Bambagioni: “Sanità: il modello toscano va rafforzato, non stravolto”

SIGNA – “La sanità toscana resti pubblica, soprattutto oggi che circolano voci di possibili privatizzazioni del servizio 118. Per questo ho chiesto al presidente della commissione sanità di mettere all’ordine del giorno della prossima seduta lo stato di salute del 118, per analizzarne luci e ombre e delineare chiaramente il futuro. Da mesi si rincorrono […]

SIGNA – “La sanità toscana resti pubblica, soprattutto oggi che circolano voci di possibili privatizzazioni del servizio 118. Per questo ho chiesto al presidente della commissione sanità di mettere all’ordine del giorno della prossima seduta lo stato di salute del 118, per analizzarne luci e ombre e delineare chiaramente il futuro. Da mesi si rincorrono voci di esternalizzazioni o di riorganizzazioni non ben specificate, e ciò non fa che aumentare la preoccupazione degli operatori del servizio. Non dobbiamo mettere a rischio il sistema, ma dire chiaramente no alla creazione di una nuova agenzia o l’affidamento ai privati”. Si è espresso così Paolo Bambagioni, consigliere regionale del Pd e vice-presidente della commissione Sanità commentando i dati del servizio del 118 in Toscana. “Il sistema funziona bene – ha aggiunto – e ci pone allo stesso livello di regioni con standard elevati come l’Emilia Romagna, ma ci sono performance differenti tra le varie centrali operative e criticità come la carenza di personale, soprattutto dovuta al blocco del turn over, che diventa ancora più grave in periodi come l’estate. Per questo ritengo importante continuare a investire in questo servizio perché non si deve lasciare sguarnito chi lavora in prima linea”. Bambagioni ha poi illustrato le sue proposte: sì alla riduzione a tre centrali operative dalle attuali sei, con omogenei sistemi tecnologici; sì alla salvaguardia della gestione pubblica del settore, sorretta dall’opera di medici e infermieri e integrata dall’apporto fondamentale del volontariato; sì a una maggiore integrazione tra 118 e Pronto Soccorso, affinché la presa in carico del paziente sia più unitaria e omogenea; sì a incentivi per la specializzazione in emergenza-urgenza con borse di studio per i laureati in medicina. E oltre alle proposte anche alcuni no: no all’azienda unica regionale che non porterà alcun giovamento, come ci dicono le esperienze laziale e lombarda; no all’esternalizzazione dei servizi; no alla demedicalizzazione e deprofessionalizzazione del servizio.