Artemisia: uscire dalla violenza durante la pandemia, tutti i numeri. Più lento il “percorso verso l’autonomia”

FIRENZE – Nell’ambito del convegno dal titolo “Uscire dalla violenza durante la pandemia: vecchie e nuove criticità” (promosso e organizzato dal Coordinamento Toscano dei Centri Antiviolenza ToSca, con il sostegno di Artemisia grazie al contributo della Fondazione Ente Cassa e Toscana Aeroporti, Progetto per Michela) accanto ai dati dei 15 Cav di ToSca, sono stati […]

FIRENZE – Nell’ambito del convegno dal titolo “Uscire dalla violenza durante la pandemia: vecchie e nuove criticità” (promosso e organizzato dal Coordinamento Toscano dei Centri Antiviolenza ToSca, con il sostegno di Artemisia grazie al contributo della Fondazione Ente Cassa e Toscana Aeroporti, Progetto per Michela) accanto ai dati dei 15 Cav di ToSca, sono stati presentati i risultati emersi da tre Focus Group realizzati con le operatrici dei Centri Antiviolenza, delle Case di accoglienza e delle avvocate dei Cav della rete ToSca. Inoltre, sono state presentate le riflessioni emerse da un focus group con 11 donne seguite dal Centro Artemisia di Firenze. Un obiettivo della ricerca presentata durante il convegno è stato infatti quello di aprire una riflessione sull’impatto della pandemia rispetto alle richieste di aiuto e ai percorsi delle donne e dei bambini in situazioni di violenza che si sono rivolti ai 15 Cav della rete ToSca da gennaio 2020 a giugno 2022, con un approfondimento sui percorsi giudiziari.

L’altro obiettivo è stato quello di analizzare i cambiamenti nelle attività e modalità di lavoro delle operatrici dei Cav e delle diverse tipologie di strutture di accoglienza che fanno capo ai Centri: Case di emergenza: 7 nel 2020, 8 nel 2021 e 5 nel 2022 con un aumento dei posti letto che da 16 nel 2020 diventano 23 nel 2022. Case rifugio: 16 nel 2020, 18 nel 2021, 19 nel 2022 con un aumento dei posti letto da 93 a 100 Case di seconda accoglienza: 5 nel 2020, 10 nel 2021, 11 nel 2022 con un aumento dei posti letto da 35 a 61.

Durante la pandemia e i vari lockdown i Cav e le loro strutture di accoglienza sono stati sempre aperti adeguando le strutture e le modalità operative alle norme di protezione dal virus. Da gennaio 2020 a giugno 2022 sono state accolte 8.580 donne (70% italiane e 30% straniere) in situazioni di violenza. Sono 7565 i figli delle donne accolte che hanno vissuto in dinamiche violente. Il 72% minorenni e il 28% maggiorenni. Nel 2020 e nel 2021 il numero dei nuovi accessi si è attestato su percentuali più basse rispetto al 2019 ed ha seguito l’andamento dei picchi pandemici (maggiori restrizioni alla mobilità hanno comportato minori accessi e contatti delle donne); nel 2022, quasi per tutti i Centri Antiviolenza, si rileva un significativo aumento dei nuovi accessi.

Nel corso della pandemia si è registrata una richiesta di maggiore supporto da parte delle donne: nel 2020 e nel 2021 sono aumentate le richieste di contatto da parte delle donne prese in carico: le richieste sono diventate sempre più complesse, articolate, multidimensionali. Questo contestualmente porta ad un aumento delle donne che restano in carico dall’anno precedente: le necessità delle donne sono diventate sempre più complesse e la pandemia ha ulteriormente accentuato alcune criticità quali la possibilità di trovare un alloggio, e un lavoro stabile con la conseguente entrata economica sufficiente a garantire l’autonomia della donna

La pandemia, quindi, ha aumentato la consapevolezza delle donne, alcuni processi hanno registrato un’escalation che ha reso evidente, in pochi mesi, quello che per anni era sembrato “tollerabile”; ma, purtroppo, allo stesso tempo è aumentata la complessità delle situazioni prese in carico dai Centri Antiviolenza e dalle strutture di accoglienza. “Lo stress generale che la comunità si è trovata a vivere, le difficoltà nella ricerca del lavoro e della casa, l’aumento delle problematiche economiche – si legge in una nota – hanno portato a un rallentamento dei percorsi di autonomia e a un aumento del carico di lavoro delle operatrici che, per sostenere le donne, si trovano a dover intervenire in molti campi differenti”.