Area ex Hangar: in passato i dirigibili, in futuro spazio a natura, orti sociali e agricoltura

CAMPI BISENZIO – Sembra essere davvero vicino il recupero dell’ex campo di atterraggio per dirigibili a Sant’Angelo a Lecore, al confine fra i Comuni di Campi e Signa, meglio conosciuto come “area ex Hangar”. Tralasciando infatti l’ipotesi – e le polemiche – che qui potesse essere realizzato un Centro di identificazione ed espulsione per immigrati […]

CAMPI BISENZIO – Sembra essere davvero vicino il recupero dell’ex campo di atterraggio per dirigibili a Sant’Angelo a Lecore, al confine fra i Comuni di Campi e Signa, meglio conosciuto come “area ex Hangar”. Tralasciando infatti l’ipotesi – e le polemiche – che qui potesse essere realizzato un Centro di identificazione ed espulsione per immigrati clandestini (ipotesi su cui è stata scritta la parola fine nel 2017), l’unico progetto di cui si era parlato, all’inizio degli anni Cinquanta, era quello relativo a una “Città del cinema”, grazie anche all’interessamento di Giorgio La Pira, all’epoca sindaco di Firenze. Un’area, questa, che risale all’inizio del secolo scorso quando, nel 1913, fu deciso di realizzare a Campi Bisenzio una base per dirigibili su una superficie di circa 30 ettari. Alla vigilia della prima guerra mondiale, infatti, l’Italia aveva deciso di investire in maniera convinta per potenziare i nuovi mezzi aerei, puntando, oltre che sugli aeroplani, anche sui dirigibili. Sulla costruzione dell’impianto di Campi Bisenzio, come di altri simili a questo in altre parti d’Italia, tuttavia venne mantenuto un certo riserbo: poi, nel 1913, il ministro della guerra rispose a un’interrogazione confermando che si volevano costruire varie basi per dirigibili, per le quali chiedeva di non rivelare l’ubicazione. E la dichiarazione di pubblica utilità dell’impianto di Campi Bisenzio fu pubblicata con il Regio Decreto del 17 luglio 1913.

Il cantiere iniziò nel 1914, aperto dalla ditta “Giovanni Saccardi”, e nello stesso anno il campo dei dirigibili di Campi Bisenzio risulta citato in un’altra interpellanza parlamentare. Nel 1915 venne deciso anche di collegare l’aeroscalo, in via di completamento, con il telegrafo a fili, stabilendo le modalità di allaccio. Da allora fu sempre dotato di un ufficio telegrafico, con due addetti, che fungeva anche da ufficio postale, come era consueto all’epoca. Nel febbraio del 1915, poi, una relazione della Marina precisava che il “cantiere” fiorentino di Campi Bisenzio, con un hangar in ferro adatto per un dirigibile tipo M, sarebbe stato pronto per la fine di aprile. Quindi, è presumibile che l’impianto, chiamato spesso “aeroscalo di Firenze”, sia stato ultimato per l’entrata in guerra. La base di Campi Bisenzio faceva parte di un sistema che comprendeva sedi operative abbastanza prossime al fronte ed era costituita principalmente da un hangar prefabbricato in grado di costruire e ospitare un dirigibile per volta. Dunque la base non partecipò mai direttamente alle azioni belliche e fu utilizzata come cantiere di montaggio e manutenzione. In seguito, a cavallo fra il 1935 e il 1936, fu smontato per recuperare il materiale e forse per realizzare alcune strutture all’aeroporto di Peretola. Sull’area furono costruiti capannoni in cemento armato a uso depositi militari. Al passaggio del fronte della seconda guerra mondiale furono utilizzati dai tedeschi e poi fatti saltare al momento della ritirata verso nord, oltre che bombardati dagli alleati.

A partire dagli anni ’50, la zona fu impiegata per l’addestramento militare di vari reparti che avevano le caserme nell’area fiorentina e fino al 1984, in quello che è stato a tutti gli effetti un vasto poligono, si sono succedute truppe in addestramento di tiro con bombe a mano e bombe controcarro e anche carri armati M17 del 19° Battaglione Corazzato di base a Rovezzano, che arrivavano in fila indiana lungo la via Pistoiese, che allora aveva ancora la pavimentazione in cemento fatta nel ventennio.

Dopo la storia però, sempre importante, e dopo anni di abbandono, è giusto guardare al futuro. Un futuro di cui abbiamo parlato con il vice-sindaco e assessore all’urbanistica del Comune di Campi, Giovanni Di Fede. Perché in questi 30 ettari che il Comune di Campi ha acquisito dal Demanio nel 2014, l’idea è quella di renderla fruibile alla cittadinanza e per questo ha inserito il progetto di riqualificazione nel Piano triennale delle opere pubbliche 2021-2023.

“Per prima cosa – ha spiegato Di Fede – dovrà essere interamente bonificata (spesa prevista 150.000 euro mentre il costo dell’intervento dovrebbe aggirarsi sui 400.000 euro), poi potranno partire i lavori veri e propri. Il 2021 potrebbe essere l’anno in cui qui sarà realizzata un’area di di laminazione, circa 15 ettari, il resto dovrebbe vedere la luce negli anni a venire, altrimenti sarà “un’eredità” che lasceremo alla prossima amministrazione comunale. I restanti 15 ettari saranno suddivisi, in minima parte, in orti sociali e, la parte più rilevante, in un progetto di imprenditoria agricola giovanile, salvaguardando sempre quello che è l’habitat naturale, visto che, nel corso degli anni, la natura si è ripresa quell’area sviluppando una vegetazione autoctona, paludosa come in origine. Quindi tutti gli interventi di recupero dovranno preservare questa caratteristica”. “Tutto l’intervento – ha concluso Di Fede – sarà finalizzato a quello già previsto per la circonvallazione, in modo che la zona possa essere messa al centro di una vera e propria riqualificazione, non solo ambientale. Un intervento di cui abbiamo già parlato con l’assessore all’agricoltura Stefania Saccardi, che si è dimostrata da subito interessata a collaborare con un progetto di respiro regionale”.

(Le fotografie in bianco e nero, dell’Archivio Osti, sono relative agli anni della costruzione dell’hangar e alla fase di collaudo del dirigibile M6 nel 1916)