Al Centro per la famiglia anche un “Cesto della solidarietà”: “Chi può metta, chi non può prenda”

CAMPI BISENZIO – “Chi può metta, chi non può prenda”, la frase di San Giuseppe Moscati rappresenta perfettamente lo scopo del “Cesto della solidarietà”, iniziativa realizzata dal Centro per la famiglia di via della Pace. “Abbiamo pensato di dare vita a questa iniziativa per andare incontro alle persone che magari hanno bisogno ma provano imbarazzo […]

CAMPI BISENZIO – “Chi può metta, chi non può prenda”, la frase di San Giuseppe Moscati rappresenta perfettamente lo scopo del “Cesto della solidarietà”, iniziativa realizzata dal Centro per la famiglia di via della Pace. “Abbiamo pensato di dare vita a questa iniziativa per andare incontro alle persone che magari hanno bisogno ma provano imbarazzo a chiedere aiuto, – spiega Miriam Soldi, responsabile del Centro – così è nata l’idea del Cesto della solidarietà che abbiamo posizionato il 27 settembre. Tante persone fin dai primi giorni sono venute a lasciare qualcosa e in breve tempo si è riempito; chi vuole venire a prendere ciò di cui ha bisogno, in maniera del tutto anonima, può trovare il cesto qui nella saletta del Centro famiglia, alla quale si accede dalla chiesa di San Martino (esclusa la domenica). Si entra in chiesa e subito sulla sinistra c’è una piccola porta che conduce alla saletta, anche quando il nostro Centro è chiuso, in modo da tutelare la privacy di tutti”.

Una risposta importante e concreta di fronte ai bisogni di tante persone, soprattutto dopo la crisi dovuta al Covid. Il Centro per la famiglia si impegna da tempo infatti per rispondere al meglio ai bisogni della comunità, non solo dal punto di vista materiale “Siamo un’associazione onlus nata nel 2008 – prosegue Miriam Soldi – mentre il Centro per la famiglia è stato inaugurato il 21 novembre 2009. Abbiamo sentito la necessità di avere un luogo che fosse visibile e visitabile per le famiglie; ci occupiamo sia dell’aspetto formativo che del sostegno, dove si presentano situazioni di crisi. Sia io che mio marito siamo consulenti familiari e insieme a noi collaborano anche degli psicologi; facciamo sia colloqui individuali che di gruppo, il nostro obiettivo è quello di sostenere le persone nell’affrontare le fragilità del nostro tempo, come separazioni, malattie o lutti. Per scelta abbiamo deciso di non operare in convenzione, ma ci affidiamo alle offerte; non abbiamo delle tariffe fisse, ci piace l’idea che ciascuno dia in base a quello che può. Anche durante il lockdown abbiamo proseguito l’attività facendo le consulenze on line”.

L’associazione cerca infatti di essere vicino a coloro che si trovano a dover affrontare situazioni difficili, qualunque esse siano, dando un sostegno: “Non vogliamo che le persone si sentano sole davanti a problemi che si possono risolvere, – ha aggiunto infatti la responsabile – davanti al dolore solitamente si hanno tre tipi di risposte: c’è chi si ripiega su se stesso, chi se la rifà con gli altri e chi cerca di evadere, per noi c’è una quarta via che è quella di riconoscere la sofferenza ed elaborarla attraverso il confronto con gli altri. Adesso abbiamo aperto anche un gruppo per giovani adulti, tra i 25 e i 40 anni, che inizialmente si sono incontrati sempre online e che il 22 ottobre si sono visti per il primo incontro in presenza. Ci sono tanti ragazzi in quella fascia di età che rischiano di perdere fiducia nella vita perché sentono di non aver trovato la loro stabilità dal punto di vista affettivo o professionale e che corrono il rischio di isolarsi. Il messaggio che vogliamo far passare è che nessuna situazione della vita deve essere interpretata come persa, sappiamo che il senso di fallimento può essere devastante ma si può sempre ricominciare”. 

Valentina Tisi