CAMPI BISENZIO – Abbiamo raccontato spesso dei loro eventi. Sempre riusciti. E anche delle persone o delle associazioni con cui si sono interfacciati e hanno contribuito in modo concreto a risolvere almeno una parte dei loro problemi. Abbiamo parlato della loro “voglia” di fare solidarietà e che li ha portati, tanto per fare un esempio, a donare in beneficenza oltre 28.000 euro solo nell’ultimo anno solare (da luglio 2021 a settembre 2022). Questa volta, invece, vogliamo dare “voce” a chi permette tutto questo, ai volontari di Banda Albereta che proprio di recente hanno terminato la stagione estiva con una cena, nel piazzale della Pubblica Assistenza di Campi, a cui hanno partecipato circa 300 persone. Una cena che ha sancito, se ce ne fosse ancora bisogno, il forte legame con tante altre realtà del territorio, fra cui ci piace citare il Santo Stefano Basket, presente con un nutrito gruppo di atleti e dirigenti. Ma anche con la Scuola nazionale cani guida per ciechi. Per non parlare della comunità di Amatrice, rappresentata dall’ex sindaco Sergio Pirozzi, una storia e un legame che meriterebbero un articolo a parte.
I volontari di Banda Albereta, giovani e meno giovani, abbiamo voluto incontrarli di persona, una rappresentanza simbolica dei soci ma soprattutto di coloro che in occasione dei vari eventi sono sempre disponibili con il loro servizio e che su tutto hanno voluto evidenziare un aspetto rispetto ai tanti altri che li accomunano: “Qui abbiamo trovato una grande famiglia”. A partire da Stefano Nesi, 53 anni, membro del direttivo, in Banda Albereta dal 2015: “E’ stato un coinvolgimento emotivo che è cresciuto sempre di più. Non a caso con il passare del tempo ho coinvolto anche mio figlio Elia che si è appassionato a questo colore, al giallo che ci rappresenta, e che è entrato a far parte del gruppo dei volontari. Quale è il mio obiettivo? Fare tutto quello che è nelle mie possibilità per cercare di aiutare chi ha bisogno”. Le stesse motivazioni che muovono Matteo Masi, 48 anni, in Banda Albereta dal 2016, anche lui membro del direttivo: “Quello che facciamo, soprattutto in occasione degli eventi che di volta in volta organizziamo, è un “bel sacrificio” e che ci ripaga dei tanti sforzi fatti. Devo dire, altrettanto sinceramente, che c’è stato un momento in cui volevo smettere ma poi sentendo le parole di Stefano (Landi, n.d.r.), pronunciate proprio in occasione di uno degli eventi passati, ovvero che “Noi siamo noi” mi sono ricreduto e ho continuato a svolgere il mio servizio con grande passione. E oggi, con orgoglio, posso affermare che quando indossiamo quella “maglietta gialla” siamo veramente altre persone”.
Antonio Celentano, 39 anni, fa parte di Banda Albereta dal 2016: “Fu un nostro amico a coinvolgermi quando venne organizzata l'”Albereta sotto le stelle” e oggi non mi sono assolutamente pentito della scelta che ho fatto. E’ una grande soddisfazione poter aiutare chi ha bisogno”. Il volto femminile dell’associazione è rappresentato da Cristina Bacciosi, 52 anni, in Banda Albereta dal 2017: “Se sono qui devo ringraziare una nostra amica comune, Roberta Salerno, che conosco da sempre e che mi iniziò a parlare dell’associazione con grande entusiasmo. E oggi lo posso dire senza mezzi termini: insieme a tutti gli altri facciamo parte di una grande famiglia ed è un particolare che va oltre il valore di essere un gruppo che fa del volontariato la propria “bandiera”…”. Una famiglia nella famiglia visto che anche i figli e il marito, Vincenzo Salanitro, fanno tutti parte della “Banda”.
Ultimi, ma non ultimi, visto che il futuro dell’associazione sono loro, i giovanissimi Elia Nesi, 16 anni, entrato nell’associazione nel 2019, e Gaia Cecchi, 19 anni, che in pratica ha iniziato… da bambina, quando aveva 11 anni. “Sono qui grazie al babbo, – dice Elia, studente all’Istituto alberghiero Datini di Prato – mi piace quello che facciamo (lui si occupa prevalentemente del servizio ai tavoli) proprio perché mi permette di vivere un momento “diverso” rispetto alla quotidianità di tutti i giorni”. Stesse considerazioni anche per Gaia, fresca di diploma al liceo classico, il “debutto” nell’associazione in occasione dell'”Albereta sotto le stelle”: “Probabilmente far parte di una famiglia che ha sempre fatto volontariato, in altre associazioni o in parrocchia, a San Lorenzo, mi ha aiutato. E mi piace ribadire quello che hanno detto gli altri, che questa è una grande famiglia, all’interno della quale, per quanto mi riguarda, ho la sensazione di far parte di un disegno più grande”. E noi che li abbiamo visti all’opera, più di una volta, possiamo assicurarvi che quello che dicono è tutto vero.