Anpit Firenze: “Gkn via da Campi e non da Brunico: c’è un problema di competitività e di appetibilità del nostro territorio”

FIRENZE – “Il problema vero e non affrontato è la competitività del nostro sistema e le strategie di riconversione da adottare”: lo dice Giorgio Gargiulo, presidente dell’associazione datoriale Anpit Firenze. “Lo stiamo dicendo da giorni: dobbiamo capire perché le aziende vadano sempre via dalla nostra regione e mai decidano di investire qui. Sulla stampa si legge che l’azienda […]

FIRENZE – “Il problema vero e non affrontato è la competitività del nostro sistema e le strategie di riconversione da adottare”: lo dice Giorgio Gargiulo, presidente dell’associazione datoriale Anpit Firenze. “Lo stiamo dicendo da giorni: dobbiamo capire perché le aziende vadano sempre via dalla nostra regione e mai decidano di investire qui. Sulla stampa si legge che l’azienda ha investito nel suo stabilimento di Brunico, anziché a Campi Bisenzio, facendolo diventare un polo tecnologico all’avanguardia nello sviluppo dei motori elettrici. Non solo, l’azienda assume e cerca figure ad alto valore professionale. Non è un’azienda brutta e cattiva come la stanno dipingendo tutti coloro che non vanno alla radice del problema e che, sia nei mesi precedenti sia oggi, hanno ottenuto il solo risultato di inasprire il conflitto. È semplicemente un’azienda che decide di investire dove conviene, non a Campi Bisenzio. In una zona del Paese, dove ci sono infrastrutture che permettono di essere collegati alla Mitteleuropa, non come in Toscana dove manca un porto funzionante, un aeroporto normale, strade accessibili (al netto delle risibili ordinanze di un certo sindaco) o autostrade che si bloccano un giorno sì e l’altro pure”.  

“In più apprendiamo – aggiunge – che il problema era noto da diversi anni e che le istituzioni erano già ampiamente informate. Cosa si è fatto concretamente per venire incontro all’azienda? Si è pensato ad un percorso di riconversione? Niente, anzi, si è acuito il clima di scontro che ha prodotto quanto abbiamo visto, sebbene critichiamo fortemente le modalità di licenziamento, aliene alla nostra cultura del lavoro. C’è poi un problema nel problema: la filiera dell’auto è in crisi e la transizione ecologica, nella quale rientra anche il passaggio all’ibrido e all’elettrico, non è solo una passeggiata di salute, come ci viene venduta perché comporta investimenti di lungo periodo e perdite di posti di lavoro oggi”.