Antonio Schiavo, dalle storie nate in stazione e il suo ultimo libro alla mostra di presepi a Villa Alberti

SIGNA – Un collezionista, di Presepi, prestato alla scrittura o uno scrittore “prestato” al collezionismo? E’ davvero labile il confine che separa la vita e le principali attività, anzi le principali passioni di Antonio Schiavo. Originario di Ravello, in provincia di Salerno, ex dipendente delle Poste, vive a Signa dal 1984. E domani, giovedì 5 dicembre, […]

SIGNA – Un collezionista, di Presepi, prestato alla scrittura o uno scrittore “prestato” al collezionismo? E’ davvero labile il confine che separa la vita e le principali attività, anzi le principali passioni di Antonio Schiavo. Originario di Ravello, in provincia di Salerno, ex dipendente delle Poste, vive a Signa dal 1984. E domani, giovedì 5 dicembre, alle 16.30, nell’ambito del programma di iniziative natalizie “Dall’Ambra all’Arno”, inaugurerà la propria mostra di Presepi all’interno di Villa Alberti (qui di seguito giorni e orari per poterla visitare). Una mostra, “L’incanto del Natale”, che merita assolutamente di essere visitata e che trasmette la magia di questo periodo dell’anno: “A Ravello – racconta – abitavamo in una casa piccola e quando papà faceva il Presepe, lo allestiva come da tradizione l’8 dicembre e poi lo “smontava” il 2 febbraio, nel giorno della “Candelora” quando, si diceva, “si leva il bambino”…”.

Il frutto, come testimonia anche la foto che pubblichiamo (una riproduzione tuttavia parziale della sua collezione) dell’acquisto di Presepi completi ma anche di singoli personaggi, in quelle che sono le località dove il Presepe è “di casa”: da San Gregorio Armeno, la patria del Presepe, a Caltagirone, passando per Faenza, Vietri sul Mare e ovviamente l’Alto Adige, in particolare la Val Gardena. Tutti di materiali diversi fra loro: terracotta, legno, ceramica, porcellana. Fra questi anche un Presepe davvero particolare che rimanda ai Trulli di Alberobello. Per non parlare di quello che raffigura la Cattedrale di Ravello davanti alla quale sono raffigurati tutti gli artigiani del paese.

Ma, come dicevamo in precedenza, un’altra delle sue grandi passioni è la scrittura: Antonio, infatti, è in libreria con il suo terzo libro “Sono tristi, di sera, le stazioni” (Edizioni Albatros), una struggente storia di solidarietà e coraggio, sorretta da un protagonista che non si può evitare di amare. La storia di Nino, insegnante di italiano in una scuola elementare di Borgo Scrivia, in Piemonte, e della sua nostalgia per la vita di un tempo nel suo paese natale, Oppido Lucano. E proprio quando sta valutando di tornare in Basilicata, che immagina essere alla fine di uno dei binari della locale stazione ferroviaria, una nuova missione lo trattiene: in classe arriva infatti Fatima, una bambina proveniente dal sud del Sudan che ha raggiunto l’Italia con la famiglia dopo le sofferte vicende del Darfur. Nino, con la sua spiccata sensibilità, è il maestro perfetto per aiutare Fatima nell’apprendimento della lingua e nell’inserimento nella nuova realtà, tuttavia il suo coinvolgimento si estende oltre i confini della scuola.

E quando scopre che Appoline, la mamma della piccola, viene importunata sul lavoro e che il padre di Fatima, Idris, intende mutilare sua figlia con l’infibulazione, il maestro si batte per proteggere la bambina e sua madre. Nonostante nuovi problemi lo affliggano, pensare al futuro di Fatima diventa una priorità, anche a costo di affrontare un Idris legato ai retaggi più arcaici e brutali del suo credo. Una storia da leggere e ricca di spunti di riflessione, una storia che riflette l’epoca storica che stiamo vivendo con tutte le sue problematiche e che ci fa immergere in questioni che forse sono più grandi di noi. O forse lo sembrano soltanto.