Assemblea del Pd (2), gli interventi tra fischi e applausi

SESTO FIORENTINO – Sono stati 17 gli interventi stamani all’assemblea del Pd al circolo Rinascita, con circa 200 partecipanti, età media sui 50/60 anni. Dopo il commissario Becattini ha preso la parola Andrea Santoni. “Vorrei dire agli otto – ha detto – che anche io sono stato espulso dal partito e poi c’è stato un percorso […]

SESTO FIORENTINO – Sono stati 17 gli interventi stamani all’assemblea del Pd al circolo Rinascita, con circa 200 partecipanti, età media sui 50/60 anni. Dopo il commissario Becattini ha preso la parola Andrea Santoni. “Vorrei dire agli otto – ha detto – che anche io sono stato espulso dal partito e poi c’è stato un percorso di riavvicinamento. Possiamo avere un’occasione di ripartenza se, senza fare esami alle persone o cercare capri espiatori, guarderemo al merito della nuova classe dirigente”.

Claudia Pecchioli, ex consigliera comunale, ha detto che la commissione di garanzia ha preso una decisione grave “proporzionata a un atto grave”. “Dopo ogni distruzione – ha detto –arriva il momento della ricostruzione: già questa estate abbiamo dato una buona prova con lo stand alla Festa dell’Unità alle Cascine. Piazza Ginori e gli altri circoli non devono essere luoghi chiusi ed è giusto riaprirli da oggi. Inoltre sarebbe bello essere rivolti all’esterno, anche con il sito e i social network e la pubblicazione del bilancio”.

Dopo l’intervento di Elio Olmi, ha preso la parola Damiano Sforzi ed è stato il momento a più alta tensione dell’assemblea, con varie interruzioni tra applausi, fischi e il richiamo all’ordine da parte del commissario Becattini. A lui si è rivolto Sforzi: “Lorenzo – ha detto – apprezzo le tue parole di dialogo e apertura, mi dispiace però che le tue parole siano rimaste solo intenti. Ad agosto ti abbiamo scritto in 104 per dirti che siamo disponibili al dialogo, a condizione che si possa ricreare una condizione condivisa. Non abbiamo avuto una risposta, silenzio assoluto. Oggi si riparte con le intenzioni di unità dicendo che il sindaco ha lavorato bene ma questo è il risultato, quindi il sindaco ha lavorato male. E’ troppo facile dare la colpa solo a otto persone. Credo che si debba ripartire dal centro sinistra e credo che l’ex sindaco debba farsi da parte perché non c’è la serenità politica per arrivare all’unità che tu dici. Se continuate così date ascolto a una sola corrente”.

Hanno seguito gli interventi di Marisa Daidi che ha ringraziato i volontari per la straordinaria prova di impegno ad organizzare uno stand a Firenze, con pochi giorni di preavviso e con tanta voglia di fare. Poi hanno preso la parola Carlo Nebbiai e Marco Bottino. “Ho sentito solo riflessioni – ha detto Bottino – sulle conseguenze e non sulle cause di questa crisi sestese. Si devono a mio parere per prima cosa sanare rancori personali. Mi definiscono consigliere ‘gianassiano’, figuriamoci io pensavo di essere stato consigliere del Pd. Se si pensa di ripartire dicendo che è stata tutta colpa di otto persone e che nei dieci anni precedenti di governo a Sesto c’è stato un cratere o un vuoto pneumatico si dice una disonestà intellettuale”.

Tamara Taiti, ex assessore nella giunta Biagiotti, ha posto l’accento sull’immobilità che sta vivendo Sesto con il commissariamento del Comune, perdendo alcune occasioni importanti, come scelte all’interno della Società della salute o altre opportunità di lavoro e crescita cui la città sarà costretta a rinunciare perché manca un organo di governo politico.

Massimo Falorni ha ricordato che il peccato originale della crisi è stato la mancanza delle primarie, anche per mancanza di comunicazione tra sindaco e segretario. A Becattini ha contestato di non aver convocato un congresso prima di andare all’assemblea pubblica in piazza.

Dello stesso tenore il discorso di Camilla Sanquerin, ex segretario del Pd cittadino, intervallato da voci dal pubblico e qualche applauso. “Oggi si decide – ha detto Sanquerin – di tirare una tenda sulle macerie e su questo sipario dipingere cose positive, invece di cercare di capire cosa è crollato e perché. Se il futuro è quello del ‘partito Expo’ in cui ognuno promuove la propria identità senza contraddittorio, allora siete sulla strada giusta. Ho sbagliato a sostenere la linea di non fare le primarie ma non credo che adesso basteranno le primarie: se si vuole riconquistare Sesto bisogna ascoltare e interpretare la città”.

Gloria Conti ha ricordato come “i sestesi continuano a risentire le conseguenze del gesto di luglio” e che la partenza del tesseramento 2015, a tre mesi dalla fine dell’anno, è una cosa “imbarazzante, così come è stato lasciato questo partito, basti pensare alle condizioni in cui si trovava piazza Ginori, con una sede lasciata in condizioni vergognose”.

Dopo gli interventi di Antonio Ossi e di Alessandro Pierattini, che ha ringraziato il sindaco e parlato di ripartenza verso le nuove elezioni e necessità di ascoltare i cittadini, ha preso la parola il segretario metropolitano Fabio Incatasciato. “Un Pd che arriva diviso alle elezioni e non si chiarisce, arriva male alla competizione elettorale. Dobbiamo ricostruire un gruppo dirigente forte e ci vogliono programmi chiari. La porta non è chiusa per nessuno. Il passato non si cancella, ma apriamo un nuovo percorso di questioni discusse nel merito. Questo Comune sta perdendo colossali occasioni di crescita e sviluppo”.

L’intervento più pacato nei toni, ma nello stesso tempo più severo, è stato quello del segretario regionale Dario Parrini, che ha ringraziato Becattini per il suo ruolo, i volontari che si sono impegnati quest’estate e Sara Biagiotti “per la compostezza con cui ha affrontato una prova dura dal punto di vista personale e politico”. “Dobbiamo ragionare politicamente – ha detto il segretario regionale – tenere sotto controllo le parole, i toni, senza perdere l’obiettivo che è quello di ricostruire il partito, colpito da quello che è avvenuto. Non solo quest’estate: nel 2013 a Sesto c’è stato un tracollo degli iscritti superiore alla media di altri territori. Siamo 350 iscritti e potenzialmente 15mila elettori del Pd e da qui dobbiamo partire. Ci sono rotture che ci dobbiamo sforzare di ricucire ma dobbiamo partire dal presupposto che avevamo un programma e che un sindaco lo stava portando avanti. Il tesseramento non è una cosa nostalgica ma significa ascoltare quello che le persone hanno da dirci”. Parrini ha invitato tutti ad abbandonare i toni da tifoseria e di polemica, strappando un applauso fragoroso alla platea. “Abbiamo bisogno del contributo di tutti – ha concluso – sapendo però che bisogna fare chiarezza sui fatti, non sulle interpretazioni e bisogna che ci sia la rinuncia a fare le caricature di quello che è accaduto. Chiariamo anche il concetto di lealtà: a gennaio dovremo fare il congresso ed emergeranno candidature diverse a guidare il partito. Chi lo vince è maggioranza e guida il partito, chi lo perde critica e incalza chi ha vinto e si prepara a vincere il prossimo congresso”.

Ma da qui a gennaio la strada è lunga e il tono del dialogo sembra ancora tutto tranne che pacato. Però, come si sa, la politica è l’arte della mediazione e del possibile. Talvolta anche dell’impossibile.