Anva: “Condividiamo le scelte per la lotta al Coronavirus, ma Comuni e Governo sostengano la categoria”

FIRENZE – “I mercati, seppur non citati espressamente dal Dpcm del 9 marzo, rientrano fra le opzioni che i sindaci possono sospendere, in materia di assembramenti. In un momento eccezionale per il nostro Paese legato al propagarsi del Coronavirus, siamo pienamente concordi che la salute pubblica debba essere garantita come priorità irrinunciabile ed in questo […]

FIRENZE – “I mercati, seppur non citati espressamente dal Dpcm del 9 marzo, rientrano fra le opzioni che i sindaci possono sospendere, in materia di assembramenti. In un momento eccezionale per il nostro Paese legato al propagarsi del Coronavirus, siamo pienamente concordi che la salute pubblica debba essere garantita come priorità irrinunciabile ed in questo senso, pur ritenendo che i mercati siano il posto più sicuro dove acquistare, rispetto ad altre realtà, siamo disposti fare i giusti e dovuti sacrifici”. E’ quanto si legge in una nota di Anva Confesercenti.

“Occorre – prosegue la nota – che amministrazioni comunali e Governo siano consapevoli che essere ambulante significa una famiglia ed impegni economici, ed un’interruzione delle attività almeno fino al 3 aprile, avrà un forte impatto in materia di liquidità far fronte alle scadenze e alle necessità della vita giornaliera”.

Anva avanza alcune richieste ai comuni: sospensione pagamento COSAP, sospensione pagamento Tari, non conteggio delle assenze.

Altre richieste sono avanzate al Governo: sospensione scadenze INPS, finanziamenti immediati a tasso zero, cassa integrazione per tutte le tipologie di aziende, rinvio al 31 dicembre dell’obbligo dell’invio telematico degli scontrini, rinvio al 31 dicembre della lotteria, credito d’imposta per le aziende danneggiate, sospensione pagamenti bollette, mutui e finanziamenti alla aziende.

“Richieste – conclude la nota – avanzate con l’obiettivo di far sopravvivere le circa 12.000 imprese ambulanti toscane, parte integrante dei circa 200.000 a livello nazionale per un totale di 500.000 addetti. Un settore produttivo che non ha nessuna sussistenza e nessun paracadute, che vive solo del proprio lavoro”.