica, il no di Campi a Sinistra “alla nuova holding. Perché sono stati respinti i nostri emendamenti?”

CAMPI BISENZIO – “Proprietà e gestione effettivamente pubblica dell’acqua e degli altri servizi pubblici essenziali, un ruolo decisionale effettivo delle assemblee elettive e il coinvolgimento popolare: ecco cosa chiediamo ecco dove volgiamo andare. Verso il rispetto della volontà popolare espressa con il referendum del 2011: gestione pubblica e nessun profitto sull’acqua”: ecco perché Campi a […]

CAMPI BISENZIO – “Proprietà e gestione effettivamente pubblica dell’acqua e degli altri servizi pubblici essenziali, un ruolo decisionale effettivo delle assemblee elettive e il coinvolgimento popolare: ecco cosa chiediamo ecco dove volgiamo andare. Verso il rispetto della volontà popolare espressa con il referendum del 2011: gestione pubblica e nessun profitto sull’acqua”: ecco perché Campi a Sinistra, nella persona del suo capo gruppo Lorenzo Ballerini, “ha espresso la propria forte contrarietà alla delibera per il conferimento della quota di partecipazione del nostro Comune a una nuova holding pubblica, propedeutica appunto alla realizzazione di una multiutility dei servizi. Eppure, durante la discussione – spiega Ballerini – abbiamo proposto e suggerito modifiche presentando ben tre emendamenti che però sono stati respinti dalla maggioranza senza alcuna giustificazione. A più riprese, infatti, la giunta ha ripetuto che la delibera in oggetto non aveva nulla a che fare con la multiutility: perché allora non hanno accettato la proposta di Campi a Sinistra di togliere dalla narrativa ogni riferimento a questo progetto? Perché non è stata accolta la proposta di inserire un chiaro riferimento al rispetto del referendum del 2011?”.

“Ancora, – aggiunge Ballerini – perché nonostante il tentativo di dire che in questo modo le realtà più piccole avranno più potere, la giunta non ha accolto la proposta di modifica dello statuto per permettere all’assemblea dei soci di deliberare all’unanimità? Con questo passo si è scelto di nuovo di allontanare i cittadini, i consigli comunali e i territori dalle scelte che riguardano tutti noi. C’è bisogno di altro: andare nella direzione indicata dalla cittadinanza con il referendum del 2011, con cui si era affermato un secco no ai profitti sull’acqua e sugli altri servizi pubblici, per sottrarli alle logiche aziendaliste e di mercato, al fine di avere servizi migliori, a tutela delle risorse e per costi più contenuti, rinunciando ai dividendi sul profitto. Avviare una campagna dal basso – con l’impegno alla creazione di aziende di diritto pubblico, cioè fuori dalle logiche di mercato e su cui consigli comunali e cittadini svolgono un ruolo effettivo, e ovviamente con l’esclusione della quotazione in borsa. Infine, evitare lo spezzatino aziendale che nessuno vuole, ma andare verso affidamenti per bacini omogenei e approvare la legge nazionale – voluta anche dai movimenti per l’acqua pubblica – che darebbe effettiva attuazione al referendum del 2011, che giace da anni in Parlamento”.